Rolleiflex SL2000F the undisruptive camera

La Rolleiflex SL2000F, più di ogni altra fotocamera della sua epoca, suscitò e suscita tutt’ora pareri fortemente contrastanti.

Molto amata da alcuni che pur ne ammettono limiti e difetti, odiata da altri che la ritengono poco ergonomica, inaffidabile, insomma una celebrazione dell’inutile.

Quando tuttavia fu presentata alla Photokina nel 1976, la SL2000, la F sarebbe sta aggiunta cinque anni più tardi quando fu commercializzata, fece molto scalpore perché tentò, senza poi riuscirci, di proporre un nuovo modello di concezione della SLR 35mm, introducendo per questo formato alcune soluzioni all’epoca già adottate dai costruttori di fotocamere medio formato e se vogliamo, per quanto concerne i magazzini intercambiabili, anche da altre fotocamere 35 mm quali ad esempio le Contarex ed alcuni modelli Contaflex.

Purtroppo, la storia non diede ragione a questo approccio e pur nella versione successiva, la 3003, questa reflex mantenne un limitato successo commerciale, probabilmente anche per via dell’elevato costo, ed il modello di funzionamento proposto non fu poi seguito, in quei termini da nessun costruttore.

Dal mio punto di vista la SL2000F, che da sempre adoro, ha una portata innovativa più ai nostri tempi che all’epoca nella quale fu presentata e per supportare questa mia affermazione faccio riferimento al termine “disruptive” tradotto letteralmente come “dirompente” utilizzato con riguardo all’innovazione.

La “disruptive innovation” è un’accezione coniata da Clayton Christensen a metà degli anni ’90 per descrivere un processo attraverso il quale un prodotto o un servizio innovativo si sviluppa inizialmente in nicchie limitate per poi affermarsi repentinamente sostituendo prodotti o servizi delle aziende concorrenti che operano come leader del mercato.

Clayton Christensen, recentemente scomparso, era un consulente accademico e commerciale americano definito da The Economist come il più influente pensatore manageriale del suo tempo.

Christensen sosteneva come in antitesi alla “disruptive innovation” le aziende tendono ad innovare più rapidamente delle esigenze dei loro clienti, finendo per realizzare prodotti o servizi che in realtà sono troppo sofisticati, troppo costosi e troppo complicati per molti clienti nel loro mercato.

Queste aziende pensano in grande perché questo è ciò che le ha storicamente aiutate ad avere successo, permettendo loro di far pagare prezzi più alti ai loro clienti più esigenti, occupando quindi la parte più alta e redditizia del mercato.

Quanto descritto da Christensen è esattamente quello che vent’anni prima succedeva con la presentazione della SL 2000, nello stesso anno nel quale Canon presenta la AE 1 che sarà invece un grandissimo successo commerciale con oltre un milione di esemplari prodotti.

È curioso osservare come la SL 2000 verrà commercializzata solo nel 1981 con caratteristiche molto ridimensionate rispetto al prototipo, soprattutto nel sistema di esposizione inizialmente previsto nella completa e innovativa, per l’epoca, varietà di funzioni quali priorità di tempi, di diaframmi, manuale e totalmente automatico.

La SL 2000F verrà invece prodotta solo con l’automatismo a priorità di diaframmi, nello stesso anno nel quale Canon lancerà la AE 1 Program che prevedeva invece l’esposizione in totale automatismo.

Per la serie AE di Canon possiamo quindi parlare di disruptive innovation: con questo modello la casa nipponica conquistò il mercato amatoriale mettendo a disposizione un prodotto le cui caratteristiche erano considerate per i tedeschi a vantaggio di modelli di fascia alta come dimostrato dal progetto della SL 2000.

La mia grande passione per questa macchina, mi ha portato negli anni a raccogliere parte della poca documentazione esistente e tra questa un interessante articolo, scritto da Giulio Forti, apparso sulla rivista fotografare nel dicembre del 1976 sul prototipo della nuova reflex 35 mm Rollei presentata, come dicevo, in quell’anno.

Il lungo e particolareggiato articolo consente di comprendere le caratteristiche del prototipo che sappiamo derivato da un progetto che arriverà in Rollei dopo l’acquisizione alla fine del 1972 del marchio Voigtlander da Zeiss Ikon che ne aveva a sua volta assunto il controllo nel 1966.

Non va però dimenticato che Rollei nel 1975 presenta la SLX, monoreflex 6×6 completamente elettronica, che soprattutto per alcune caratteristiche ricorda il prototipo dell’SL 2000.

In particolare, per il sistema esposimetro che sulla SLX è automatico a priorità di tempi, con un principio di funzionamento simile a quello del prototipo dell’SL2000 che in aggiunta aveva l’automatismo totale.

L’adozione di questo sistema avrebbe tuttavia comportato l’uscita di una nuova serie di ottiche QBM, in grado di gestire la variazione del diaframma sulla base delle informazioni provenienti dal corpo macchina, serie che sappiamo invece non uscirà mai.

Ecco cosa scrive Giulio Forti nel 1976, non risparmiando qualche cenno critico, devo dire tra i pochi dell’epoca, a mio giudizio più che giustificato. “Quello che non mi piace di questa macchina, voglio spiegarlo a molti lettori che mi hanno chiesto lumi in proposito, è il fatto che pur essendo molto innovativa e forse geniale, considerata pezzo per pezzo, considerata tutta insieme come una macchina fotografica reflex 35mm, non mi convince più. E ciò che meno mi convince è il fatto che a Braunschweig i progettisti della Rollei in questo apparecchio hanno voluto ficcarci troppa roba, tanto da fare di un’idea indubbiamente nuovissima più un gioco di prestigio che un apparecchio per fare fotografie”.

Questo articolo, letto con il senno di poi, appare come una tra le più obiettive e lungimiranti analisi tra quelle fatte su questo apparecchio.

L’autore prosegue: “Che la tecnologia spinga fortemente in avanti la mano dell’inventore è verissimo, e lo si può capire, ma che faccia commettere errori di megalomania è meno comprensibile anche se è successo tante volte nella storia del mondo. La Rollei SL 2000, dall’aspetto militaresco e pericoloso, è quello che viene definito un prototipo: cioè la realizzazione a tre dimensioni di un progetto realizzato più per affinare l’ingegno che per entrare in produzione. Questa volta, invece, il prototipo in produzione ci andrà davvero e sembra che potrà essere disponibile nella seconda metà del 1977. Prezzo? Non facciamo previsioni. Diciamo che costerà almeno come tre Contax RTS. E per questa bella sommetta che cosa ci dà questa Rollei SL 2000?”

Sappiamo che il prototipo non andrà in produzione nel 1977 come annunciò Rollei all’epoca: la crisi che l’azienda affronterà a fine anni ’70 e che porterà al fallimento e allo smembramento della società all’inizio degli anni ’80, contribuì non poco al rallentamento delle attività e spiega probabilmente il perché quando fu deciso di produrre e commercializzare la fotocamera le caratteristiche inizialmente previste furono molto ridimensionate.

Non fu invece ridimensionato il prezzo target che la annoverava all’epoca tra le fotocamere reflex 35 mm più care.

A Rollei, non restò quindi che sottolinearne le caratteristiche innovative legate alla forma, ed ecco come sulla brochure di presentazione del modello questo venne esplicitato: “Attraverso questa novità la Rollei rivoluziona alla base il concetto stesso di fotografia in 35 mm, con tutte le sue limitazioni. Perché la Rolleiflex SL 2000 F è una combinazione inedita di cui fanno parte un sistema di caricamento a magazzini intercambiabili, un doppio sistema di mira integrato, un potente motore incorporato e sistemi di misura distinti per fotografare a luce naturale e con flash. Così la fotografia creativa acquista nuove dimensioni”.

Prosegue poi la descrizione: “In più la SL 2000 F ha a disposizione una gamma completa di obiettivi Carl Zeiss, ed è un ’altra garanzia di eccellenza che si accompagna alla tradizionale qualità Rollei. Con la SL 2000 F potete soddisfare le ambizioni fotografiche più eterogenee senza dover ricorrere a più apparecchi e senza appesantire inutilmente il vostro armamentario di accessori. Un altro motivo di superiorità della SL 2000 F risiede nella sua semplicità d ’uso, davvero eccezionale per una fotocamera tecnicamente così evoluta. Grazie alla sua elettronica ultramoderna, anche i vostri esperimenti più arditi riescono facilmente, tanto più che un perfetto sistema di controllo vi mette al riparo da qualsiasi errore tecnico. Rolleiflex SL 2000 F: originale e sicura, per chi vuole emergere in fotografia. Concepita prodotta a Braunschweig con la tradizionale precisione Rollei”.

Sempre Giulio Forti, cinque anni prima, così commentava le caratteristiche innovative: “Due mirini. L’idea può sembrar buona, ma non mi piace: uno, perché il mirino a pozzetto su una 24x36mm è un assurdo; due, perché anche quello reflex, che però non usa un pentaprisma ma un sistema di specchi, non è proprio luminoso come dovrebbe. I mirini non si possono cambiare. Rollei dice: te ne do due in un colpo solo, che vuoi di più? Gli schermi sono intercambiabili solo presso un laboratorio specializzato poiché occorre smontare la parte inferiore del sistema ottico del mirino reflex. In altre parole, è come se la SL 2000 avesse lo schermo di messa a fuoco fisso”.

Nella versione per il mercato almeno la questione degli schermi di messa a fuoco verrà risolta con la semplice intercambiabilità da parte dell’utilizzatore.

La qualità dei due mirini rimarrà purtroppo scarsa, soprattutto se paragonata alle coetanee reflex 35mm di Canon e Nikon che prevedevano la sostituzione del prisma con il pozzetto come sulla F1 old e new o sulla F2 ed F3.

Prosegue poi Forti in quello che a mio giudizio è una dei passaggi più interessanti: “È bello e sofisticato il sistema dei magazzini intercambiabili. (…) Ma servono davvero i magazzini intercambiabili in una reflex 35mm? Io dico di no. Primo: il magazzino intercambiabile fa aumentare il prezzo in modo considerevole. Secondo: il magazzino ha un certo significato con le 6×6 che hanno scarsa autonomia di pellicola. Il fotografo sfruttando due o tre magazzini già caricati si risparmia di cambiare la pellicola ogni cinque minuti. E qui finisce la comodità. Infatti, il discorso di poter passare dal bianconero al colore cambiando il magazzino non è un discorso valido né professionale. Nel caso fosse necessario, il professionista e l’amatore con un bel corredo, preferiscono usare due corpi anziché uno solo con magazzini intercambiabili. E poi i lavori che dovessero richiedere questa alternanza di materiale sensibile si fanno in 6x6cm o addirittura con una macchina 4×5” a banco ottico.”

Occorre dire che la caratteristica dei dorsi intercambiabili è molto più utile oggi di allora.

Oltre alla possibilità di poter avere con sé, in uno spazio ridotto, pellicola bianco e nero o colori vi è la prerogativa, tutta degli ultimi anni, di avere per il bianco e nero una grande varietà di materiali sensibili cosicché può essere comodo avere un magazzino con una Ferrania P30 ed uno con una RPX400 da esporre magari a 1600 ASA.

Sempre a proposito dei magazzini intercambiabili vi è da osservare la particolare scritta 36/72 incisa sul fondello e la scala del contapose che arriva sino a 72 fotogrammi.

Contrariamente a quanto anch’io inizialmente immaginavo, i 72 fotogrammi non si riferiscono alla possibilità di dimezzare il formato in modo da ottenere questo numero di pose su un rullino da 36, come accade sulle fotocamere 18×24.

Si tratta invece della predisposizione per i rullini Auto Winder prodotti da Ilford nella prima metà degli anni ’80.

Queste pellicole, pensate per fotocamere motorizzate, sfruttavano un supporto in polipropilene da 80 micron che consentiva di bobinare in una comune cartuccia 35mm i tre metri di pellicola necessari all’ottenimento di 72 pose.

Per questo film, rimasto in produzione pochi anni, Ilford commercializzò anche un sistema di sviluppo con spirali di maggiori dimensioni in grado di ospitare la maggior lunghezza della pellicola.

Per i magazzini della SL2000F, Rollei predispose uno speciale pressa pellicola marchiato “72”, calibrato per il diverso spessore del film.

Questo accessorio va posizionato al posto dell’originale in caso di utilizzo delle pellicole auto winder.

Tra le prerogative della SL2000F vi è dunque anche quella dell’utilizzo del film 72 pose che fu tuttavia un’Onu ebbe grande fortuna commerciale, anche in relazione alla difficile maneggiabilità in fase di sviluppo di un supporto lungo oltre tre metri.

Oggi questa fotocamera, unitamente alla sorella più giovane 3003, è effettivamente più apprezzabile, abbastanza ricercata e di conseguenza costosa.

La 3003 direi inavvicinabile.

Sull’affidabilità elettronica tanto criticata, lasciatemi dire, non è peggiore di quella della Leica R3 o R4.

Circa la delicatezza sono stato personalmente scottato proprio mentre scrivevo queste righe. La Rolleiflex SL2000F è una fotocamera da usare con molta attenzione in generale, in particolare in fase di caricamento del magazzino che con il senno di poi, raccomando di effettuare, quando è montato sulla fotocamera, sempre a volet inserita.

Eviterete di compiere il mio errore che ha danneggiato, per una banale svista, l’otturatore.

Ma torniamo alle attuali prerogative di questa macchina.

Per chi usa ancora l’analogico, l’avere un sistema di esposizione automatica è talvolta un problema più che un vantaggio ed in questo senso la SL 2000 F offre il minimo sindacale: esposizione manuale, esposizione automatica a priorità di diaframmi, area di lettura prevalente dell’esposimetro visibile sul vetrino di messa a fuoco.

Dei magazzini intercambiabili ho già detto, aggiungo solo che oggi un solo corpo ed un solo esposimetro è meglio di due corpi e due esposimetri che potrebbero non essere tarati in modo esattamente uguale per via dell’età delle fotocamere, del fatto che potrebbero aver ricevuto assistenza in modo differente o che una delle due sia invecchiata peggio dell’altra.

Non è invece da trascurare, ora come allora, il TTL flash.

Sul corredo di ottiche direi che non servono particolari commenti, se non che quelle gommate utilizzabili e dedicate alla SL2000 F sono abbastanza costose e non facilissime da trovare soprattutto nelle focali più particolari.

Qui parlo delle ottiche Zeiss, su quelle della serie più economica Rolleinar, che mi risulta fossero prodotte da Mamiya, glisso elegantemente perché non ho mai avuto modo di avere e provare nemmeno un esemplare tra le focali disponibili.

Resta il tema dell’ergonomia, strana allora come oggi e che francamente trovo anch’io non buona. Ma nella vita bisognerà pur soffrire per passione.

In sintesi, se immaginassi oggi la mia SRL 35 mm ideale, questa si avvicinerebbe molto alla Rolleiflex SL 2000 F.

Concludo dicendo che il termine undisruptive si addice a mio avviso molto a questa macchina, non dirompente, come un petardo che fa rumore ma esaurisce il suo effetto subito dopo, con il solo rammarico che non sia stato sparato quarant’anni più tardi.

Massimiliano Terzi
maxterzi64@gmail.com

Bibliografia e Sitografia:
FORTI, G., Imputato: Rollei SL2000, Fotografare, dicembre 1976
Brochure Rolleiflex SL 2000F
http://claytonchristensen.com/key-concepts/

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