La scelta della fotocamera. “Palla difficile” cit.: Amarcord/Fellini
Oggi è innnazitutto possibile scegliere tra lo scattare in digitale o in analogico, qui mi soffermerò solo sull’analogico, e con particolare riferimento al formato 135, tralasciando quasi del tutto il formato 120, giusto un accenno, che a sua volta e nuovamente è un’altra scelta di linguaggio di scatto, senza contare, naturalmente, il grande formato.
Cosa è successo in questi ultimi 120 anni?
E’ stato inventato il rollfilm, innanzitutto in formato 120, le fotocamere sono diventate più piccole e leggere e utilizzabili anche senza treppiedi, è stata aumentato il numero di fotogrammi disponibili senza dover cambiare ad ogni scatto la chassis, in questo modo le fotocamere sono “uscite” dagli studi fotografici e sono diventate di pubblico dominio
E’ stato inventato il formato 24x36mm, ad opera di Oskar Barnack, ingegnere delle Leitz che è arrivato a concepire la fotocamera Leica partendo da un progetto completamente differente, utilizzando la pellicola cinematografica, facendola scorrere anzichè in verticale in orizzontale, e portando a 36 – con alcuni modelli Leica 250 – le pose disponibili.
E’ stato inventato il sistema reflex, ovvero un pentaprisma che permetteva di traguardare l’immagine direttamente attraverso l’obiettivo, prima sulla italiana Rectaflex ( ma l’immagine, nel primo modello, Standard 947 – preserie, ottobre 1948, correggeva l’inversione sopra-sotto dell’immagine nel mirino, ma non quella destra-sinistra come la Rolleiflex usando il tradizionale pozzetto; solo con il modello successivo di serie, la 1000, dicembre 1948, il prisma fu ridisegnato per ottenere il raddrizzamento completo dell’immagine all’oculare e poco dopo iniziò la produzione di serie. Il design era stato affidato nientemeno che a Giò Ponti!). Nel 1949 fu la volta della tedesca Contax S. prodotta dalla Carl Zeiss, in quel periodo ancora situata a Jena, quindi nella Germania dell’Est.
Nikon con il Photomic produsse la prima fotocamera con l’esposimetro incorporato nel pentaprisma, successivamente Topcon introdusse la lettura TTL
Konica, con la compatta C35 AF produsse la prima fotocamera autofocus, mentre la prima reflex autofocus fu la Pentax ME-F nel 1981 a cui seguì, nel 1983, la Nikon F3AF. La prima Canon AF, con l’invenzione del sistema EOS, venne prodotta nel 1987.
Queste le tappe più significative, ma se ci soffermiamo un momento sui vari automatismi introdotti nelle fotocamere, ancora oggi è comunque possibile scattare una fotocamera dei primi del 900, con messa a fuoco a stima, piuttosto che con l’ultima reflex AF prodotta. Di fatto è stata solo aumentata la velocità e la precisione di scatto, oltre naturalmente alla qualità, grazie alle migliorie sia sul piano della produzione delle pellicole che delle ottiche. Eppure, e forse propio per questo, oggi è possibile trovare una reflex autofocus usata a cifre simboliche, mentre una reflex manual focus, anche non di marca blasonata, costa certamente di più.
Qui intervengono due parametri “sociologici” quanto fondamentali: il rifiuto da parte del pubblico della “plastica” non solo nelle fotocamere – basta pensare agli smartphone hi-end con rivestimenti in metallo – e del dover dipendere, in modo più o meno totale, da una batteria. Tutto questo è comprovato dalla realtà de mercato: le fotocamere autofocus usate vengono proposte a prezzi irrisori rispetto al prezzo di lancio, quelle meccaniche mantengono invece prezzi adeguati, in diversi casi pari al prezzo con cui vennero presentate, in alcuni casi addirittura superiori. In un mondo che sempre più si appoggia a servitù digitali, richieste dal pubblico, basta pensare alle automobili di ultima generazione che rimettono la macchina in carreggiata, frenano da sole, e si spingono sempre di più verso l’ibrido, se non verso la totale dipendenza dalle batterie, il mondo delle fotografia analogica punta ancora oggi alla meccanica più pura.
Ricordo un periodo della mia vita dove possedevo una reflex manual focus e una autofocus, che oltre al sistema autofocus aveva un sistema di lettura esposimetrica estremamente più evoluto: quando volevo essere certo di portare a casa il lavoro usavo la macchina autofocus, ma già all’epoca a malincuore. Sfidare lo strumento, domarlo, per arrivare al fine, non ha prezzo.
Un numero di modelli impressionante.
E’ incredibile quanti modelli di fotocamere siano state prodotte, anche solo a partire dagli anni Quaranta, e qui ho voluto evidenziare le chart di solo quattro marchi, a titolo esemplificativo. Ci tengo inoltre a precisare che in questo articolo non sarò in grado di citare nè tutti i modelli nè tutti i marchi, ma questo non significa assolutamente che abbia intenzionalmente sorvolato su alcuni marchi. Partiamo con uno dei marchi comunque più diffusi nell’ambito delle fotocamre e pellicola analogiche che è Nikon. Soprattutto in Italia, Nikon ha e ha avuto sempre una grande attrattiva sia verso pofessionisti che gli appassionati, questo grazie a un’eccellente qualità, condivisa comunque da altri marchi, e dal fatto che i vari distributori della casa gialla succedutesi in questi anni hanno indubbiamente fatto un lavoro tanto di marketing che di after market decisamente esemplare.
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