LAB-BOX: come sviluppare una pellicola 135 utilizzando il Monobath Ars Imago
Ho anticipato qualche giorno fa, in questo mio articolo, l’imminente arrivo della LAB-BOX, la nuova tank datyight che consente non solo di sviluppare, ma soprattutto di caricare la pellicola esposta senza bisogno di camera oscura – volendo anche sotto la luce del sole, e di sviluppare sia i rulli 135 o 24×36 che i rulli 120, o 6×6.- formati successivi.
Qui vi racconterò la mia prima esperienza con la LAB-BOX, con cui ho sviluppato una pellicola Imago 320 utilizzando un oarticolare sviluppo monobagno a due componenti, l’ARS IMAGO MB MONOBATH .
Andiamo a cominciare.
Prime impressioni.
Progetto e design italiano, molto lontano dalla squadratura asburgica delle Rondinax, dal cui progetto tecnico, invece, LAB-BOX ha preso soluzione pratiche a piene mani. Nulla si crea e nulla si distrugge, specie nel mondo delle idee. Rondinax purtroppo è da tempo fuori produzione e difficile da reperire, usata, sul mercato. Ben venga quindi questo prodotto che pur prendendo spunti dalla Rondinax di Agfa l’ha performata in modo valido. .E non poteva essere diversamente, visto che la Rondinax, sul piano tecnico concettuale era – ed è per i fortunati che la posseggono – imbattibile
La differenza IMMENSA tra Rondinax e LAB-BOX è data dal fatto che la LAB-BOX permette di usare la medesima tank sia per il formato 135 che per il formato 120. L’idea geniale è stata quella di separarE i “moduli” di caricamento pellicola dalla tank vera e propria. Rondinax, come spiegato e illustrato nel mio primo articolo ha prodotto invece diversi modelli per il formato 135 e un modello per il formato 120.
PRO E CONTRO
Tutto ha un pro e un contro, la perfezione non è di questo mondo e a maggior ragione di quello fotografico. Al pro della condivisione della tank e del fatto che è possibile acquistare separatamente i due moduli, il costo è decisamente superiore a una tank, come la Paterson Super System Universal Tank che viene venduta con due spirali per poter sviluppare contemporaneamente due pellicole 135 o una pellicola 120. LAB-BOX quindi non può competere sul mero fronte del prezzo con le tank già in commercio.Ma LAB-BOX ha delle differenze sostanziali rispetto alle “comuni” tank: può essere caricata alla luce e, non solo per questo motivo, rende agevole il caricamento anche a chi non ha mai inserito una pellicola in una spirale.
A mio parere quindi LAB-BOX da un lato avvicinerà molte persone desiderose di sviluppare i propri negativi allo sviluppo self made, dall’altro, per chi è già un provetto sviluppatore, offrirà comunque una differente esperienza. E ancora, unitamente al monobagno, sia quello di Ars Imago, il Monobathche quello proposto da Punto Foto Group nella linea Ag+, quindi il DxONE LAB-BOX insieme a una bottiglia contenente il monobagno pronto all’uso sono tutto quello che occorre per sviluppare, un’attrezzatura quasi tascabili ma, come vedremo tra poco, che dà risultati più che decorosi.
Tank e moduli sono venduti già assemblati, va montata solo la guida a due posizioni – per i due formati di pellicola, e la spirale, che si compone in realtà di una spirale per il formato 135 e una, differente, per il formato 120. Il problema è che le due spirali hanno in comune in cilindretto a cui devono essere assicurate le due parti di ciascuna spirale; passando quindi da un formato all’altro la spirale deve ogni volta essere letteralmente smontata. Ma confidiamo sul fatto che a breve Ars Imago proporrò, come fa già con la spirale 135, anche la spirale 120 con il suo cilindretto dedicato, così da averle sempre entrambe pronte all’uso.
L’accessorio più importante che troverete nel vostro kit sono le ISTRUZIONI che QUI trovate in formato PDF. Leggetele con attenzione e se avete dei dubbi consultate il produttore. Questo videotutorial e relativo articolo spero vi sarà d’ausilio, ma, mi raccomando, prima di accingervi ad assemblare la vostra LA-BOX, LEGGETE LE STRUZIONII !!!
Precauzioni d’assemblaggio e d’uso: la FILM GUIDE
La Film Guide è una delle parti fondamentali della LAB-BOX, non solo va correttamente montata, ma diversamente montata a seconda se la pellicola è 135 o 120; visto che in questo articolo vi parlerò solo dell’esperienza che ho fatto con il Module 135, vi ho estrapolato dalle istruzioni il corretto montaggio della FILM GUIDE quando si usa il formato 135. Se la FILM GUIDE non è correttamente montata e correttamente messa in posizione, la pellicola non riuscirà ad avvolgersi correttamente lungo la spirale, fate quindi ESATTAMENTE quello che vedete nel disegno e non avrete sorprese.
Le tank Paterson e AP
Tra le tank non daylight troviamo innanzitutto le Paterson e le AP. Entrambi i modelli qui visualizzati accettano o due pellicole 135 o una pellicola 120. L’enorme vantaggio della AP è dato dalla particolare spirale – compatibile anche con le tank Paterson che dispone di un generoso “invito” per inserire la pellicola nella spirale, utile soprattutto per il formato 120 dove tutta l’operazione di caricamento deve essere compiuta nel buio assoluto. Sono molte infatti le persone che acquistano le tank Paterson – dotate di un coperchio nel 99% a prova di trafilamento dei liquidi e le equipaggiano successivamente con le spirali AP.
Precauzioni d’assemblaggio e d’uso: la SPIRALE 135
La SPIRALE 135 ha una parte sinistra e una parte destra, contrassegnata dai simboli L e R sia su ciascuna parte della spirale che sul cilindretto su cui devono essere incastrate le due parti di ciascuna spirale; i simboli vanno rispettati così come le guide d’incastro.
ULTIMI CONTROLLI PRIMA DELL’INSERIMENTO DELLA PELLICOLA 135
Sempre dal manuale di istruzioni ecco la FILM GUIDE nella corretta posizione per accogliere e agevolare lo spiralamento della pellicola 135; l’altro disegno a destra mostra un dettaglio della spirale, che avrete già montato ma le cui parti terminali di ciascuna spirale devono essere PERFETTAMENTE allineate; è fondamentale, in caso contrario la pellicola non si avvolgerà correttamente; se le due parti non coincidono come da figura, smontate e rimontate le due parti della spirale finche non saranno perfettamente allineate PRIMA di inserire la spirale nella tank. Vi erogo queste informazioni non per darvi ansia superflua ma dagli sviluppi che ho già effettuato vi garantisco che i vari pezzi devono essere assemblati esattamente così; diversamente vince la Legge di Murphy….
INSERIMENTO DELLA PELLICOLA 135
A differenza della Agfa Rondinax, nella LAB-BOX l’inserimento della pellicola è molto più semplificato: basta appoggiare la pellicola nel suo scomparto dopo aver eliminato con un paio di forbici la coda della pellicola. E’ invece di fondamentale importanza che la pellicola passi SOTTO a entrambe le due sbarrette d’acciaio presenti. A caricamento pellicola ultimato, premendo l’apposito pulsante, una taglierina in metallo seghettata provvederà a separare la pellicola, ormai completamente avvolta nella spirale, dal rocchetto, così da permettere alla pellicola di ruotare liberamente durante lo sviluppo. Prima di chiudere la LAB-BOX effettuate qualche giro della manopola in senso orario per accertarvi che la pellicola entri correttamente nella guida. ( solo con il Modulo 135, MAI con il Modulo 120 ).
AGGANCIO DELLA PELLICOLA ALLA CLIP
Questa operazione è di fondamentale importanza.Mentre la Agfa Rondinax aveva un alloggiamento che facilitava il giusto posizionamento di aggancio della clip, la LAB-BOX ne è sprovvista, ma la pellicola deve essere ugualmente agganciata perfettamente al centro della pellicola – immagine di sinistra – per rendere perfetto e senza intoppi l’avvolgimento della pellicola nella spirale.
Precauzioni d’assemblaggio e d’uso: la FILM GUIDE CORRETTAMENTE MONTATA PER IL FORMATO 135
Qui vi voglio ricordare come deve essere correttamente montata la FILM GUIDE prima di essere inserita nella tank.
IL FUNZIONAMENTO DELLA TAGLIERINA LAB-BOX 135
Come già spiegato, il distacco della pellicola dal rocchetto, nel momento in cui tutta la pellicola è stata avvolta nella spirale è di fondamentale importanza: se la pellicola non dovesse staccarsi dal rocchetto non è possibile procedere alla rotazione della tank e di conseguenza non si può portare a termine lo sviluppo. Le due sbarrette d’acciaio attraverso le quali scorre la lama della taglierina fanno sì che questa prema con decisione sulla pellicola, tagliandola di netto. Non avete idea di quanto possa essere resistente al taglio una pellicola, quando non si usano le forbici. Ma c’è un trucco…
IL TRUCCO C’E’, E NON SI VEDE
Per tagliare la pellicola al primo colpo, è necessario, prima di premere verso l’alto la leva della taglierina, alloggiata nella parte posteriore del Modulo 135, agire sulla manopola, in senso orario, fino a mettere alla tensione massima la pellicola, facendo cura di non sforzare; a questo punto una spinta decisa verso l’alto della leva della taglierina fa sì che la pellicola, tagliandosi, si separi al primo colpo dal rocchetto.Una raccomandazione per chi si bobina in proprio le pellicole: la pellicola, in fase di caricamento deve essere stata perfettamente fissata al rocchetto prima di aver proceduto al caricamento della pellicola vergine.Infatti quando al termine dello sdporalamento la pellicola dovrà essere messa in tensione, se non è perfettante adesa al rocchetto ne può fuoriuscire. Da un lato in questo modo potrete fare a meno di tagliare la pellicola e terminarne l’avvolgimento, dall’altro non potrete monitorare la fase di taglio e non potrete sapere se avete correttamente bobinato la pellicola.
LA PROVA SUL CAMPO
Per questa prima prova ho utilizzato una delle fotocamere a me più care, la Horizon 202, di cui ho parlato diffusamente qui.
Si tratta di una fotocamera panoramica sovietica a obiettivo rotante in grado di restituire 24 immagini, usandi la pellicola 24×36, erogando ben 24 fotogrammi in formato 24x58mm, stampabilissimi quindi anche con un normale ingranditore in grado di accettare pellicole “solo” fino al formato 6x6cm. Le immagini sono di Alessandro Bezze, astro nascente della fotografia e del cinema, giovane ma determinato a diventare il miglior direttore della fotografia nella storia di tutta l’industria cinematografica mondiale. Glielo auguro.
L’articolo continua,m ricco di fotografie e immagini, sul sito di Gerardo Bobnomo.
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