Si, lo confesso… io le salverei tutte! Perché? Perché le adoro!
Non riesco a sopportare che gioielli come le fotocamere prodotte negli anni ’60 e ’70 finiscano dimenticate in fondo a qualche cassetto.
Concentrati di tecnologia, meccanica raffinata che hanno fatto la storia della Fotografia, spesso nelle mani di illustri fotografi, ora abbandonate nell’armadio del salotto, dietro le carte da gioco, la scacchiera, i centrini orribili della nonna lavorati all’uncinetto e i sei bicchieri da Cognac mai usati.
La fortuna vuole che qualcuno, questi magnifici oggetti li riporti alla luce e incuriosito dall’ipotetico valore (ricordo che papà l’aveva pagata un sacco di soldi…) le metta all’asta su ebay o meglio, si rivolga a qualche negozio specializzato offrendole in parziale permuta per acquistare una digitale moderna e performante.
Il mio caro amico Ryu è il titolare di uno di questi negozi ed io ho avuto l’immenso piacere, tanti anni fa, di mettere piede per la prima volta, in questo “paese dei balocchi”. Da allora ho potuto trovare soddisfazione ad ogni mio desiderio; le fotocamere che sognavo da ragazzino, studiando e consumando gli Annuari di Fotografare ed i depliant delle Case , sono man mano passate in quel paradiso ed io, puntualmente, le ho comperate. Facile!
Dopo oltre vent’anni però che giochi a fare l’accumulatore seriale di fotocamere ed obiettivi, ti ritrovi come la Pina, la moglie del Rag. Fantozzi, che innamorata del panettiere, riempiva di pane ogni armadio di casa.
Da me, al pari, si riescono a trovare un paio di Nikon anche tra i carciofini sott’olio in dispensa, una M2 tra i calzini e qualche Canon FD tra il flacone dello shampoo e la schiuma da barba.
Con questo spirito poi, sono animato, come dicevo, a salvare quelle povere bestiole che vengono messe da parte per motivi meramente economico commerciali. Mi riferisco in particolare a tutte quelle fotocamere che per un motivo o per l’altro risulta antieconomico far controllare ed eventualmente riparare da un laboratorio specializzato. Non sono in genere apparecchi rotti, ma solo da ripulire e ripristinare in alcune parti, magari smontandoli e verificando le parti non funzionanti.
Il mio amico, nel suo negozio, spesso propone questa tipologia di prodotti a prezzi davvero interessanti ed io non riesco a trattenermi.
Magari propone un’ottica già di per sé interessante e per rendere ancora più accattivante l’offerta aggiunge “in omaggio” una fotocamera venduta come pezzo di ricambio. Il mio pane!
L’ultima in ordine cronologico che sono riuscito ad accaparrarmi è stata una splendida Minolta SRT 101 con ottica MC Rokkor 58 mm 1,4.
Il 58/1,4 è piuttosto famoso ed apprezzato per le sue caratteristiche ed era una di quelle ottiche messe nella lista dei desideri, senza accanimento.
Si, perché con il web e la “grana” ormai si trova tutto quello che vuoi, ma così è troppo facile e il sabato del villaggio dura troppo poco.
Molto più intrigante aspettare e trovare “l’offertona”…
Ed eccola che arriva da NOC! Il bel normale da 58 mm da usare con raccordo sulla Sony full-frame è in ottime condizioni e con lui una SRT 101 da rivedere.
“Prenota” e un paio di giorni dopo arriva puntuale il pacchetto in ufficio.
Non resisto alla curiosità e appena libero dagli impegni di lavoro, salgo in macchina in pausa pranzo e mentre guido verso casa, apro il pacco per visionare l’ultimo giocattolo.
Prendo in mano il tutto e mi parte una risata dal cuore. Ottica e macchina hanno un peso che ricorda quello di una mazzetta da muratore; roba d’altri tempi.
L’obiettivo è perfetto e non necessita neppure di una soffiata alle lenti (cosa che ho comunque fatto in occasione del primo controllo per renderlo “mio”). Il corpo macchina invece ha bisogno di un bel controllo generale con sostituzione guarnizioni dorso, pulizia vano batteria e soprattutto una bella ripulita al mirino che è fastidiosamente pieno qua e la di frammenti di foam sgretolato dal tempo.
Rimando l’operazione per la cronica mancanza di tempo fino ad oggi, giorno in cui si presentano le condizioni ottimali per l’intervento.
Lockdown e zona arancio causa Covid, pioggerella e cielo grigio, nessun rompiscatole in casa, solo Pablo il pelosone a quattro zampe, musica in sottofondo, caffè freddo, scrivania con attrezzi e Fix Old Cameras a dare i suggerimenti del caso.
IPhone a portata di mano per documentare la riparazione e si parte.
Inizio a rimuovere la leva di carica, con l’accortezza di proteggere con della gomma il fermo della leva intorno al pulsante di scatto, per evitare di segnarlo con le pinze.
E’ la volta del selettore dei tempi e per non perdere la posizione dell’indice Iso e dei tempi di posa, occorre impostare la posa B e la sensibilità a 6400 Iso.
Si passa quindi al nottolino di riavvolgimento pellicola.
Aperto il dorso si trattiene il perno guida del rotolino e si procede svitando la parte sopra.
Via anche il piatto di finitura che trattiene sulla sinistra la calotta della fotocamera, per passare alle 3 viti a croce sul bordo fotocamera, due ai lati del mirino e una sul fianco destro.
Per finire, occultata sotto al punto rosso di riferimento per l’accoppiamento dell’obiettivo, l’ultima vite che trattiene la calotta.
Piano, piano e con la massima attenzione per non danneggiare nulla, in particolare il sistema di carrucole con la cordicella che unisce il simulatore del diaframma con il selettore dei tempi, si solleva la calotta e la SRT 101 è aperta.
Due viti trattengono un telaietto che fissa in posizione il pentaprisma.
Svitate anche queste e rimosso il telaio si può sollevare il pentaprisma ed arrivare finalmente alla parte superiore della lente di Fresnel del vetrino di messa a fuoco.
A questo punto si possono soffiare via i detriti di foam presenti e la polvere prestando la massima attenzione agli indici e alla lancetta del galvanometro, che sono delicatissimi quanto minuti.
Resto un momento a guardare affascinato quella meraviglia di meccanica e cerco di immaginare l’impegno, la conoscenza e lo studio che si sono resi necessari per progettare e realizzare questa fotocamera.
Altro che lasciarla in fondo ad un cassetto!
Come vedere abbandonata in un garage tra la polvere e le ragnatele una Jaguar E Type… e che diamine! Un po’ di rispetto!
Riporto in sede il pentaprisma dopo averlo pulito, prestando la massima attenzione ai cavi elettrici dell’esposimetro, poi controllo dall’oculare del mirino, prima di richiudere il tutto, che il mirino sia pulito.
Con orgoglio mi crogiolo nell’ennesimo intervento eseguito con successo e con calma richiudo il tutto con la successione inversa allo smontaggio.
Batteria nell’alloggiamento, imposto 1600 Iso e punto verso una fonte di luce la fotocamera. Funziona tutto! Non ho sfasciato nulla anche questa volta. Ora la SRT 101 è pronta per unirsi alle già presenti SRT 303b e XE-5. Prossimo impegno sarà predisporre una valigia in alluminio più grande per contenere il mio sistema Minolta che allo stato attuale conta 3 corpi e una decina di ottiche.
Sapete che vi dico?
Mentre con l’Opinel affilato a rasoio modello le sagome di spugna per ottiche e corpi macchina, faccio che predisporre anche il posto per una XM; non si sa mai…
Luca Boratto
Ho una Minolta SRT101 mancante della vite blocca batteria sul fondo, il resto in ottime condizioni generali, potreste essere interessati?