Il recente articolo sulle Kodak Retina folding 35mm ha introdotto e sviluppato la questione del grande interesse creatosi dall’inizio degli anni ’30 del novecento attorno all’utilizzo della pellicola cinematografica 35 mm con apparecchi compatti che via via si evolvono, mantenendo Leitz come punto di riferimento.
Tra i passi fondamentali vi è certamente quello dell’introduzione delle ottiche intercambiabili che vedrà anche Zeiss Ikon lanciare una propria fotocamera volutamente diversa in alcune caratteristiche dai modelli Leica.
Arriva tuttavia la fine di quel decennio senza che un’altra importante azienda del panorama tedesco dell’epoca abbia ancora proposto un proprio modello con le caratteristiche anzi descritte, limitandosi a presentare, nello stesso periodo, una folding 35 mm semplice ed economica, capostipite di una fortunata serie di fotocamere.

La Voigtländer folding Vito riprende gli standard percorsi da molti produttori dell’epoca, in particolare da August Nagel con le folding Kodak, potendo contare su un’ottica di produzione interna di grande qualità ma di limitata luminosità, relegando quindi il nuovo apparecchio in una più limitata sfera di utilizzo e soprattutto al difuori della versatilità che alcune case proponevano per la propria produzione, consentendo agli acquirenti di scegliere tra tipologie di ottiche di differente luminosità.
Che in Voigtländer l’avvento della pellicola 35 mm in fotografia fosse stato accolto in modo tiepido e che la casa di Braunschweig mirasse più alla produzione di ottiche e agli apparecchi grande formato che al nuovo segmento emergente, è un dato di fatto.
Questa politica fu, tuttavia, profondamente rivista nel dopoguerra attraverso una rivisitazione della produzione di fotocamere e, aspetto forse ancor più rilevante, attraverso la riprogettazione di alcune ottiche.

Quella delle ottiche in realtà poté contare su due leve importanti: i minori danni bellici subiti dall’impianto produttivo di Braunschweig e il team di progettisti di assoluto rilievo sul quale un decennio dopo metterà le mani Carl Zeiss attraverso l’acquisizione di una parte del pacchetto azionario di Voigtländer.

Nell’attività di ripensamento della produzione di fotocamere, inizia a divenire sempre più stringente la necessità di occupare, con un proprio apparecchio, il segmento delle 35 mm a telemetro con ottiche intercambiabili, ma per farlo risulta da subito evidente si debba pensare ad un prodotto differente da Leica e Contax che per quanto chiaramente distinguibili per caratteristiche e corredo ottico, rappresentavano pur sempre uno standard al quale Voigtländer sarebbe giunta in ritardo e con una probabile difficoltà a conquistare quote di mercato.
Il periodo che trascorre dalla fine del conflitto alla soglia degli anni ’50 è peraltro caratterizzato da una certa confusione dovuta in gran parte alla riorganizzazione che i principali produttori, Carl Zeiss in testa, dovettero mettere a punto per riprendere le attività.
La nuova Contax ad esempio, profondamente rivista e migliorata rispetto al modello prebellico, verrà corredata da ottiche di progettazione ormai datata e subirà la concorrenza della produzione di oltre cortina identica al modello precedentemente prodotto a Dresda.
Voigtländer quindi presenta nel 1950 un apparecchio fuori dagli standard, rinunciando all’otturatore a tendina sul piano focale per un impegnativo Compur 0, adattando il corpo della Vito III, evoluzione tardiva della serie di fotocamere folding della quale facevo cenno prima, presentata nello stesso anno.

Per questa fotocamera a telemetro con ottica intercambiabile, viene scelto lo stesso nome assegnato nel periodo prebellico ad una interessante folding 6×9 caratterizzata, anche in quel caso, da alcune soluzioni fuori dal comune.
La Prominent folding introdotta nel 1933, in ritardo rispetto al progetto originale, è dotata di telemetro, esposimetro ad estinzione ed alcuni esemplari montano un otturatore prodotto da Voigtlander, il Turbo, nel tentativo, forse, di affrancarsi da Compur di proprietà della concorrente Zeiss.

La nuova Prominent condivide con la Vito III lo chassis, la calotta, il telemetro e la disposizione del comando di messa a fuoco ma si differenzia per il frontale che mostra, al posto dell’anta ribaltabile e del soffietto della Vito III, una vistosa placca nichelata che riporta una seconda baionetta esterna e cela l’elicoidale sul quale è montato l’otturatore.

Sull’otturatore è invece presente la baionetta principale sulla quale viene innestata l’ottica standard.
La relazione tra i due modelli, Prominent e Vito III, appare un po’ come quella tra l’uovo e la gallina , non potendo stabilirsi quale dei due sia nato prima dell’altro o se, nella progettazione post bellica, Voigtländer abbia voluto mantenere la stessa base produttiva al fine di ottimizzare i costi di produzione.
Entrambe le fotocamere vengono presentate con una nuova ottica a sei lenti, destinata poi a corredare i successivi apparecchi 35 mm della serie Vitomatic: l’Ultron 50 mm f2.
Accanto a questo trovano posto un nuovissimo e più luminoso obiettivo a sette lenti, il Nokton 50 mm f 1.5 e il classico Skopar a quattro lenti con apertura a f3.5.
Il Nokton, che viene progettato espressamente per la Prominent, rappresenta la vera novità nella panoramica delle ottiche super luminose dell’epoca.

Con la presentazione della fotocamera, per quanto si intravedano alcune prerogative che farebbero pensare ad ulteriori ottiche, basti pensare alla baionetta esterna in puro stile Contax, non viene fornita alcuna indicazione precisa rispetto ad ulteriori focali per l’uscita delle quale occorrerà attendere qualche anno.
La scelta dell’otturatore centrale su un apparecchio di questo genere comportò, com’è facilmente intuibile, alcune complessità nella progettazione ed alcune limitazioni che in parte spiegano il ritardo nell’uscita delle focali grandangolare e tele.
Il vantaggio, tuttavia, era all’epoca evidente e risiedeva nella possibilità di disporre di tempi di sincronizzazione flash decisamente più rapidi di quelli permessi da un otturatore a tendina.
Su questa filosofia Voigtländer basò la caratteristica distintiva di Prominent rispetto ai modelli della concorrenza, fino a dotare la fotocamera di una speciale borsa di cuoio che conteneva nella parte interna del frontalino un lampeggiatore.
La caratteristica costruttiva dell’otturatore Syncro Compur merita due parole in più poiché non ci troviamo di fronte ad un classico dispositivo come siamo abituati a vedere su molte fotocamere dell’epoca.
Al di là delle dimensioni, il Compur O adottato ha un diametro interno utile di ben 24 mm, il nuovo otturatore è dotato di una doppia serie di lamelle, la seconda delle quali trova alloggiamento al posto del diaframma che, nel caso della Prominent, è inserito nell’obbiettivo ed è per quasi tutte le ottiche l’unico comando da queste direttamente selezionabile.
La presenza della doppia serie di lamelle ha una ragione di carattere pratico, volta a scongiurare la possibilità che in occasione del cambio dell’ottica o ad ottica smontata, un accidentale tocco dell’otturatore possa generale l’ingresso di luce parassita.
Tuttavia quando fu sviluppato si corse il rischio di dover limitare la velocità massima a 1/250 di secondo per via della maggiore inerzia determinata dal doppio movimento delle lamelle.
Ne risulta quindi un otturatore non solo di dimensioni maggiori di quanto siamo di norma abituati a vedere su un apparecchio 35 mm ma anche di maggiore complessità interna che finisce, soprattutto oggi, per rendere più complesso qualsiasi intervento di manutenzione o riparazione.
Per caricare l’otturatore viene introdotto un leveraggio accoppiato alla manopola di avanzamento della pellicola che agisce sulla leva di ricarica classica presente sugli otturatori centrali in due momenti: con il primo movimento la camma spinge la leva di carica presente sull’otturatore, con il secondo movimento ritorna in posizione in modo da consentire alla leva dell’otturatore di risonare in posizione di scarico durante lo scatto.

Un sistema ingegnoso molto simile a quello adottato sulle biottiche che tuttavia nel caso della Prominent è in parte a vista anziché essere completamente coperto dal carter frontale come ad esempio sulle Rolleiflex.
Una delle altre caratteristiche singolari della prima versione della Prominent è il mirino, totalmente privo di qualsiasi riferimento per le focali diverse al 50 mm ed anche in questo caso assolutamente identico a quello della Vito III che ha l’ottica fissa.
Proprio per la caratteristica del mirino è possibile distinguere le tre versioni della Prominent: quella originale del 1950, quella con il mirino con le cornici luminose del 1956 e la terza ed ultima con il nuovo mirino Kristal con il rapporto 1:1 del 1958.
Dalla seconda versione viene inoltre montata una leva di ricarica coassiale al vecchio bottone.
Facevo prima cenno al fatto che le focali diverse al 50 mm apparvero successivamente alla presentazione della fotocamera e non furono poi così tante da costituire un versatile corredo al pari dei modelli concorrenti.
In alcuni casi poi ci troviamo di fronte a produzioni limitate o addirittura a prototipi che hanno fatto sì che la Prominent ed il suo corredo di ottiche ed accessori sia stato apprezzato più per il valore collezionistico che per quello di qualità e praticità nell’uso.
Le due ottiche classiche è decisamente più facili da reperire sono lo Skoparon 35mm f 3.5, il Dynaron 100 mm f 4, entrambi dotati di baionetta esterna ed introdotti nel 1955.

Nel 1956 Voigtländer festeggiava i duecento anni dalla fondazione dell’azienda e il raggiungimento del ragguardevole traguardo dei quattro milioni di obiettivi prodotti.
Per l’uso di queste due ottiche, 35mm e 100 mm, sulla prima serie Prominent occorre fare ricorso al bellissimo mirino opzionale Turnit 3, dal mio punto di vista uno dei migliori mirini multifocali prodotti, per quanto dotato solo dei riferimenti per il 35mm , il 50 ed il 100 mm.

Con le tre focali anzi descritte l’utilizzo della fotocamera non comporta ulteriori aggiustamenti essendo l’estensione dell’elicoidale di messa a fuoco, pari a sette millimetri, sufficiente per focheggiare alle distanze previste agendo, con il 35 mm ed il 100 mm, sulla movimentazione del gruppo di lenti anteriore in modo estremamente ingegnoso.

La questione si complica con l’utilizzo del raro Dynaron 150 mm dotato di un proprio elicoidale di messa a fuoco sul quale occorre riportare la distanza indicata sulla scala comandata dal telemetro della fotocamera.
Per la Prominent fu inoltre realizzata una cassetta reflex dedicata con un doppio sistema di visione, dall’alto e a 45 gradi dotata di ottica intercambiabile Telomar 100 mm f5.5.
Anche questo accessorio è estremamente raro ed ammantato di un certo fascino anche in ragione delle focali sperimentali che furono realizzate e delle quali ha parlato Marco Cavina in questo interessante articolo.
Devo francamente dire che la Prominent ed il suo sistema appaiono oggi come un mero esercizio compiuto, come in altri casi dall’industria tedesca dell’epoca, per sfoggiare capacità progettuali e abilità costruttive senza un particolare orientamento alle esigenze dei fotografi utilizzatori.
In particolare, trovo scomodo ed impreciso il sistema di utilizzo delle ottiche che in alcune situazioni di ripresa evidenziano una perdita di nitidezza, almeno nel mio caso, che non sembrerebbe imputabile ad una staratura del sistema di messa a fuoco.

A questo si aggiunge il peso di macchina e 50 mm Ultron che arriva vicino al kg.
Questo insieme di aspetti ne fanno in generale un apparecchio poco utilizzabile, almeno nella mia esperienza diretta, e ben sostituibile ad esempio da una Contax postbellica il cui Sonnar 50 mm 1,5 benché di più datata progettazione non ha molto da temere nei confronti del Nokton attorno al quale si è nel tempo sviluppata una fama a mio avviso più legata alla rarità ed al costo che alle caratteristiche intrinseche.

L’acquisto di una Prominent, soprattutto se si ha intenzione di usarla, deve essere effettuato ponendo grande attenzione agli aspetti di funzionamento dell’otturatore che, come prima accennato, può poi riservare, per la sua maggiore complessità, amare sorprese qualora necessitasse di interventi di manutenzione.

È poi preferibile orientare la scelta sulla seconda versione, decisamente più rara della prima, maggiormente versatile per via della presenza nel mirino delle cornici luminose nel mirino per le focali 35 – 50 e 100 mm.
La terza versione, quella con il mirino grande, oltre che decisamente brutta e sgraziata è anche piuttosto rara e conseguentemente costosa e non vale, dal mio punto di vista, lo sforzo economico richiesto se non per possederla ai fini collezionistici.
Voigtländer interromperà la produzione della Prominent nel 1960 analogamente a quanto in quel periodo farà Zeiss Ikon con Contax e di lì a poco anche Nikon con i modelli a telemetro ad ottiche intercambiabili decretando così la fine di un esperimento nato dieci anni prima e mai approdato al successo che la produzione della casa di Braunschweig probabilmente auspicava, pur senza averci mai creduto fino in fondo.
Max Terzi
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