50mm 1:2,8 Contax: il Sonnar fantasma di Ludwig Bertele

 

Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI; in questa seconda puntata dedicata alla vita e ai conseguimenti del grande progettista ottico Ludwig Jackob Bertele verranno condivise importanti rivelazioni sullo sviluppo della celeberrima famiglia di obiettivi normali Zeiss Sonnar per Contax a telemetro, mostrando e descrivendo in dettaglio un pezzo di eccezionale valore storico: il prototipo di un Zeiss Opton Sonnar 50mm 1:2,8 destinato Contax IIa e IIIa della Zeiss Ikon Stuttgart, realizzato ad Oberkochen nel 1951 e appartenuto personalmente al suo stesso progettista, appunto Ludwig Bertele, che lo utilizzò sulla sua Contax personale per effettuare valutazioni dirette della relativa qualità ottica; quest’obiettivo non è mai entrato in produzione ed ufficialmente non esiste; il prototipo personale di Ludwig Bertele fu poi passato al figlio primogenito Erhard ed è rimasto per anni nella sua residenza, riemergendo casualmente e ormai dimenticato nel 2017; Erhard Bertele mi ha poi concesso un grande onore decidendo di farmene omaggio durante un lungo soggiorno in Svizzera presso sua dimora, nell’estate 2018, ed ora lo custodisco con la cura che merita un cimelio di tale importanza.

 

 

Tratteggiare la storia e l’evoluzione del progetto di Sonnar 50mm 1:2,8 significa descrivere in parallelo l’ossessione di una vita intera per il suo progettista (qui in un inedito ritratto risalente al 1930 circa, una delle poche lastre prebelliche sopravvissute al bombardamento di Dresden dove abitava con la famiglia); infatti Ludwig Bertele concepì l’idea basilare del Sonnar a fine anni ’20 e, fin dal primo progetto concreto del 1931, aveva calcolato e previsto una versione più economica e semplificata con apertura limitata ad 1:2,8, ipotizzata utilizzando solamente 5 lenti (con la sequenza 1 – 2 – stop – 2) in luogo delle 6 oppure 7 utilizzate nei classici 50mm Sonnar con apertura 1:2 ed 1:1,5; questo rendeva l’obiettivo più semplice ed economico da produrre e, probabilmente, nelle intenzioni di Bertele avrebbe dovuto eventualmente sostituire il 50mm Tessar delle Contax come obiettivo normale entry-level, garantendo analoga compattezza ed economia di scala con prestazioni superiori, aggirando quindi i limiti di sviluppi del famoso 4 lenti che doveva sostituire.

L’amara ironia della storia mostra come Bertele abbia calcolato e ricalcolato questo Sonnar 50mm 1:2,8 a 5 lenti addirittura 3 volte nel corso di 16 anni, senza tuttavia che l’obiettivo arrivasse mai alla fase di produzione; osserviamo i vari step da lui ideati sfruttando gli schemi dei relativi brevetti.

 

 

La prima versione di Sonnar 50mm 1:2,8 fa capolino come alternativa economica fin dal primo brevetto per il modello 50mm 1:2 a 6 lenti, presentato il primo Settembre 1931 in vista dell’abbinamento alla futuristica Contax che la Zeiss Ikon Dresden avrebbe lanciato l’anno successivo; come si può vedere, il modello 1:2,8 presenta uno schema Sonnar semplificato, nel quale il tripletto centrale è sostituito da un semplice doppietto; rispetto al modello superluminoso 50mm 1:1,5 anche il gruppo posteriore perde una lente, passando in pratica da 2 tripletti a 2 doppietti.

Questa configurazione Sonnar utilizzata sui normali che Bertele creò a inizio anni ’30 era realmente innovativa e consentiva un’ottima illuminazione del campo fino ai bordi e prestazioni molto elevate, permettendo al piccolo formato di produrre ingrandimenti standard di qualità soddisfacente; l’unico neo di questa struttura derivata dal tripletto, a parte una certa distorsione residua, era uno sfavorevole andamento dell’aberrazione sferica, responsabile di uno spostamento del piano di fuoco passando da tutta apertura ai diaframmi di lavoro che non consentiva lo sfruttamento completo del potenziale; naturalmente il progettista era perfettamente conscio di questo dettaglio e continuò ad evolvere senza sosta i suoi schemi, con l’intenzione di ridurre la distorsione (a tale proposito è noto anche un prototipo tardo di Sonnar 50mm 1:1,5 a 8 lenti con ottavo elemento posteriore nel ruolo di lente di campo) e limitare l’aberrazione sferica per minimizzare il focus-shift.

 

 

Nell’ambito di questa rincorsa alla perfezione (in fondo i Sonnar erano obiettivi già universalmente acclamati per il rendimento globale), Bertele applicò i progressi dei suoi studi anche allo schema Sonnar 50mm 1:2,8, sebbene non fosse mai stato messo in produzione, e il 27 Maggio 1938 depositò in Germania la richiesta di brevetto per una seconda versione, otticamente analoga a quella del 1931 ma perfezionata con piccoli affinamenti e l’adozione di nuovi vetri; anche in questo caso, nonostante i miglioramenti nella correzione dell’aberrazione sferica rispetto al disegno originale, la Zeiss Ikon decise di non produrre in serie l’obiettivo, mantenendo il classico 50mm Tessar a 4 lenti come base di gamma e prolungando la frustrazione del progettista.

 

 

Prima del termine del Conflitto Mondiale Bertele aveva lasciato la Carl Zeiss Jena a favore della Steinheil di Muenchen (come ho ampiamente descritto nella prima puntata di queste Chroniken von Bertele) e, nel 1946, abbandonò definitivamente una Germania martoriata riparando in Svizzera e assumendo il ruolo di progettista di obiettivi metrici per la Heinrich Wild di Heerbrugg; nonostante questo deciso cambiamento di rotta nella sua esistenza, il geniale progettista bavarese non aveva mai abbandonato l’ossessione di realizzare il normale economico perfetto, sotto le spoglie del Sonnar 50mm 1:2,8: pertanto dalla sua nuova sistemazione in Svizzera, mentre stava progettando per Wild un nuovo grandangolare aerofotogrammetrico da 60° derivato dal suo Biogon 35mm 1:2,8, nel tempo libero calcolò una terza versione del Sonnar semplificato a 5 lenti, sfruttando a pieno i nuovi vetri agli ossidi delle Terre Rare con favorevole rapporto rifrazione/dispersione che si stavano timidamente affacciando sul mercato.

Il 13 Settembre 1947 presentò quindi in Svizzera la richiesta di brevetto per il terzo step, un documento che prevedeva 3 diversi embodiments; il principio informatore di questa ennesima e definitiva versione prevedeva l’ulteriore riduzione dell’aberrazione sferica, in modo da mantenere il piano di fuoco a diaframma chiuso sostanzialmente coincidente con quello di tutta apertura, sul quale la messa a fuoco telemetrica delle Contax era calibrata, eliminando quindi un problema che nei Sonnar 50mm 1:2 e 1:5 di produzione non era mai stato risolto; lo schema della terza versione ricalca nuovamente quello delle precedenti, tuttavia certi raggi di curvatura risultano meno accentuati grazie alla maggiore rifrazione di 3 lenti della struttura; per una eventuale produzione in serie Bertele privilegiava la terza opzione che, fruttando un vetro innovativo negli elementi più eterni e gestendo lo spessore delle 2 lenti posteriori, permetteva un migliore controllo dell’aberrazione sferica.

Nel frattempo, alla neonata Zeiss Ikon Stuttgart si lavorava a tempo pieno per sorgere dal nulla ed industrializzare la produzione di una nuova Contax a telemetro, più semplice ed affidabile; Bertele aveva imposto nel suo contratto con Wild una clausola che lo lasciava libero di progettare obiettivi per altre parti, come free-lance, a patto che non facessero concorrenza diretta all’azienda Svizzera nel suo particolare settore metrico, quindi era libero di collaborare nuovamente con Zeiss e infatti, nel periodo in cui la nuova Contax IIa fu definita e poi presentata, alla Photokina del 1950, il progettista calcolò per la Zeiss di Oberkochen nuove opzioni aggiornate di Biogon 35mm 1:2,8, Sonnar 50mm 1:1,5, Sonnar 50mm 1:2 e Sonnar 85mm 1:2; in questa fase di intensa collaborazione, Bertele inviò alla Carl Zeiss anche il progetto del suo Sonnar 50mm 1:2,8 definito nel 1947 affinchè lo valutassero in vista di una eventuale produzione in serie, sempre come sostituto dell’entry-level Tessar 50mm 1:3,5.

Il progettista era assolutamente convinto della bontà di questa scelta, in quanto il nuovo Sonnar 50mm 1:2,8 sarebbe stato in ogni caso compatto, più luminoso del Tessar e anche otticamente superiore, nonostante i costi di produzione non fossero molto dissimili (anche il Tessar era stato rivisto nel Dopoguerra utilizzando vetri più moderni e costosi); alla Zeiss presero inizialmente – e finalmente! – in considerazione l’ipotesi di produrre l’obiettivo e nel corso del 1951 realizzarono prototipi per verificare dal vivo le prestazioni del nuovo progetto; l’unica versione definitiva attualmente nota è definita dal codice 1 10 99 e dalla denominazione V7, acronimo di Versuch, cioè prototipo, ad indicare che tale obiettivo rappresenta il settimo modello sperimentale realizzato; di quest’obiettivo furono realizzati appena 5 esemplari, dei quali solamente 2 sono noti: il V7 n°1 è riemerso alcuni anni fa ad un’importante asta, mentre il V7 n°5, ultimo del piccolissimo lotto, fu inviato in Svizzera allo stesso Bertele, che lo utilizzò personalmente per realizzare fotografie e monitorarne la resa; proprio quest’ultimo esemplare è il protagonista di questo racconto mentre gli altri 3 sono scomparsi, forse smontati nuovamente in fabbrica.

 

 

L’obiettivo, essendo prodotto nel 1951, riporta ancora il brand name Zeiss-Opton (utilizzato per ragioni legali fino al 1953) e la montatura è già in configurazione definitiva e standard, con baionetta interna e senza ghiera di fuoco incorporata; il diaframma presenta ben 12 lamelle e chiude fino ad 1:22, mentre la montatura anteriore da 40,5mm è la stessa dei modelli di produzione; la denominazione ufficiale sulla ghiera frontale è: Zeiss-Opton 11099 V7 Nr 5 Sonnar 1:2,8 f = 50 mm T.

Devo confessare che, quando rientrai in Italia e mi accinsi a pulire il pezzo, ebbi molte esitazioni all’idea che nel contempo avrei cancellato anche le impronte digitali lasciate sul prototipo dal suo stesso progettista!

 

 

In questa immagine si concretizza per la prima volta un’ideale tripletta di obiettivi normali Sonnar da 50mm per Contax IIa: 50mm 1:1,5, 50mm 1:2 e 50mm 1:2,8, tutti prodotti nel 1951 e tutti ovviamente marcati Zeiss-Opton; come si può notare il barilotto del prototipo 1:2,8 posseduto da Bertele è analogo a quello del Sonnar 1:2 di produzione, semplicemente adattando la meccanica interna e le palpebre esterne ad un nocciolo ottico di dimensioni decisamente più ridotte.

 

 

Il Versuch 7 Nr 5 da 50mm 1:2,8 si presenta in ottime condizioni, dal momento che Ludwig Bertele lo utilizzò brevemente a inizio anni ’50 e poi venne messo a riposo fino ad oggi; l’obiettivo ha l’aspetto di un modello definitivo e pronto per la commercializzazione, e anche le prestazioni ottiche, come vedremo, indicano un livello di messa a punto maturo; sull’evidente blend giallo nelle lenti dell’esemplare discuteremo in dettaglio a seguire.

 

 

Il filtro giallo Zeiss Ikon tipo 354 da 40,5mm, con trattamento antiriflessi, veniva utilizzato a suo tempo da Bertele per fotografie bianconero e al momento in cui ho preso in consegna l’obiettivo risultava ancora montato sulla sua ghiera frontale, probabilmente da decenni.

 

 

Naturalmente questo ideale “passaggio di consegne” dell’obiettivo dal discendente del progettista ad un estraneo come il sottoscritto, tuttavia riconosciuto meritevole del dono per l’appassionato lavoro di ricerca svolto sull’operato di Ludwig Bertele e l’amore per le ottiche da lui progettate, fino al punto di utilizzare tuttora quotidianamente, è stato molto emozionante, una di quelle fasi di acme dell’esistenza che chiudono il cerchio su un lungo percorso; nei 16 giorni trascorsi ospite di Erhard Bertele e Signora abbiamo avuto modo di perfezionare un rapporto davvero speciale, approfondendo argomenti e tematiche anche esistenziali che lo hanno reso profondo e unico; in quest’immagine il prezioso prototipo posseduto da Ludwig Bertele è stato fotografato su un semplice tavolo da giardino, in una splendida location nell’Oberland Zurighese, nel momento esatto in cui il figlio Erhard me ne faceva omaggio; da messaggi pregressi sapevo già dell’esistenza di questo prototipo ma non potevo immaginare la piega che avrebbero assunto gli eventi.

 

 

Questa immagine è come un looping tautologico; immortala lo splendido luogo in cui il prototipo Sonnar 50mm 1:2,8 ha riposato per decenni, dopo che lo stesso Ludwig Bertele lo aveva lasciato qui, e ho realizzato questa fotografia utilizzando quello stesso obiettivo, chiuso ad f/8 e con polarizzatore aggiunto, producendo un mosaico di 9 scatti e montandoli in una sola vista grandangolare; mi piace credere che il figlio Erhard abbia provato soddisfazione nel vedere che, dopo tanti anni di immobilità, avevo immediatamente rimesso all’opera il prototipo progettato dal padre, riuscendo anche ad interfacciarlo con le attrezzature e le tecniche più moderne.

 

 

Chiudendo lo scrigno dei ricordi e tornando al percorso storico, effettivamente nel corso del 1951 la Zeiss Ikon Stuttgart ha preso in seria considerazione l’idea di produrre in serie questa terza variante del Sonnar 50mm 1:2,8 calcolata nel 1947; infatti questa è la riproduzione di una scheda tecnica originale Zeiss-Opton (la cui disponibilità è possibile grazie al Dr. Joachim Kammerer che, ai tempi della sua collaborazione con Zeiss, aveva raccolto e preservato questi documenti) che mostra la sezione ottica dell’obiettivo, qui indicato col codice 1 10 04 anziché 1 10 99; il modello è indicato come Sonnar 50mm 1:2,8 e lo schema è conforme al terzo embodiment del brevetto di Bertele.

L’inquadramento cronologico è inequivocabilmente specificato dalla data di compilazione riportata sulla scheda, 5 Novembre 1951.

 

 

Un’altra scheda condivisa dal Dr. Kammerer e compilata nello stesso giorno, 5 Novembre 1951, mostra anche la sezione meccanica dell’ipotetico obiettivo, rivelando come i propositi di Zeiss Ikon fossero molto ambiziosi: infatti lo schema del barilotto presenta molti elementi inusuali e la struttura è analoga a quella prevista sul prototipo di Sonnar 50mm 1:1,4 (SIC) tipo 10 12 12 Versuch 3/1 previsto per la futura Contax IV, un modello più evoluto che non venne mai prodotto e nel quale gli obiettivi normali da 50mm non erano dei semplici noccioli ottici fissati alla baionetta interna del corpo macchina e messi a fuoco con relativa rotazione del barilotto tramite la ghiera incorporata della Contax ma incorporavano una meccanica più complessa, con 3 cuscinetti a sfere, che consentiva di fissare l’obiettivo alla baionetta del nuovo corpo e poi di metterlo a fuoco come di consueto con la ghiera zigrinata della Contax presente sul cannotto dell’ottica, mantenendo però fissa la sua montatura anteriore e, naturalmente, conservando la necessaria interfaccia al telemetro; la scala di fuoco avrebbe dovuto comparire in una finestra ricavata nel barilotto, come avviene oggi comunemente nelle ottiche autofocus, ed era l’unico elemento visibilmente in rotazione durante le fasi di regolazione, mentre il guscio esterno rimaneva fisso.

Questa nuova interfaccia che eliminava la rotazione dei nuovi normali da 50mm (mentre quelli di produzione precedente venivano applicati in modo convenzionale alla baionetta interna e si mettevano a fuoco con la sua relativa ghiera) doveva quindi entrare in servizio sulla nuova Contax IV, fotocamera presentata come prototipo nel 1954 e purtroppo mai prodotta; per la Contax IV erano stati previsti specificamente i prototipi Sonnar 50mm 1:1,4 e 50mm 1:2,8 con la nuova montatura rivista, tuttavia il progetto non decollò mai e anche questi normali evoluti non ebbero futuro.

E’ comunque interessante notare che il prototipo Sonnar 50mm 1:2,8 tipo 1 10 99 V7 Nr 5 posseduto da Bertele presenta un barilotto assolutamente normale e conforme ai modelli classici.

In ogni caso la storia ci insegna che anche il terzo e definitivo progetto Sonnar 50mm 1:2,8 trovò le porte sbarrate e nemmeno la versione in montatura tradizionale analoga a quella del prototipo V7 Nr 5 fu avviata alla produzione; nei miei dialoghi col figlio Erhard ho appreso che Ludwig Bertele fu affranto da questo rifiuto, dopo che aveva rifinito questo schema per quasi 20 anni; infatti, nella sua mente raziocinante, non esistevano ragioni per non lanciare sul mercato un obiettivo economico ma decisamente superiore a qualsiasi Tessar, come anche le prove interne eseguite ad Oberkochen con gli altri prototipi avevano chiaramente evidenziato.

In realtà vari fattori remavano contro: da un lato il nuovo Sonnar 1;2,8, sebbene semplificato, risultava comunque più costoso di un equivalente Tessar, e considerando la grande popolarità dell’Adlerauge non si riteneva conveniente industrializzare la produzione del nuovo obiettivo per sostituire quello ormai affermato; dall’altra l’Ing. Kueppenbender voleva assolutamente preservare il lignaggio dei prodotti Zeiss Ikon di alta gamma, quindi si oppose all’idea di allargare il celebre nome Sonnar, finora appannaggio delle ottiche più prestigiose previste per la loro fotocamera di punta, ad una versione nazional-popolare e posizionata nella fascia di mercato del modesto Tessar.

Alla fine prevalse l’idea di mantenere lo status quo e non mettere in discussione certezze consolidate; il risultato di queste scelte più politiche che tecniche è che a tuttora sono effettivamente censiti solamente 2 esemplari di Sonnar 50mm 1:2,8 per Contax.

Di questa triste storia esiste ancora un ultimo capitolo che sconvolge la prospettiva e l’ordine dei fattori prestabilito.

 

 

Infatti Ludwig Bertele aveva registrato il brevetto per la terza versione del 1947 a nome proprio, quindi i diritti di sfruttamento del progetto e le relative royalties erano a suo appannaggio personale; ad un certo punto il progettista decise invece di brevettare nuovamente lo stesso progetto, con tutti i dati perfettamente replicati, registrandolo questa volta a nome della Wild Heerbrugg, cioè l’azienda svizzera presso la quale era occupato dal 1946; osservando i dati del brevetto è possibile valutare come si tratti degli stessi documenti registrati da lui in precedenza.

Questa ulteriore aggiunta si potrebbe facilmente spiegare con una ripicca di Bertele all’ennesimo schiaffo della Zeiss Ikon, per cui il progettista – molto deluso – avrebbe preferito cedere i diritti dell’ottimo e promettente obiettivo al proprio datore di lavoro attuale.

Il problema di questa ricostruzione sta nella data in cui fu depositato il brevetto inglese a favore di Wild Heerbrugg; infatti questa richiesta fu formalizzata il 14 febbraio 1950, cioè un anno prima rispetto agli schemi di progetto e ai prototipi Zeiss-Opton realizzati ad Oberkochen basandosi sui dati tecnici dello stesso documento; pertanto la reale timeline del Sonnar 50mm 1:2,8 è la seguente.

 

 

L’antequem della cessione dei diritti per il Sonnar 50mm 1:2,8 definitivo a Wild un anno prima delle grandi manovre Zeiss per lo stesso obiettivo apre molti scenari differenti, tuttavia Bertele non ha mai raccontato a nessuno i retroscena di quest’ultimo capitolo della tormentata storia, quindi posso solo ipotizzare alcune opzioni:

ipotesi A) : Bertele per contratto poteva progettare obiettivi fotografici per committenti esterni ma forse Heinrich Wild, prendendo atto che il progettista avrebbe dovuto ricalcolare gran parte del parco obiettivi delle nuove Contax Stuttgart, considerò quest’ultima licenza un po’ eccessiva e Bertele gli cedette i diritti del Sonnar 50mm 1:2,8, interessante e in predicato di produzione con Zeiss, come elemento di scambio per appianare la vertenza;

ipotesi B) : Bertele aveva subodorato che alla Zeiss non avrebbero comunque prodotto il serie l’obiettivo e non avrebbe ricevuto alcuna royalty, quindi colse l’attimo e vendette i diritti a Wild, intascando il relativo compenso;

Ipotesi C) : Bertele pensava che l’obiettivo sarebbe entrato effettivamente in produzione (forse qualcuno si è esposto facendo promesse), però, prevedendo numeri poco significativi, trovò più interessante cedere i diritti a Wild per un forfait soddisfacente, lasciando a lui il compito di raggranellare da Zeiss eventuali royalties sulla modesta produzione.

Nessuna di queste supposizioni è completamente convincente e lascio a ciascuno di voi la facoltà di sbrigliare la fantasia e immaginare come possano essere andate realmente le cose; l’evidenza dei fatti è che Ludwig Bertele cedette i dei diritti del Sonnar 50mm 1:2,8 a Wild Heerbrugg nel 1950, mentre Zeiss-Opton continuò a realizzare schemi e produrre prototipi basati sugli stessi dati per tutto il 1951, quando il progettista non poteva più accampare diritti né concedere personalmente l’avvallo per la produzione.

L’ultimo elemento sconosciuto di questa lunga storia mi è stato rivelato dal figlio del progettista: in realtà anche la Wild Heerbrugg,in quel periodo, creò un prototipo sperimentale di obiettivo derivato da questo progetto Sonnar concesso da Bertele; anche questo singolo esemplare (forse creato ad personam per Bertele, senza ipotizzare concretamente una produzione in un settore di mercato al quale l’azienda era sempre stata estranea) fu donato da Ludwig al figlio primogenito Erhard che lo adattò al proprio ingranditore, sfruttandolo come ottica per stampare i negativi che impressionava con la sua Contax IIa equipaggiata, noblesse oblige, col Sonnar 50mm 1:1,5 capolavoro del padre.

A suo tempo ho sollecitato Ehrard Bertele affinchè cercasse questo ulteriore prototipo per poterlo visionare ed analizzare ma, a distanza di tanti anni, non è stato più possibile localizzarlo.

Vediamo ora i retroscena tecnici dello schema ottico utilizzato nel prototipo usato da Bertele e conforme al terzo embodiment della versione più evoluta.

 

 

La prima curiosità è una spiccata analogia tecnica con il progetto di un altro celebre normale di quei tempi, il Leitz Summicron 5cm 1:2 a 7 lenti per Leica a vite, sia pure basato su uno schema totalmente differente; infatti, sia il calcolo del Sonnar 50mm 1:2,8 che quello del Summicron 5cm 1:2 sono stati finalizzati a fine anni ’40, quando la grande accelerazione tecnologica imposta dalle esigenze belliche aveva fatto affiorare i nuovi vetri agli ossidi delle Terre Rare, tuttavia in questa fase circoscritta fra il termine del conflitto e i primi anni ’50 tali vetri si basavano ancora sulla sinergia fra ossido di lantanio e ossido di torio – radioattivo – e nessuna vetreria tedesca aveva ancora messo a punto tali materiali, che quindi andavano cercati nei relativi cataloghi di Eastman Kodak oppure di Chance Brothers Limited, società inglese all’avanguardia nel settore.

Infatti il prototipo di Sonnar 50mm 1:2,8 conforme al terzo embodiment utilizza una primitiva versione del vetro flint al Lantanio LaF7 per la terza lente e un vetro lanthanum Crown simile al futuro LaK9 e prodotto da Chance Brothers per la prima e quinta lente; questo vetro, denominato Chance Brothers 691548, presenta valori rifrattivi (nD= 1,691) e dispersivi (vD= 54,8) effettivamente analoghi a quelli del vetro LaK9 che verrà messo a punto poco dopo dai tecnici della vetreria Leitz a Wetzlar.

Questo stesso vetro inglese 691458 verrà utilizzato anche nei prototipi 5cm 1:2 Summitar* che la Leitz produsse inserendo i primi noccioli ottici tipo Summicron nel barilotto dei precedenti Summitar per effettuare i test del caso; Otto Zimmermann utilizzò per questo nuovo schema 3 lenti realizzati con tale materiale (a fronte delle 2 previste da Bertele nel Sonnar) e,com’è noto, questi obiettivi Leitz presentano una leggera radioattività che, nel tempo, ha fatto assumere alle il caratteristico viraggio giallo/bruno..

 

 

Infatti, se osserviamo il brevetto originale del vetro Chance Brothers 691458, vedremo che gli elementi delegati a generare alta rifrazione e bassa dispersione sono ossido di lantanio (18,4%) e ossido di torio (13,5%), quest’ultimo responsabile del viraggio cromatico e della radioattività; del resto, nel 1947, Ludwig Bertele non aveva a disposizione che questo tipo di materiale e anche alla Zeiss, nel 1951, dovettero utilizzare lo stesso vetro per replicare esattamente le caratteristiche del calcolo.

 

 

L’immagine mostra l’effettivo grado di ingiallimento delle lenti, prova inconfondibile della presenza di ossido di torio negli elementi; l’utilizzo su corpi macchina digitali con bilanciamento del bianco automatico consente di compensare abbastanza bene questo cast cromatico, come confermano i valori particolari di tonalità riscontrabili nei dati di default aprendo il file RAW e che rivelano un evidente tentativo di bilanciare la dominante giallastra; naturalmente scattando su una Contax IIa oppure IIIa caricata con pellicola bianconero questo leggero blend svolge quasi la funzione di filtro giallo incorporato, aiutando automaticamente a definire i toni di grigio nell’immagine finale.

 

 

Per quanto concerne la resa ottica, i dati di brevetto confermano come il terzo esemplare, poi scelto come modello per il prototipo, sia quello che corregge meglio l’aberrazione sferica; quest’obiettivo tecnico fu perseguito da Bertele in modo sistematico dai primi anni ’30 fino al dopoguerra, proprio con l’intento di minimizzare lo spostamento di fuoco e ottimizzare le prestazioni, facilitato anche dalla ridotta apertura massima che semplificava la correzione delle aberrazioni.

In effetti i resoconti stilati ad Oberkochen nel 1951 parlano di un obiettivo realmente eccellente e migliore di qualunque altro 50mm 1:2,8 conosciuto a quel tempo; le immagini che seguono sono state realizzate montando il V7 Nr 5 Sonnar 50mm 1:2,8 posseduto da Bertele su una Sony ILCE7M2 col relativo adattatore, scattando in RAW a 100 ISO e apertura 1:8.

 

 

La qualità d’immagine esibita dal prototipo è di certo molto soddisfacente; nell’uso pratico ho avuto la percezione che la nitidezza ai bordi estremi fosse più omogenea e superiore a quella garantita da esemplari di Sonnar 50mm 1:1,5 e 50mm 1:2 coevi, nei quali certe aberrazioni irrisolte producono un degrado negli angoli rispetto alla grande brillantezza dell’asse; anche utilizzandolo a tutta apertura 1:2,8 il prototipo garantisce un’ottima leggibilità dei dettagli al centro e in buona parte del campo, con flare non invasivo.

Possiamo quindi testimoniare come Ludwig Bertele avesse tutte le ragioni per caldeggiare la sostituzione del Tessar 50mm 1:3,5, ormai ai suoi limiti di sviluppo, con questo nuovo Sonnar, più luminoso e performante; la sua convinzione circa la bontà di tale progetto è testimoniata dalla tenacia con la quale ha continuato ad evolverlo e migliorarlo per buona parte della sua carriera, convinto – e a buon diritto – di avere trovato una valida quadratura fra prestazioni impeccabili, dimensioni, peso e semplicità costruttiva.

Come si suol dire in questi casi, non fu il valore a mancare, e il terzo Sonnar “fantasma” è rimasto tale soltanto per mere considerazioni di politica commerciale e industriale, prese a freddo da una scrivania.

Fortunatamente oggi possiamo conoscerne perfettamente caratteristiche e rendimento grazie a questo esemplare che, per rocambolesche trame della vita, dal suo stesso ideatore è arrivato ad una nuova dimora e in mani che spero degne di ciò che rappresenta, storicamente e tecnicamente.

Un abbraccio a tutti; Marco chiude.

 

 

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