Il Treppiedi
Ecco qui di seguito le regole base che utilizzo personalmente con Hasselblad. Normalmente io fotografo soggetti statici, prediligo quindi le pellicole a bassa sensibilità e di conseguenza uso la macchina quasi esclusivamente su treppiedi. Questo mi garantisce da un lato scatti completamente esenti da micromosso, dall’altro una inquadratura molto più consapevole, infine la possibilità, se necessario, di effettuare bracketing, di esposizione, piuttosto che di fuoco, di diaframma – profondità di campo – e di filtri senza cambiare di un micron l’inquadratura che ho scelto all’inizio. L’Hasseblad, se non impegnata con obiettivi pesanti, grazia anche all’alzo intenzionale dello specchio, può lavorare tranquillamente anche con un treppiedi compatto. Tutto questo lavorando esclusivamente con uno scatto a distanza a filo, per evitare di muovere la fotocamera durante lo scatto premendo direttamente col dito il pulsante di scatto. Per fare un esempio il Befree di Manfrotto, molto compatto da chiuso, robusto ed in grado di raggiungere una buona elevazione, calcolando che quando si lavora con il pozzetto non è necessario che il treppiedi sollevi la macchina fino ad altezza occhio. Ma il mio treppiedi, anzi , la mia testa prediletta è la testa a tre movimenti micrometrici, sempre di Manfrotto, che permette di effettuare appunto aggiustamenti micrometrici su tutti e tre gli assi.Qui sotto a sinistra un modello di treppiedi Manfrotto 190, a destra la testa XPRO a tre movimenti con controllo micrometrico.
Befree è una linea di treppiedi concepita da Manfrotto. Oggi gli esemplari disponibili sono diversi, tutti accomunati da una notevole compattezza, leggerezza e alla possibilità di raggiungere, quando tutto esteso, un’altezza adeguata, soprattutto per le fotocamere a pozzetto – ma è sufficiente anche per una reflex. Come ho già accennato, grazie al fatto che con Hasseblad è possibile sollevare lo specchio prima dello scatto, oltre che ad aprire la tendina che protegge la pellicola nel dorso e a impostare il diaframma sulla posizione desiderata, all’atto dello scatto si attiva solo l’apertura dell’otturatore centrale, non a tendina, che aprendosi a 360 gradi che non crea alcun tipo di vibrazione. Un treppiedi adatto ad Hasseblad sì, ma solo usando ottiche leggere, quindi nè gli ultragrandangolari, nè i super tele. Qui sotto un modello in alluminio a sinistra, il Kit Befree One in alluminio con testa a sfera nero, a destra il Befree con testa a sfera, 4 sezioni carbonio, e sacca da trasporto inclusa nel kit
Paraluce
Il paraluce è da sempre un accessorio fondamentale di ripresa. Oltre a proteggere la lente frontale da eventuali gocce d’acqua, ditate e graffi, fa in modo che la lente frontale, oltre all’intero gruppo ottico non vengano colpiti da raggi di luce parassita. Nonostante i sempre migliorati trattamenti antiriflesso, se un raggio di luce colpisce la lente frontale si assiste a un totale decadimento della qualità dell’immagine, oltre che a immagini fantasma. Anche la luminosità riflessa da soggetti molto luminosi, sabbia neve e non solo, può far decadere l’immagine se la lente frontale non è adeguatamente protetta. Nelle situazioni in cui il paraluce non riesce ad intercettare i raggi di luce parassita è possibile fare ombra alla fotocamera con il proprio corpo, oppure provare a intercettare i raggi di luce interponendo tra la lente frontale e la sorgente di luce un cartoncino nero.
I filtri.
Quando si parla di argentico, dove la postproduzione durante la fase di stampa è molto limitata, l’uso dei filtri in ripresa è fondamentale. Io scatto quasi esclusivamente in bianco e nero e i filtri sono essenziali innanzitutto per scurire i cieli sereni ed evidenziare le nuvole. Gli obiettivi Hasselblad non hanno il classico attacco filettato per il montaggio dei filtri, ma un attacco a baionetta proprietario. Si deve quindi ricorrere ai filtri originali o a filtri di marchi molto blasonati che producono esemplari anche con la baionetta Hasselblad; esistono anche in commercio degli anelli adattatori che convertono la baionetta Hasseblad in un normale attacco filettato. Quasi ogni ottica Hasselblad ha diametri di baionetta differenti, quindi è opportuno, soprattutto agli inizi concentrarsi sull’acquisto dei filtri per il diametro dell’obiettivo più utilizzato. Giallo, medio, arancio e rosso sono i filtri adatti per scurire il cielo, essendo colori complementari dell’azzurro. Mentre il filtro giallo medio assorbe meno di 1 stop, il filtro arancio ne assorbe, a seconda delle situazioni quasi 2, e il rosso 3. Eco di nuovo che il treppiedi diventa indispensabile per poter lavorare anche con tempi allungati dall’impiego dei filtri senza il rischio del micromosso. Il filtro rosso è quello che rende i cieli nel modo più “drammatico” ma al contempo aumenta molto anche il contrasto dell’immagine, a discapito delle zone in ombra che spesso risultato quasi trasparenti, ovvero completamente prive di informazioni sul negativo. Anche il polarizzatore è in grado di saturare i cieli sereni o le parti serene dei cieli, a seconda di come si è posizionati rispetto al sole e alla sua altezza sull’orizzonte. E’ comunque sempre importante, specie quando si lavora con obiettivi grandangolari, che la porzione di cielo sereno inquadrata sia di un azzurro omogeneo, per evitare di ottenere poi un negativo dove la saturazione del cielo sereno non è omogenea su tutta l’inquadratura. Un altro filtro che si impiega specie nelle fotografie di paesaggio è il filtro verde, che schiarisce la vegetazione restituendone tridimensionalità. Ma in un paesaggio dove una buona porzione dell’inquadratura è dominata dal cielo, è preferibile usare i filtri che scuriscono l’azzurro piuttosto che il verde che schiarisce la vegetazione. I filtri non possono mai essere utilizzati in accoppiata, fatta eccezione del polarizzatore.
Lascia un commento