Canon K-35 cine lenses

Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; in tempi recenti l’azienda Canon ha presentato una notevole serie di prodotti per il video e il cinema professionale, partendo dalla reflex professionale EOS-1DC per arrivare alle nuove cine-camere specializzate e alla relativa gamma di obiettivi specifici, sia per sensori di formato ridotto che full-frame.

 

 

La gamma di ottiche intercambiabili Canon CN-E, svelata nel 2012, ha subito calamitato l’attenzione degli addetti perché, assieme ad una gamma di zoom calcolati esplicitamente, il fabbricante ha provveduto al rehousing in montatura cine dei suoi più famosi obiettivi EF-L a focale fissa; in questa immagine promozionale possiamo riconoscere le versioni CN-E dei corrispondenti EF-L 14mm 1:2,8, 24mm 1:1,4 , 35mm 1:1,4, 50mm 1:1,2, 85mm 1:1,2 e 135mm 1:2 (ai quali è stato poi aggiunto un CN-E 20mm 1:1,4 T=1,5), tutti obiettivi che fanno largo uso di alta tecnologia come lenti asferiche, vetri a bassissima dispersione, antiriflessi sofisticati e moduli flottanti, offrendo grande luminosità e alte prestazioni anche nell’impiego video-cinematografico e garantendo la copertura di tutti i più comuni formati, grazie alla progettazione originale per il fotogramma 24x36mm; ai più giovani e a coloro che non sono addentro allo specifico settore potrà sembrare che questo sia stato il primo esordio di Canon in questo ambiente, per quanto avvenuto col botto, viceversa l’azienda aveva già messo in atto una strategia analoga oltre 35 anni prima, adattando in montatura cinematografica i suoi obiettivi professionali più luminosi o prestigiosi della linea Canon FD; questa serie di obiettivi, oggi conosciuta solo agli iniziati, era nota con la denominazione Canon K-35.

Questo inedito excursus nel campo delle ottiche cine professionali fu messo in atto con la collaborazione con l’azienda statunitense Cinema Products Corporation di Los Angeles e del centro ricerche dell’Association of Motion Pictures and Television Producers, e probabilmente il primo tassello del domino che innescò questa reazione fu l’introduzione da parte di Carl Zeiss della sua rinomata serie di ottiche cine luminose Zeiss Super-Speed Lenses, obiettivi che incontrarono un immediato successo e ricevettero nel 1976 l’Accademy Citation – Class III Scientific and Techical Award, una sorta di premio Oscar per i materiali; su impulso della Cinema Products Corporation, che sfruttò la posizione privilegiata per arrogarsi il ruolo di distributore mondiale esclusivo, la Canon mise a disposizione gli schemi ottici delle sue ottiche asferiche più luminose e venne quindi concretizzato il primo nucleo di obiettivi cinematografici Canon K-35, inizialmente limitati a 4 lunghezze focali; ecco la riproduzione della rarissima brochure originale prodotta dalla Cinema Products Corporation.

 

 

Al suo esordio, la gamma K-35 comprendeva un 24mm 1:1,4 (T=1,6), un 35mm 1:1,2 (T=1,4), un 55mm 1:1,2 (T=1,4) e un 85mm 1:1,2 (T=1,4); questi obiettivi erano ufficialmente dichiarati come compatibili per il formato cine 35mm (22,05 x 16,03mm) ma, naturalmente, quelli derivati direttamente dal corredo fotografico Canon FD coprivano il full-frame 24x36mm; analizzando questi primi esemplari, saltano subito all’occhio la presenza di un 35mm 1:1,2 (T=1,4) che non ha riscontri nel corredo Canon per reflex di quel periodo, pertanto si può pensare che si tratti di un eccezionale exploit e un’occasione mancata per i Canonisti dell’epoca; in realtà quest’obiettivo, effettivamente progettato ad hoc per la linea K-35, non copre l’intero formato 24x36mm ma solamente il formato cinematografico, quindi una sorta di obiettivo APS-C ante-litteram e, infatti, nell’utilizzo cinematografico questo 35mm 1:1,2 (T= 1,4) sfrutta solamente 42° di campo, all’incirca come un normale da 55mm nel 24x36mm; va però aggiunto che l’aspetto delle lenti anteriori visibili in foto sembra indicare la presenza di uno schema retrofocus da vero grandangolare, e non di un Doppio Gauss “normale” simile a quello del 55mm 1:1,2 (T= 1,4), e l’architettura a 10 lenti in 9 gruppi non è congruente con obiettivi preesistenti caratterizzati da analoga apertura e angolo di campo; occorre anche notare come sia stato immediatamente sfruttato per i K-35 il nocciolo ottico del Canon FD 85mm 1:1,2 S.S.C. Aspherical, lanciato sul mercato nel Giugno 1976 e immediatamente dirottato in montatura cine per le sue eccezionali caratteristiche geometriche e qualitative, diventando quindi il K-35 da 85mm 1:1,2 (T= 1,4).

Naturalmente in distributore esclusivo, descrivendo le caratteristiche dei nuovi K-35 nella brochure, ha messo debitamente in risalto la presenza della lente asferica prevista in ciascun modello, magnificando il superiore rendimento ottico alle massime aperture; proprio per convincere i cineasti a passare a questa nuova gamma di obiettivi, la Cinema Products Corporation aveva realizzato un cortometraggio illustrativo da 120m che era a disposizione degli interessati e conteneva scene realizzate in condizioni di illuminazione critiche usando i K-35 e le migliori ottiche della concorrenza; questo spezzone, a detta dal distributore, avrebbe dovuto fugare ogni dubbio sulle superiori prestazioni dei nuovi obiettivi Canon.

L’inseguimento al target Zeiss Super-Speed Lenses fu di breve durata, grazie anche alle avanzate tecnologie ottiche messe in campo che non si limitavano agli elementi asferici ma comprendevano anche sistemi di messa a fuoco con moduli flottanti per ottimizzare il rendimento; infatti tale gamma di ottiche Zeiss ottenne l’ Accademy Citation – Class III Scientific and Techical Award per l’anno 1976 ma venne immediatamente spodestata dai Canon K-35 che conseguirono lo stesso riconoscimento per l’anno successivo, 1977; alla gamma iniziale furono poi aggiunti altri quattro obiettivi, due dei quali nuovamente presi a prestito dalla gamma FD (FD new 14mm 1:2,8 L del Luglio 1982 e FD new 135mm 1:2 del Maggio 1980) ed altri due progettati ex-novo e caratterizzati dall’identica focale da 18mm con aperture e coperture differenti: un 18mm 1:2,8 con copertura full-frame (che, teoricamente, sarebbe stato possibile dirottare anche nel sistema FD, ma così non fu) e un 18mm 1:1,4 (T=1,5) che invece copriva di misura il formato cine 35mm da 22,05 x 16,03mm.

Pertanto, dopo il 1982, la serie degli obiettivi Canon K-35 comprendeva le seguenti ottiche:

14mm 1:2,8 (T= 3,1) full frame

18mm 1:1,4 (T= 1,5) cine 35mm

18mm 1:2,8 (T= 3,1) full frame

24mm 1:1,4 (T= 1,6) full frame

35mm 1:1,2 (T= 1,4) cine 35mm

55mm 1:1,2 (T= 1,4) full frame

85mm 1:1,2 (T= 1,4) full frame

135mm 1:2 (T= 2,2) full frame

Ecco alcuni esemplari di K-35 sopravvissuti ad anni di utilizzo professionale.

 

 

Questa immagine illustra il 18mm T= 1,5, ovvero la versione più luminosa; come si può osservare, la montatura di questo esemplare differisce rispetto allo standard degli obiettivi illustrati nella brochure con cui i K-35 furono presentati e, in particolare, è stata aggiunta una cremagliera standardizzata anche alla ghiera con le aperture di diaframma; la montatura è minimale e di aspetto datato e non concede nulla al piacere degli occhi, evidentemente già gratificati a sufficienza dalle prestazioni ottiche garantite; la montatura prevede una filettatura anteriore da 80mm per il paraluce, analoga a quella presente negli altri modelli della linea, e una posteriore da 40,5mm per i filtri, mentre la denominazione ufficiale riportata sul fianco dell’obiettivo è CANON LENS K-35 18mm T= 1.5 seguita dalla matricola.

Questa versione con apertura T= 1,5, come da prove effettuate, copre effettivamente solo il formato cine 35 e quindi, rispetto al riferimento del 24x36mm, è come se sulla focale fosse applicato un fattore crop di circa 1,6x, pertanto l’angolo di campo effettivo sulla diagonale è analogo a quello di un medio grandangolare da 28,8mm sul full-frame, e proprio il diametro ridotto della coniugata e la copertura angolare inferiore dovuta al formato cine hanno consentito di ottenere quest’apertura eccezionalmente ampia, tuttavia dobbiamo considerare il suo schema come analogo a quello di un 28mm 1:1,4, senza fare riferimenti diretti fra focale 18mm e full-frame che sarebbero fuorvianti.

 

 

In questa immagine sono abbinati i K-35 da 35mm ed 85mm; si nota chiaramente come il rehousing dei gruppi ottici Canon per destinarli ad uso cine abbia seguito un’evoluzione scandita da finiture diverse: ad esempio, il 35mm illustrato nella brochure è privo di cremagliera sulla ghiera del diaframma, presente invece in questo esemplare, mentre l’85mm nella stessa foto prevede scale con aperture e distanze orientate verticalmente.

E’ interessante osservare che l’85mm 1:1,2 originale presentato sulla brochure veniva dichiarato come T=1,4, mentre lo stesso obiettivo con montatura più moderna illustrato in questa fotografia presenta la denominazione T= 1,3; trattandosi dell’identico gruppo ottico, azzardo l’ipotesi che il T= 1,3 sia una forzatura dettata dal marketing per differenziare l’obiettivo dallo Zeiss Planar 85mm 1:1,4 della serie Super-Speed Lenses (lo stesso prodotto anche in attacco Contarex, Rolleiflex e Contax-Yashica), che inspiegabilmente è un 85mm 1:1,4 ma veniva parimenti commercializzato come T= 1,4, come se l’apertura geometrica e il T= effettivo potessero coincidere nonostante le riflessioni e gli assorbimenti del sistema; probabilmente in casa Canon trovavano frustrante dichiarare onestamente un T=1,4 per un obiettivo 1:1,2 e scontrarsi sul mercato con il concorrente parimenti T= 1,4 che invece, geometricamente, è sempre un 1:1,4 e quindi, a rigor di logica, avrebbe dovuto dichiarare un T= superiore.

Il gruppo ottico flottante presente in quasi tutti gli esemplari consentiva una messa a fuoco minima molto favorevole, pari a 25cm per il 14mm, 30cm per le versioni da 18mm, 24mm e 35mm, 60cm per il 55mm e 90cm per l’85mm; il 135mm 1:2 (T=2,2) non prevedeva sistemi flottanti ma la sua messa a fuoco minima permetteva comunque di spingersi fino a 110cm.

 

 

Gli schemi ottici degli obiettivi cinematografici Canon K-35 che è possibile illustrare sono quelli riconducibili direttamente ad obiettivi Canon FD preesistenti; le ottiche di questa serie (tutte S.S.C. Aspherical oppure FD new serie L, tranne il tele più lungo) poi trasformate in montatura cine sono il 14mm 1:2,8 FD new, il 24mm 1:1,4 S.S.C. Aspherical, il 55mm 1:1,2 S.S.C. Aspherical, l’85mm 1:1,2 S.S.C. Aspherical e il 135mm 1:2 FD new, dei quali possiamo osservare le sezioni nello schema allegato; gli obiettivi restanti (18mm 1:1,4 – T= 1,5. 18mm 1:2,8 – T=3,1 e 35mm 1:1,2 – T=1,4) sono stati invece calcolati appositamente e non esiste documentazione sulla loro architettura interna.

Il fatto che i Canon K-35 cinematografici siano praticamente sconosciuti rispetto a certe linee della concorrenza, molto rinomate e ben note anche ai fotografi non specializzati, può fare pensare che non siano mai stati utilizzati per film di un certo rilievo o che il loro utilizzo fosse limitato ad una breve fiammata agli esordi; anche se sicuramente i K-35 non ebbero una diffusione capillare, entrambe le ipotesi non sono veritiere.

 

 

Il primo a credere nelle potenzialità cinematografiche dei nuovi superluminosi asferici di Canon fu un mostro sacro dell’ambiente, nientemeno che Stanley Kubrick.

 

 

Infatti, il suo “Barry Lyndon” del 1975 è passato alla storia per le riprese a luce di candela realizzate con il luminosissimo Carl Zeiss Planar 50mm 1:0,7 sviluppato per l’uso spaziale e poi adattato alla sua cinepresa, tuttavia per alcune scene in esterni a pomeriggio inoltrato il Maestro ha utilizzato anche un Canon FD 55mm 1:1,2 S.S.C. Aspherical, specificamente adattato; al momento delle riprese le ottiche Canon K-35 non erano ancora state commercializzate, quindi Kubrick ha di fatto anticipato questo lancio utilizzando il 55mm 1:1,2 asferico in montatura fotografica normale, sicuramente una notevole referenza per il costruttore.

A parte questo particolarissimo esordio anticipato, le ottiche Canon K-35 sono state poi utilizzate in produzioni famose e, soprattutto, realizzate fino a quarant’anni dopo la loro introduzione, in momenti in cui erano disponibili obiettivi ben più moderni; questo naturalmente si può giustificare anche con lodevoli risparmi sul budget ma un utilizzo direi “postumo” depone anche a favore delle loro eccezionali prestazioni ottiche, in grado di soddisfare i palati di chi è certamente abituato ad ottiche di progettazione attuale; vediamo alcuni esempi.

 

 

Un primo pezzo da novanta è sicuramente “Aliens”, film del 1986 che costituisce il secondo episodio della celebre saga di fantascienza-horror e vinse i premi Oscar per il montaggio sonoro e gli effetti speciali.

 

 

Per questo film il direttore della fotografia era l’esperto Adrian Biddle, all’epoca trentaquattrenne, che scelse le ottiche luminose Canon K-35 per le riprese del film, spesso in condizioni di illuminazione molto difficili; ecco alcuni fotogrammi.

 

 

Un’altra produzione di alto livello fotografata con i Canon K-35 fu “American hustle” del 2013.

 

 

Questo film prevedeva un cast di prim’ordine (con Christian Bale, Bradley Cooper, Jeremy Renner, Amy Adams e Jennifer Lawrence) e una fotografia raffinata e d’atmosfera, stupisce quindi che nel 2013 la scelta sia caduta sugli ormai vecchiotti Canon K-35.

 

 

Il direttore della fotografia responsabile di tale scelta fu il talentuoso svedese Linus Sandgren e le scene del film non lasciano assolutamente intuire l’utilizzo di obiettivi progettati quarant’anni prima.

 

 

Infine, un altro film significativo girato con i Canon K-35 è “Manchester by the sea”, presentato addirittura nel 2016, quarant’anni esatti dopo l’introduzione di tali obiettivi.

 

 

Il giovane direttore della fotografia coinvolto in questa produzione fu Jody Lee Lipes che scelse proprio tali ottiche per le atmosfere intimistiche di questo film che vinse due premi Oscar, per il migliore attore e la migliore sceneggiatura inedita.

 

 

E’ quindi rimarchevole che un prodotto cinematografico di questo livello e insignito di riconoscimenti così importanti sia stato girato utilizzando ottiche datate e insolite; nel 2016 fu senz’altro una scelta coraggiosa ma l’ottima qualità intrinseca di questi progetti, che negli anni ’70 fecero scalpore, hanno consentito di ottenere i risultati che tutti possiamo ammirare.

 

 

Le ottiche cinematografiche Canon K-35 sono quindi una gamma tecnicamente molto interessante, le cui prestazioni confermano le note ed eccellenti caratteristiche dei corrispondenti obiettivi fotografici FD dai quali fu preso a prestito il nocciolo ottico; pur trattandosi di una linea poco conosciuta al grande pubblico di appassionati, i professionisti del settore non mancarono di apprezzare l’eccellente rapporto fra prezzo relativamente abbordabile, elevata apertura relativa e ottime prestazioni anche a diaframmi aperti promosse dall’impiego diffuso di elementi asferici; col senno di poi è sicuramente un peccato che gli schemi ottici inediti utilizzati per le versioni da 18mm e 35mm non siano stati adattati e convertiti anche per il corredo FD, specialmente il 18mm T= 1,5 che avrebbe potuto dar vita ad un inedito FD 28mm 1:1,4 L… Dietrologia a parte, ci resta comunque una bellissima linea di ottiche che hanno lasciato la loro impronta indelebile nella storia della cinematografia e che tuttora propongono specifiche e valori di livello assoluto.

Un abbraccio a tutti; Marco chiude.

 

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