Zenza Bronica ETRSi. L’incompresa (seconda parte)

Usare al meglio la Zenza Bronica ETRSi

Eccoci alla seconda puntata su questa fotocamera medio formato, che certamente non ha la fama di altri marchi, ma è altrettanto valida, oltre ad avere delle feature uniche.

Nella prima parte ci siamo occupati della storia della del brand e della macchina oltre che della prima procedura, il caricamento della pellicola. Entriamo adesso più nel dettaglio.

 

 

Il libretto di istruzioni

Oggi i libretti di istruzioni che accompagnano le fotocamere sono composti da centinaia di pagine; nelle fotocamere a pellicola sono sempre state di poche ed essenziali pagine, che di norma spiegano perfettamente i principali funzionamenti della fotocamera.

Se siete sprovvisti del libretto lo potete tranquillamente trovare in rete.

 

 

E’ essenziale studiarlo e se possibile averne una copia cartacea da portare sempre con voi; alcune funzioni non sono facili da mandare a memoria, ma al contempo prevedono una serie di azioni sequenziali univoche.

Quindi, e questo vale per qualsiasi prodotto, il libretto di istruzioni è essenziale.

 

 

Il mirino a pozzetto.

Come per la maggior parte delle fotocamere medio formato, anche la Bronica viene fornita con il mirino a pozzetto, esistono come vedremo poi mirini a pentaprisma ma il mirino a pozzetto è basilare: è leggero, permette di ingrandire con la lente incorporata il centro dell’immagine, e appunto non appesatisce la fotocamera.

 

 

I lati verticali invertiti

Mancando di pentaprisma, il mirino a pozzetto, come tutti i mirini a pozzetto permette una lettura corretta della parte superiore e inferiore dell’immagine ma i lati sono invertiti. Ci si fa comunque l’abitudine e ci si consola pensando all’immagine di sinistra, che è quello che si vede sul vetro smerigliato di un  banco ottico! In ogni caso la versione rovesciata, non dico quella capovolta, ti porta immediatamente a un tipo di visuale dell’immagine desueta, ti fa immediatamente rendere conto che non si sta usando una fotocamera “normale” e il livello di attenzione nella composizione sale.

 

 

L’importanza del pozzetto

Nonostante il pozzetto presenti i lati invertiti ed è privo di sistema esposimetrico, sarebbe da avere sempre con sè: nelle fotografie radenti al suolo è decisamente più comodo da usare rispetto al pentaprisma. In più, nelle lunghe pose, se non si dispone di un treppiedi, basta appoggiare la macchina su un’adeguata superficie per comporre l’immagine e scattare. A differenza di altri pozzetti, come quello di Rolleiflex, quello della Zenza copre interamente il vetro smerigliato, evitando luci parassite che potrebbero compromettere un’accurata messa a fuoco. Sono disponibili, così come per i pentaprismi, delle lenti di correzione per i portatori di occhiali. Io sono un portatore di occhiali ma preferisco usare la lente normale, così da poter traguardare me pozzetto e al contempo alzare gli occhi al soggetto senza ogni volta dovermi togliere o mettere gli occhiali.

 

La batteria, ahimè (?)

Quando Zenza Bronica introdusse i pentaprisma esposimetrici e soprattutto la priorità di diaframmi, non potè astenersi dall’alimentare la fotocamera con una batteria che, tra le varie cose, alimenta anche l’esposimetro del pentaprisma esposimetrico. La batteria è un 6v 4L44 facilmente reperibile sul mercato e una batteria di scorta nella borsa prende un quarto dello spazio di un rullino di scorta. Non è un caso se molti, parlando del sistema 24x36mm, preferiscono le macchine completamente meccaniche, come la Nikon FM anzichè la FE o la Leica M6 piuttosto che la M7. Ma, da secolare assertore della priorità di diaframma, non mi faccio intimidire da una batteria che, quando necessario, mi consente di lavorare in priorità di diaframmi.

 

 

Lo scatto meccanico

Non sono così addentro alla tecnologia e non ho trovato testimonianze sul perchè Zenza ha deciso di deputare il tempo di scatto manuale su 1/500 di secondo. Forse è il tempo di scatto meccanico su fotocamere “elettroniche” più veloce nella storia della fotografia. Posso solo supporre che, avendo la Zenza gli otturatori centrali annegati nelle ottiche, otturatori Seiko per la precisione, il tempo di posa più veloce non richiede alimentazione. Comunque, alla bisogna, un tempo di scatto meccanico è disponibile. Anche la posa T, situata sulle ottiche, non la posa B, situata sul corpo macchina, funziona senza batteria.

 

 

I tempi di scatto

La ETRSì può impostare tempi da 1/500 fino a 8 secondi puù la posa B, tutti questi tempi sono alimentati elettricamente, quindi è opportuno usare la posa T che è meccanica al posto della posa B. il 1/500 di secondo è anche il tempo di emergenza da utilizzare quando la batteria è scarica. In priorità di daiframmi il mirino prismatico AE II arriva fino a tempi di 8 secondi, il modello successivo , AE III arriva fino a 32 secondi di esposizione.

 

 

Il test della batteria

Premendo l’apposito pulsante posto a sinistra del corpo macchina un LED rosso si illumina a sinistra del vetro smerigliato, confermando che la batteria è carica. Il LED si accende anche al termine di ogni scatto: essendo l’otturatore centrale silenziosissimo è quasi impossibile avvertirne la chiusura, soprattutto quando le pose sono lunghe, così il LED si accende per confermare che l’otturatore si è richiuso e la posa è terminata ( Ringrazio R.S., affezionato ( spero) mio lettore per avermi segnalato questa peculiarità

 

Gli schermi di messa a fuoco

Lo schermo di messa a fuoco si sostituisce facilmente dopo aver rimosso il pozzetto o il pentaprisma; lo schermo di messa a fuoco va semplicemente soffiato con l’apposita pompetta sulla parte superiore e NON VA MAI TOCCATO nella parte inferiore dove è posizionata la delicatissima lente di Fresnel che io personalmente sconsiglio anche solo di soffiare per evitare che la polvere si incastri nei microsolchi. E’ superfluo ricordare che lo schermo di messa a fuoco, anche se sporco o graffiato non riduce la qualità dell’immagine: è un semplice schermo di visione, l’immagine che attraversa l’obiettivo prima di arrivare sulla pellicola NON attraversa lo schermo di messa a fuoco

Premendo l’apposito pulsante posto a destra del corpo macchina un LED rosso si illumina a destra del vetro smerigliato, confermando che la batteria è carica. In attesa di confronti, la Bromica che ho utilizzata accende automaticamente il LED ogni due riarmi; non so se è un problema di quel modello o è un’intelligente sistema di controllo automatico voluto da Zrnza per informare sempre l’utente che la batteria è carica. Se così fosse sarebbe davvero una gran genialata. Diversamente, non farei mai ripararare un problema che nella pratica si risolve come un grande vantaggio.

 

 

Lo schermo di messa a fuoco con microprismi/Immagine spezzata orientata diagonalmente

La Bronica viene fornita con lo schermo di messa a fuoco standard, lo smerigliato Matt, senza nè microprismi nè telemetro. Io preferisco di gran lunga quello con microprismi e telemetro a 45 gradi perchè permette un’accuratissima messa a fuoco sia inquadrando linee orizzontali che verticali, perchè è in grado di spezzarle entrambe; i microprismi servono poi, in alcune situazioni, a confermare la corretta messa a fuoco. Lo schermo di messa a fuoco scelto è indipendente dal tipo di pozzetto o pentaprisma impiegato.

 

I mirini

Bronica propone diversi mirini: da sinistra: Mirino a pentapisma E. Privo di sistema esposimetrico, raddrizza l’immagine su tutti e quattro i lati, è quindi uno dei mirini ideali per scattare in formato verticale. A seguire il mirino a pentaprisma ruotante E. Anche questo mirino raddrizza i quattro lati e l’angolo di base orizzontale a 90 gradi mette l’operatore nello stesso punto di mira del pozzetto. Può essere ruotato di 90 gradi per riprese verticali ma il suo disassamento rispetto al punto nodale dell’obiettivo non lo rende idoneo come il mirino a pentaprisma. E’ inoltre piuttosto massiccio e rende la fotocamera piuttosto ingombrante. A seguire il mirino a pozzetto, sempre prezioso, dato in dotazione, di cui ho già parlato. L’ultimo a destra è il miro prismatico E AE II: consente di visualizzare i tempi di scatto e in modalità manuale suggerisce il tempo di scatto idoneo; in modalità A consente di lavorare, posizionando il tempo di scatto su 1/30 di secondo di lavorare in priorità di diaframmi, ovvero di impostare manualmente il diaframma sulla ghiera dell’obiettivo per lasciare che sia la fotocamera a decidere autonomamente il tempo di scatto; come già spiegato è previsto di una staratura intenzionale dell’esposizione da -0,5 stop a + 1 stop. L’alimentazione è fornita direttamente dalla batteria della fotocamera.

 

 

Formato quadrato o rettangolare?

Mentre nelle medio formato 6×6 non è necessario ruotare la fotocamera perchè la decisione finale se stampare in orizzontale o in verticale la si decide sotto l’ingranditore, nelle medio formato come la ETRSi la decisione va presa in ripresa, ed ecco la necessità vitale del mirino prismatico, che nelle medio formato 6×6 serve solo per ingrandire l’immagine. Posto il fatto che spesso da un fotogramma quadrato si stampa in formato quadrato, il medio formato 6×4,5, visto che nella maggior parte dei casi si stampa in formato rettangolare, permette un’inquadratura perfettamente consapevole in fase di ripresa e aumenta l’autonomia di scatti disponibili, di norma 16. La scelta di Zenza, ma non è il solo marchio, di limitare a 15 i fotogrammi utili è dettata dal fatto che in questo caso, soprattutto quando si facevano sviluppare le pellicole nei laboratori industriali, non c’era il rischio che il sedicesimo fotogramma venisse erroneamente punzonato rendendolo inutilizzabile. La spaziatura tra i vari fotogrammi è decisamente più ampia rispetto alle fotocamere 6×6 agevolando il taglio. Io personalmente, avrei comunque preferito un’autonomia di 16 fotogrammi.

 

 

I mirini nel dettaglio

Ecco i quattro mirini a confronto. Come già accennato, oltre al mirino a pozzetto io suggerisco quello prismatico E AE II.

 

L’articolo prosegue con l’evoluzione ETRSi AE III Prism Finder E e con i suggerimenti per la manutenzione sul sito di Gerardo Bonomo

 

 

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