Aggiuntivi Schneider Curtar e Longar per Kodak Retina

Aggiuntivi ottici Schneider Curtar e Longar per obiettivo 50mm Xenon con schema Doppio Gauss della Kodak Retina.

 

Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; nel periodo anteguerra molti apparecchi fotografici di piccolo e medio formato utilizzavano un otturatore centrale incorporato nell’obiettivo, sia per semplificare le fasi di produzione (di solito l’otturatore veniva fornito da terze parti già pronto all’uso) sia perché in certi casi, come quello dello Zeiss Stiftung, la società vantava importanti partecipazioni all’interno delle stesse aziende che li progettavano e costruivano, quindi aveva un interesse economico a promuoverne l’utilizzo sui propri apparecchi.

Anche nel dopoguerra svariati tipi di fotocamere continuarono a sfruttare l’otturatore centrale, specialmente i nuovi e perfezionati modelli della Deckel di Monaco di Baviera, e questa preferenza non si limitò alle classiche folding col soffietto che veniva estratto tramite guide e tiranti, garantendo l’eccezionale compattezza ad apparecchio chiuso che ne aveva decretato il successo già negli anni ’30, ma si estese anche ad apparecchi reflex di media gamma come le Zeiss Ikon Contaflex, una serie lanciata nel 1953 e che utilizzava proprio un otturatore centrale Deckel, sebbene la combinazione con la visione reflex creasse molte più complicazioni progettuali e costruttive di quanto potesse avvantaggiare la rinuncia all’otturatore a tendina, dal momento che per proteggere la pellicola durante lo scatto era necessario predisporre una complicata sequenza di eventi, chiamando in causa diaframma, otturatore centrale, specchio e flaps ausiliari posteriori a tenuta di luce, tutti impegnati in un balletto sincronizzato sul filo dei millesimi di secondo.

Naturalmente questa forzatura tecnica in un apparecchio invece abbordabile e popolare rientra sempre nella politica di gruppo volta a piazzare gli otturatori prodotti dall’azienda che lo Zeiss Stiftung controllava, tuttavia questo non pregiudicò un notevole successo commerciale per tutti gli anni ’50.

Nel frattempo il colosso Eastman Kodak, proprio per entrare in concorrenza sui mercati europei con famosi ed affermati modelli di fotocamere Zeiss Ikon, già nel 1932 tramite la consociata Kodak AG di Berlino aveva rilevato lo stabilimento del Dr. August Nagel, ex-Zeiss, utilizzandolo come consulente e progettista, per realizzare quello che in PNL viene chiamato mirroring: in pratica si paludò da azienda tedesca, e nel 1934 dalla mente fervida del Dr. Nagel uscì il modello Kodak Retina, made in Germany e con molte caratteristiche tipiche da apparecchio tedesco ma venduta a prezzo popolare: fu un grande successo che, nel dopoguerra, la Kodak si premunì di mantenere vivo predisponendo nuovi e più perfezionati modelli, sempre prodotti in Germania a Stoccarda nello stabilimento Kodak-Nagel e sempre costruiti con una qualità ed un feeling da Zeiss-Ikon, completando il mimetismo con l’adozione di otturatori Deckel e obiettivi prodotti da aziende tedesche come Schneider Kreuznach o Rodenstock.

Kodak AG si mise in scia alla Zeiss Ikon Stuttgart anche ampliando l’offerta della sua gamma made in Germany con la Retina Reflex del 1957, un apparecchio reflex 35mm che utilizzava l’otturatore centrale alla stessa stregua delle sorelle Retina folding con messa a fuoco a telemetro, ed entrava in competizione tecnica con le Contaflex.

Negli anni ’50 troviamo quindi sul mercato vari apparecchi Zeiss Ikon Contaflex e Kodak Retina

(questi ultimi sia a telemetro che reflex), equipaggiati con otturatore centrale Deckel e molto apprezzati e diffusi; la limitazione più evidente in questa tipologia di fotocamere è sicuramente l’impossibilità di sostituire l’obiettivo in dotazione, dal momento che incorpora tutta la struttura dell’otturatore centrale, pertanto per renderlo intercambiabile sarebbe necessario equipaggiare ogni obiettivo col proprio otturatore, senza considerare la grande complessità dell’interfaccia con l’apparecchio e il relativo meccanismo di riarmo; ovviamente molti utilizzatori domenicali non specializzati sarebbero vissuti felici col semplice obiettivo normale in dotazione, tuttavia parte della clientela era costituita da fotoamatori abbastanza competenti, per i quali il vincolo dell’obiettivo fisso costituiva effettivamente una pregiudiziale all’utilizzo soddisfacente del prodotto.

Naturalmente sarebbe bastato modificare gli apparecchi applicando un otturatore a tendina sul piano focale per semplificare drasticamente la situazione e risolvere il problema, tuttavia lo Zeiss Stiftung, che ormai vantava significative quote azionarie sia nella Deckel di Monaco che nella Gauthier di Calmbach, continuò a sponsorizzare ad oltranza la vendita di otturatori centrali, e per assecondare le richieste della clientela mise in atto l’espediente di rendere amovibile la lente anteriore dell’obiettivo Carl Zeiss Tessar in dotazione alle Contaflex, progettando nel contempo degli aggiuntivi ottici che, calcolati per abbinarsi alle tre lenti residue dell’ottica normale di primo equipaggiamento, componevano obiettivi di focale più lunga o più corta; in questo modo il cliente, qualora ne sentisse la necessità, poteva aggiornare il proprio apparecchio ad obiettivo fisso, accedendo ad alternative funzionali.

Questi aggiuntivi, denominati in fase di sviluppo Mutanar e successivamente Pro-Tessar, sono quelli storicamente più famosi, tuttavia è bene ricordare che anche la Kodak AG Stuttgart, più o meno nello stesso periodo e addirittura in anticipo su Zeiss, aveva sollecitato i proprio fornitori tedeschi di obiettivi (Schneider e Rodenstock) affinchè realizzassero aggiuntivi dello stesso tipo per equipaggiare la propria gamma di apparecchi Retina, a telemetro e reflex; proprio in questo settore la Kodak AG metterà in cantiere un progresso tecnico che, come vedremo, la rivale Zeiss Ikon si limitò ad ipotizzare solo sulla carta, 4 anni dopo, e senza arrivare alla produzione di serie; per descrivere questi eventi e questi dettagli sfrutterò un bel corredino Kodak Retina III c.

 

 

La Kodak Retina III c (nota anche come Typ 021) è un magnifico apparecchio 35mm con telemetro accoppiato, esposimetro incorporato ed obiettivo 50mm luminoso (1:2) a 6 lenti estraibile su modulo rigido che venne prodotto dal 1954 al 1957 e costituiva il top di gamma della sua serie; sebbene non fosse più progettata con la consulenza del Dr. August Nagel (deceduto nel 1943) la fotocamera è prodotta con quella concretezza, precisione, solidità ed indefinibile feeling tipici dei migliori apparecchi tedeschi, completando l’opera con un otturatore Synchro-Compur della Deckel e pregiati obiettivi Schneider Xenon oppure Rodenstock Heligon 50mm 1:2, al punto che, se fosse stata commercializzata col marchio Zeiss Ikon e un obiettivo denominato Planar, credo che nessuno avrebbe notato la differenza.

Proprio gli obiettivi (nel nostro caso uno Xenon) costituivano il punto di forza, perché la III c utilizzava dei 50mm con schema tipo Doppio Gauss a 6 lenti in 4 gruppi (Xenon ed Heligon, appunto) che costituivano un netto implemento per qualità e luminosità massima rispetto ai classici modelli a 4 lenti tipo Tessar utilizzati in questo tipo di apparecchi (Tessar, Xenar, etc,): una dotazione che garantiva risultati di prim’ordine nonostante la grande compattezza del corpo, prestazioni supportate anche dal particolare sistema meccanico delegato all’estrazione dell’obiettivo e costituito da una struttura metallica rigida che scorre su guide, una soluzione che escludeva a priori tolleranze ed imprecisioni meccaniche e metteva l’ottica nella condizione di fornire il massimo potenziale.

Trattandosi di un apparecchio di alta qualità ed elevate prestazioni, evidentemente destinato a fotografi consapevoli ed esperti, la Kodak AG chiese ai due fornitori di prevedere un sistema di aggiuntivi ottici per alterare la focale dell’obiettivo normale da 50mm e mettere a disposizione un’alternativa grandangolare (35mm) e una tele (80mm); infatti, osservando l’obiettivo Schneider Retina-Xenon C 50mm 1:2, si nota la ghiera frontale zigrinata che consente di rimuovere il modulo anteriore dell’obiettivo, sostituendolo con i relativi aggiuntivi opzionali.

 

 

Nel caso di Schneider, l’azienda di Bad Kreuznach realizzò aggiuntivi denominati Retina-Curtar-Xenon C 35mm 1:4 e Retina Longar-Xenon C 80mm 1:4, forniti nelle caratteristiche campane di plastica che negli anni ’50 e ’60 erano in voga; in questo caso il sistema è componibile ed è possibile utilizzare una singola campana oppure, sfruttando un apposito coperchio dotato di baionetta per l’aggiuntivo e attacco filettato, si possono abbinare due campane, trasportando simultaneamente entrambi i modelli di aggiuntivo.

 

 

L’immagine illustra il Curtar-Xenon C 35mm 1:4 e l’elevata finitura si sposa con un gradevole design; l’attacco a baionetta è compatibile con quello predisposto per lo Xenon 50mm 1:2 che equipaggia la Kodak Retina Reflex, rendendo quindi gli stessi aggiuntivi idonei anche per tale modello.

E’ bene ricordare che per le Retina equipaggiate con la dotazione ottica Rodenstock Heligon 50mm 1:2 (un obiettivo con schema analogo allo Xenon e decisamente più insolito), l’azienda di Monaco di Baviera aveva predisposto un’equivalente serie di agguntivi ottici, denominati Retina-Heligon C, senza ulteriori suffissi.

 

 

I due aggiuntivi ottici destinati allo Schneider Retina-Xenon C 50mm 1:2, affiancati, mostrano anche qualche piccola variante nella serie: il Retina-Curtar-Xenon C 35mm 1:4 (in alto a sinistra) mostra l’interno della montatura anteriore completamente rifinito in nero mentre il Retina-Longar-Xenon 80mm 1:4 presenta la montatura anteriore in metallo a vista; accanto alle scale con la conversione delle distanze (dettagliata in seguito) sono riportate in rosso le focali da 50mm (in entrambi) e 35mm oppure 80mm, a seconda del modello.

In sostanza, una Kodak Retina III c del 1954 con i due aggiuntivi Curtar e Longar metteva a disposizione un grandangolare da 35mm 1:4, un normale luminoso da 50mm 1:2 e un corto tele da ritratto 80mm 1:4: una dotazione più che sufficiente per le esigenze basilari.

 

 

Ecco l’aspetto dell’apparecchio dopo la rimozione del modulo di lenti originale e l’applicazione dell’aggiuntivo, le cui dimensioni sono ovviamente vincolate agli ingombri del coperchio incernierato; dopo l’accoppiamento, la messa fuoco con riscontro telemetrico si mette in atto sempre utilizzando la ghiera convenzionale posta dietro l’otturatore; le vistose scale applicate sull’aggiuntivo ottico non hanno alcun accoppiamento meccanico e servono soltanto come promemoria informativo per l’utente, segnalando a quale distanza di messa a fuoco effettiva con aggiuntivo montato corrisponde quella letta sulla ghiera di messa a fuoco del corpo macchina (che evidentemente è valida col 50mm standard e applicando l’accessorio non coincide più con la distanza metrica reale dal piano di fuoco); naturalmente il soggetto messo a fuoco dal telemetro nel mirino risulterà perfettamente a fuoco sul fotogramma, a prescindere dai valori indicati dalla scala sulla ghiera.

Nel suo complesso, anche col vistoso aggiuntivo in posizione, l’apparecchio ha un aspetto gradevole e restituisce un’appagante sentore di meccanica fine e precisione costruttiva, caratteristiche che ancora oggi ammantano di fascino questi storici modelli.

 

 

Questa serie di aggiuntivi, ai quali si aggiunge in alternativa anche un meno luminoso e più economico Curtar-Xenon C 35mm 1:5,6, vennero lanciati nel 1954 e introdussero due fondamentali migliorie: utilizzarono come base lo schema a 6 lenti tipo Doppio Gauss,un modello sicuramente più performante rispetto al tipo Tessar a 4 lenti, e contrariamente a quanto farà la Zeiss Ikon con i suoi Tessar convertibili, il modulo che viene rimosso non prevede solamente la lente frontale ma tutti gli elementi che si trovano davanti al diaframma, lasciando solo l’emi-Gauss di 3 lenti in 2 gruppi posteriore, e questo riduce i compromessi ed incrementa le possibilità di calcolo ottico in sede di progettazione degli aggiuntivi, garantendo anche in questo caso prestazioni superiori.

 

 

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Quindi, seppure con imbarazzante ritardo di 4 anni, la Carl Zeiss di Oberkochen e i suoi progettisti anziani avevano effettivamente disegnato aggiuntivi ottici wide e tele basati sul Planar 50mm 1:2 a 6 lenti con otturatore centrale che replicavano le caratteristiche di quelli messi a disposizione da Schneider per i clienti Kodak che sfruttavano il suo Retina-Xenon C 50mm 1:2; disgraziatamente l’intera gestione Zeiss Ikon, dal dopoguerra allo stop del 1972, è stata infarcita di decisioni politiche prese a tavolino: il prototipo Contarex era in fase avanzata di rifinitura, avrebbe rappresentato il massimo sforzo dell’azienda nel settore delle reflex 35mm e la crema della dotazione ottica di Oberkochen doveva essere destinata a lei, senza condivisioni plebee che potevano offuscarne lo splendore, quindi un nein categorico vietò il trapianto di cuore e gli aggiuntivi applicati ad un Planar 1:2 convertibile a 6 lenti rimasero solo un numero nel cimitero dei progetti incoraggianti che avevano perso la via per la produzione, lasciando quindi a Kodak e a Schneider il merito di aver creato ed effettivamente commercializzato il pacchetto obiettivo/aggiuntivi di conversione accreditato delle prestazioni più favorevoli.

Un abbraccio a tutti – Marco chiude.

 

 

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