Le ottiche da stampa Leitz

Le ottiche da stampa Leitz e il Focotar 50mm 1:4,5 su riproduttore Reprovit IIa

 

Un cordiale saluto a tutti i followers di NOCSENSEI;

La produzione Leitz-Leica è un autentico universo scandito da numerose nicchie e sotto-sistemi che costituiscono ad un tempo croce e delizia per gli appassionati e collezionisti, dal momento che la capillare diversificazione e l’incredibile varietà di accessori rende quasi impossibile completare una collezione, additando quindi al Leicista sempre nuovi ed entusiasmanti orizzonti; un settore estremamente complicato da ordinare in gerarchia sistematica è quello degli obiettivi da ingrandimento per la stampa dei negativi, un campo nel quale Leitz ha svolto un ruolo da pioniere perché fu la prima a produrre fotocamere con un piccolo negativo realmente molto inciso (grazie alla geniale adozione di pellicola cinematografica a grana fine) che permetteva di ottenere copie nitide anche ingrandendo svariate volte, anziché stamparlo semplicemente a contatto com’era prassi comune con lastre di formato maggiore.

Dopo un primo, timido approccio con un semplice obiettivo 5cm 1:3,5 derivato dall’Elmar ed utilizzato col diaframma fisso alla massima apertura, alla Leitz svilupparono nel tempo una gamma di ottiche da ingrandimento intercambiabili, accomunate dallo stesso attacco filettato dei corpi a vite, in grado di stampare tutti i formati di negativo fino al 6x9cm; questa complessa gamma di ottiche esordì nel 1933 e continuò ad evolversi per mezzo secolo, spesso con modelli che venivano forniti solo come primo equipaggiamento assieme all’ingranditore e con scarne informazioni sistematiche, pertanto ancora oggi risulta difficile creare un organigramma completo e ordinato; pur essendo cosciente che la materia è fluida e sono probabili ulteriori aggiunte e correzioni, ecco uno schema di massima relativo a questi speciali obiettivi.

 

Il primo, vero obiettivo da ingrandimento intercambiabile commercializzato da Leitz fu il VAROB 5cm 1:3,5, un modello prodotto dal 1933 al 1939 in numerose varianti estetiche che prendeva a prestito il gruppo ottico del classico Elmar per Leica a vite (del resto universalmente riconosciuto come performante anche a distanze ravvicinate) e presentava una particolare scala delle aperture con valori fattoriali di esposizione, più utili in camera oscura rispetto a quelli convenzionali; non va dimenticato anche un piccolissimo lotto di Varob-Hektor 5cm 1:6,3 per la stampa dei primi film a colori, oggi rarissimo; intorno al 1940 il VOORT lasciò il passo al DAXOO, obiettivo col quale condivideva lo stesso gruppo ottico e la complessione generale; nel frattempo, a metà anni ’30, il nuovo ingranditore Focomat II era destinato anche a formati superiori, fino al 6x9cm, e nel 1936 fu presentato un obiettivo di focale più lunga, il VOORT 9,5cm 1:4, il grado di coprire questi negativi; il VOORT rimarrà in servizio anche sul Focomat IIa e sarà disponibile fino al 1953; tutti questi obiettivi presentano un barilotto molto spartano ed essenziale.

Quest’articolo si dedicherà particolarmente al Leitz Focotar 5cm 1:4,5, e la produzione di ottiche da ingrandimento Leitz dell’immediato dopoguerra riveste molta importanza per connotare le sue origini; infatti, nel 1946, la Leitz New York affiancò ai suoi obiettivi Made in U.S.A. con gruppo ottico di origine Wollensak un esemplare da ingrandimento da 50mm 1:4,5, definendo quindi il nuovo standard di apertura (più conservativa ma votata alla massima qualità ottica) che avrebbe caratterizzato anche il nuovo Focotar; anche il gruppo ottico del 50mm Leitz New York è di origine Wollensak, probabilmente derivato dall’analogo Enlarging-Raptar 50mm 1:4,5, come confermato anche dalle corrispondenti diciture sul fianco dei castoni metallici che supportano le lenti del 50mm Leitz New York; per quanto concerne invece la montatura del Focotar 50mm 1:4,5, il precursore che la introdusse in produzione fu una nuova versione dell’Elmar 5cm 1:3,5 per stampa (DOOIT) e riproduzione (DOOGS), presentato nel 1949 e prodotto fino al 1952; tale obiettivo propone infatti un barilotto del tutto simile a quello del successivo Focotar; sempre nell’immediato dopoguerra, per le esigenze meccaniche del Focomat IIa, venne proposta una seconda versione di Elmar 5cm 1:3,5 da ingrandimento con barilotto leggermente modificato, rubricato col codice FOOLY.

A inizio anni ’50, in un momento di grande ed entusiastica accelerazione tecnologica (ricordiamo anche i nuovi hardware informatici forniti da Konrad Zuse a quei tempi), alla Leitz compresero che non era più sufficiente affidare i preziosi negativi Leica, impressionati con obiettivi nuovi e performanti, al classico Leitz Elmar 5cm 1:3,5, un modello dalle eccellenti caratteristiche generali ma non progettato per correggere al massimo livello le specifiche aberrazioni chiamate in causa nell’ingrandimento di un negativo a coniugate brevi, e nacque dunque un’ottica progettata ex-novo per questa esigenza, il Focotar 5cm 1:4,5.

Il Focotar da ingrandimento esordì nel 1953 e fu il classico obiettivo in dotazione al Focomat Ic; in questa configurazione fu prodotto fino al 1970 circa, inizialmente codificato come DOOHF e successivamente come 17581; nel contempo venne realizzata una versione praticamente identica, destinata alla riproduzione di originali sul dispositivo di riproduzione Reprovit II – IIa; questo Focotar 5cm 1:4,5 fu prodotto dal 1953 al 1967 ed è identificato dal codice DOOCQ e successivamente 16781R (dove R sta per Reprovit, ad indicare la destinazione d’uso sull’omonimo riproduttore).

Intorno al 1970, in un momento in cui la partnership ormai consolidata aveva già portato in attacco Leica a telemetro i grandangolari Super-Angulon 21mm 1:4 e 1:3,4 e avrebbe visto arrivare nel sistema Leicaflex ottiche come il 21mm 1:4 Super-Angulon o il 35mm 1:4 PA Curtagon, alla Leitz trovarono più conveniente appaltare a Schneider Kreuznach il gruppo ottico del Focotar 50mm 1:4,5; derivato da schemi tipo Componon, questo Focotar fu prodotto fino al 1974 ed è facilmente riconoscibile dal predecessore assemblato da Leitz per la montatura modificata, il maggior diametro delle lenti esterne e, soprattutto, la presenza della classica matricola Schneider a 8 cifre nella parte posteriore.

Nel 1975 venne presentato un ulteriore modello, denominato Focotar-2 50mm 1:4,5 e caratterizzato dal codice interno 17582; questa definitiva versione rimarrà a listino fino al 1982.

Nel frattempo alla Leitz avevano concepito il nuovo ingranditore Focomat V35, un modello dal design moderno e molto compatto; per contenere le sue dimensioni venne calcolato un nuovo obiettivo da ingrandimento grandangolare, in grado quindi di stampare sullo stesso formato di carta tenendo la testa dell’ingranditore ad una minore distanza dal piano, e nel 1978 fece la sua compars il WA-Focotar 40mm 1:2,8, un obiettivo basato su uno schema Xenotar a 5 lenti in 4 gruppi con elevata apertura relativa ed eccellente risoluzione, sebbene la montatura risulti un po’ cheap.

Nel frattempo, sempre per il formato 24x36mm e inferiori, a partire dal 1956 era stato commercializzato un Focotar 60mm 1:4,5 perché il meccanismo di intercambio rapido delle ottiche da stampa presente sull’ingranditore Focomat IIc richiedeva un maggiore spazio retrofocale, un’esigenza incompatibile con le quote del 50mm; questo modello, noto anche col codice 17877, sarà ufficialmente disponibile fino al 1983.

Per quanto concerne i formati maggiori fino al 6x9cm, il VOORT 9,5cm 1:4 verrà affiancato nel 1950 e poi sostituito da un nuovo e più corretto Focotar 9,5cm 1:4,5, prodotto fino al 1960 nelle versioni FOODE (per Focomat IIa), DCQOO (per Focomat IIc) e FOOHG; va anche annotata la realizzazione di un V-Summar 9,5cm 1:4,5 che non uscì dallo stadio di prototipo.

Nel 1960, per le ottiche da ingrandimento destinate ai formati fino al 6x9cm, fu definito un nuovo standard di lunghezza focale; per il Focomat IIc nacque quindi il V-Elmar 100mm 1:4,5, caratterizzato dal codice OZOFA e prodotto fino al 1977, anno in cui venne sostituito dal definitivo Focotar-II 100mm 1:5,6, obiettivo di eccellenti prestazioni e con ottima planeità di campo che fu disponibile fino al 1983.

Si tratta quindi di una famiglia di obiettivi articolata e complessa, sulla quale la documentazione ufficiale Leitz, di norma molto completa ed esaustiva, è invece insolitamente laconica.

 

La pagina di una brochure Leitz New York dell’immediato dopoguerra presenta la serie di ottiche made in U.S.A. con gruppi ottici Wollensak e nella gamma è presente anche un obiettivo 50mm 1:4,5 da ingrandimento la cui struttura del barilotto replica quella del VAROB prodotto a Wetzlar, incorporando tuttavia un sistema di lenti concepito appositamente per l’ingrandimento e ricavato dal Wollensak Enlarging Raptar di analoghe caratteristiche, come confermato dalle scritte identificative visibili solamente smontando uno dei rari esemplari sopravvissuti.

Come accennato, questa nuova formula dell’obiettivo da ingrandimento con apertura ridotta ad f/4,5 per massimizzare le prestazioni venne recepita anche da Leitz Wetzlar la quale, nell’attesa di completare il calcolo per la sua nuova ottica da camera oscura, rimase sul mercato con il classico gruppo ottico dell’Elmar 5cm 1:3,5, abbandonando tuttavia la vecchia e triste montatura ereditata dai VAROB e DAXOO e disegnando un barilotto più sobrio e moderno, completamente nero, con una ghiera del diaframma godronata e facilmente azionabile che abbandonava i valori di esposizione fattoriali in favore delle classiche aperture di diaframma, aggiornate alla scala internazionale il cui standard si stava affermando; proprio questo barilotto, mutatis mutandis, verrà impiegato anche per il Focotar 5cm 1:4,5 del 1953.

 

Questa immagine documenta un Leitz Elmar 5cm 1:3,5 DOOGS da riproduzione (identico a quello DOOIT per ingrandimento), modelli che hanno traghettato il settore dai DAXOO prebellici fino al successivo Focotar e che sono rimasti in produzione dal 1949 al 1952; accanto a questo Elmar DOOGS troviamo un Focotar 5cm 1:4,5 in versione da riproduzione, destinata al sistema Reprovit II; il Focotar 5cm 1:4,5 da riproduzione è rimasto in produzione dal 1953 al 1967, utilizzando inizialmente la denominazione DOOCQ (come l’esemplare illustrato) e in seguito 16781R, entrambe incise sul barilotto; a fianco di quest’obiettivo troviamo un Focotar 50mm 1:4,5 da ingrandimento e questa versione destinata agli ingranditori Leitz Focomat Ic rimase in produzione dal 1953 al 1970, prima come DOOHF e in seguito con il codice17581; il Focotar 5cm 1:4,5 da riproduzione DOOCQ / 16781R e quello da stampa DOOHF / 17581 sono virtualmente identici per ottica, meccanica e tiraggio e le uniche differenze visibili sui miei esemplari sono circoscritte alla ghiera di serraggio anteriore e al relativo light baffle per la prima lente, eventualmente giustificabili con la diversa anzianità dei due pezzi (il secondo è molto più recente del primo).

La grafica più datata, con denominazione Ernst Leitz Wetzlar e scritte in minuscolo con specificazione Focotar f=5cm 1:4,5, fu mantenuta su entrambi i modelli dal 1953 al 1958-59, quando fu sostituita da denominazioni più sintetiche e cubitali.

L’Elmar e i due Focotar appaiono esteticamente omologhi, con le ovvie modifiche necessarie per accogliere un gruppo ottico di dimensioni differenti; tutti e tre gli obiettivi utilizzano un diaframma con iride a 10 lamelle.

 

Il Focotar 50mm 1:4,5 per ingrandimento, in questo caso un più recente 17581, è un obiettivo che mantiene qualche aberrazione residua ma garantisce un microcontrasto e un potere analitico superiori a quelli dell’Elmar 1:3,5 prestato alla camera oscura, e in abbinamento a rivelatori non finegranulanti ad alta acutanza produceva stampe molto “croccanti” con una bella riproduzione della grana; per un po’ di tempo, a inizio anni ’90, l’ho utilizzato per stampare affiancandolo ai classici Rodagon 50mm 1:2,8 e EL-Nikkor New 50mm 1:2,8 e, come si suol dire, “aveva il suo perché”.

Lo schema ottico utilizzato per il Focotar 5cm 1:4,5 del 1953, che fosse per ingrandimento o riproduzione, non è mai stato ufficialmente rivelato dalla Leitz; l’unica informazione certa è che l’architettura si basa su un 5 lenti derivato dal tripletto; questo può fa pensare ad una struttura tipo Apo-Lanthar, uno schema simile al Tessar con la lente anteriore trasformata in un doppietto collato, ampiamente sfruttata in molti obiettivi fotografici macro di focale lunga e anche per certe ottiche da ripresa e ingrandimento Kodak Ektar in auge all’epoca; lo schema realmente utilizzato è recensito unicamente in un volume di ottica edito circa 50 anni fa e, come vedremo, la Leitz ha seguito una strada leggermente differente.

 

Infatti, nello schema del Focotar 5cm 1:4,5 in doppietto anteriore non è collato come di consueto e i due elementi, uno dei quali molto sottile ed evidentemente difficile da produrre, risultano spaziati da una sottilissima lente d’aria; in questo modo, rispetto allo schema Apo-Lantar ad elementi collati, abbiamo a disposizione due raggi di curvatura (eventualmente differenti) anziché uno e una lente d’aria supplementare, tutti fattori aggiuntivi sfruttabili nel calcolo e l’ottimizzazione del sistema.

 

Confesso di aver misurato col calibro e messo in proporzione il barilotto e le lenti diverse volte prima di realizzare questa grafica perché, in effetti, lo schema ottico con apertura limitata ad 1:4,5 presenta dimensioni veramente contenute e sembra quasi impossibile che il nocciolo possa essere così piccolo; questo sottolinea ulteriormente la grande difficoltà insita nella realizzazione di quest’obiettivo, con particolare riferimento alla seconda lente, minuscola e sottilissima: evidentemente la Leitz ha dovuto mettere in campo tutto il suo know-how maturato nella produzione di obiettivi per microscopio, anch’essi complicati da produrre proprio per la proporzioni lillipuziane delle loro lenti.

Come avevo anticipato, in questo intervento desidero soffermarmi soprattutto sull’utilizzo del Leitz Focotar 5cm 1:4,5 come obiettivo da riproduzione, in dotazione al sistema Reprovit IIa, un’applicazione poco consueta e conosciuta.

 

Il Leitz Reprovit II – IIa era principalmente un riproduttore costituito da una base rettangolare, una robusta colonna verticale e un sistema di illuminazione garantita da lampade posizionate ai due lati della base; sulla colonna, alla stregua della testa di un ingranditore, era applicata una scatola che incorporava una lampada con un condensatore; quest’ultimo focalizzava e proiettava il fascio luminoso orizzontalmente e il dispositivo prevedeva una slitta a scamottaggio scorrevole al quale era applicata una coppia di baionette affiancate, una per montare un corpo macchina Leica M e l’altra, dotata di un vetro smerigliato con presidi di messa a fuoco centrali, sulla quale andava applicato un periscopio con specchio a 45°; sotto lo scamottaggio era presente un soffietto, simile a quello di un ingranditore, con l’obiettivo Leitz Focotar 5cm 1:4,5; montando il periscopio sulla relativa baionetta e facendo scorrere lo scamottaggio fino a posizionarlo in asse con il sistema a proiezione e il soffietto, era possibile proiettare sul piano il fascio luminoso della lampada e focheggiare sfruttando la proiezione del vetro smerigliato del Reprovit, dotato di doppio crocicchio per messa a fuoco a parallasse, come i vetri intercambiabili per microscopia e endoscopia; una volta regolata l’altezza della lampada fino ad ottenere il formato di riproduzione desiderato (corrispondente al quadro di proiezione) e definita la messa a fuoco corretta modificando il tiraggio del soffietto, si poteva muovere lo scamottaggio e posizionare sull’asse del soffietto il corpo macchina, nel quale l’immagine sarebbe risultata automaticamente a fuoco.

Questo ingegnoso sistema consentiva di eseguire riproduzioni di precisione e perfettamente a fuoco, lavorando a distanza ravvicinata, anche utilizzando un corpo Leica a telemetro, tradizionalmente inadatto a tali impieghi.

 

Il Reprovit II fu introdotto nel 1949 e la versione IIa arrivò nel 1963; inizialmente era possibile utilizzare corpi macchina Leica a vite e il sistema era definito dal codice ROOXU / 16795 con relativa slitta a scamottaggio ROOAI / 16770; il Reprovit IIa prodotto dopo il lancio della Leica M3 consentiva invece di utilizzare corpi M ed il sistema prevedeva il codice ROXUM / 16796 con slitta a scamottaggio ROOAM / 16771; l’azienda per il Reprovit IIa suggeriva di utilizzare un corpo macchina Leica MDa, modello per applicazioni tecniche privo di mirino e telemetro, in questo caso inutili; la MDa per il Reprovit IIa prevedeva anche uno speciale fondello (codice 14142) che consentiva l’inserimento sul piano focale di strisce trasparenti di materiale flessibile sul quale era possibile scrivere a china dati e informazioni relative alla fotografia che si stava realizzando, proiettando la scritta su una porzione del fotogramma stesso; le strisce trasparenti, che sfruttavano un sistema adottato anche dalla Zeiss Ikon su certi corpi Contarex, erano vendute in confezioni da 100 col codice 14170.

 

La slitta a scamottaggio ROOAM / 16771 con soffietto ed obiettivo Focotar 50mm 1:4,5 in dotazione al Reprovit IIa era realizzata con la classica finitura impeccabile e severa dei grandi Focomat; il soffietto anteriore scorre su una guida a coda di rondine con cremagliera ed è movimentato da due pomelli; il soffietto accoglie l’obiettivo Focotar e sul fianco del telaio di supporto è riportata una scala multipla che informa l’operatore sul rapporto di riproduzione impostato (sono ammessi valori fino ad 1x), la relativa distanza di lavoro e il fattore di prolungamento dell’esposizione, fondamentale in assenza di esposizione TTL; all’ingrandimento unitario 1x (1:1) il fattore indicato è 4x, cioè 2 f/stop, perfettamente congruente con l’utilizzo di un obiettivo con tiraggio aggiuntivo pari alla sua lunghezza focale (50mm con 50mm di prolunga) come nel caso del Reprovit IIa regolato a questo ingrandimento; la parte superiore prevede una slitta scorrevole con dispositivo di fermo e due baionette, una delle quali dotata di vetro smerigliato con sistema di messa a fuoco centrale a parallasse; a quest’ultima è possibile applicare una sorta di mirino/periscopio a 90° che intercetta il fascio luminoso della lampada montata sulla testa del Reprovit (alimentata da un cavo che sale dalla base) e lo proietta sul vetro smerigliato verso l’obiettivo, ovviamente quando lo scamottaggio è correttamente allineato; lo scorrimento della slitta prevede un fondo-corsa che consente di allineare il corpo macchina alla relativa baionetta e di montarlo, effettuando la corrispondente rotazione; il posizionamento del fondo-corsa è risicato al millimetro, pertanto è possibile applicare la Leica MDa e corpi con ingombri analoghi come Leica M3, M2 ed M1 mentre modelli più corpulenti come la M5 non si possono fisicamente montare.

La slitta a scamottaggio ROOAM / 16771 con il periscopio a 90° applicato e posizionato sull’asse ottico dell’obiettivo oppure spostato a lato, per consentire al corpo macchina eventualmente montato di effettuare la ripresa dopo aver preventivamente definito l’area inquadrata e la messa a fuoco col sistema a proiezione; la verniciatura raggrinzente opaca minimizza i riflessi indirizzati verso l’originale da riprodurre, sempre critici.

 

Un dettaglio ravvicinato mostra il Focotar 50mm 1:4,5 in bella evidenza (un esemplare successivo al 1959, riconoscibile dalla nuova grafica delle scritte), in relativo soffietto poligonale con i due pomelli godronati che ne gestiscono il tiraggio e la scala con diversi parametri di ripresa, a partire dal rapporto di riproduzione; naturalmente il Focotar, essendo nato come obiettivo da ingrandimento, è stato ottimizzato per una coniugata immagine più ampia che si traduce in rapporti di riproduzione nell’ordine di 1:6, 1:8 oppure 1:10, pertanto lo sfruttamento per fotografie in scala 1:1, che corrisponderebbe per assurdo alla stampa di un negativo 24x36mm su un formato di identiche proporzioni, porta l’obiettivo fuori dai suoi parametri ottimali di calcolo; tuttavia, essendo ottimizzato per coniugate ravvicinate anziché infinito, il suo rendimento ad 1x è in ogni caso superiore a quello di un 50mm per fotografia convenzionale forzato a tale ingrandimento.

Il Focotar 5cm / 50mm 1:4,5 non è stato quindi soltanto un valido obiettivo da ingrandimento in servizio sul Focomat Ic ma venne sfruttato anche per i sistemi di riproduzione Reprovit II – IIa; giocando proprio su questa ambivalenza voglio condividere un piccolo divertissement personale.

 

Sfruttando uno di questi obiettivi applicato con uno stepper 39x1mm – 42x1mm sul barilotto recuperato da un vecchio Leitz Hektor 135mm 1:4,5 e a sua volta dotato di anello adattatore 14097 da LTM a baionetta M, ho ottenuto una sorta di obiettivo supermacro molto leggero che lavora ad elevati rapporti di riproduzione grazie all’ampio tiraggio introdotto dal barilotto Hektor e che consente una messa a fuoco finale micrometrica sfruttando l’elicoide del barilotto stesso; applicato ad una compatta fotocamera mirrorless adattata in attacco Leica M (Canon EOS M, Sony A7 e simili) ottengo quindi un complesso molto leggero e trasportabile col quale realizzare macro spinte, il tutto col piacere di sfruttare un autentico pezzo di storia come il Focotar 50mm 1:4,5!

 

Un abbraccio a tutti; Marco chiude.

 

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