Notizie da Jhagee dall’annuario del 1928

Negli articoli sulla storia delle reflex di Dresda, sono state descritte le realtà produttive di punta che convivevano nella città sassone tra le due guerre, nonché la grande debacle che seguì alla fine del secondo conflitto mondiale con la distruzione, lo smembramento e il depauperamento di quanto rimasto della più grande fucina di uomini e idee che l’industria fotografica mondiale possa ricordare.

Sono recentemente venuto in possesso di una copia, originale dell’epoca, dell’annuario Jhagee del 1928 che mi ha fornito uno spunto per approfondire un pezzo della storia di questa azienda in un particolare periodo nel quale la fondazione Zeiss aveva appena terminato, lo farà nel 1926, la costituzione della Zeiss Ikon.

Quest’ultima deteneva in quegli anni, la maggiore quota di mercato tra le aziende operanti nel settore di produzione di fotocamere.

La catena di acquisizioni fu alimentata anche dalla dilagante situazione di crisi economica che caratterizzò in generale l’economia tedesca negli anni dei primo dopoguerra, crisi in larga parte indotta dalle pesanti sanzioni inflitte alla Germania dopo la conferenza di Versailles del 1919.

Iniziato dalla fondazione Zeiss nel 1902 con l’acquisizione della Palmos AG di Jena, il piano di acquisizioni incorporerà via via tra i più famosi produttori di fotocamere, come rappresentato nello schema qui sotto riportato.

La creazione di questa articolata realtà societaria determinò un forte problema di razionalizzazione dei cataloghi delle singole imprese che ne entravano a far parte, razionalizzazione che solo in parte fu compiuta negli anni ’30, lasciando quindi, sotto lo stesso marchio, produzioni molto simili tra loro.

La parola razionalizzazione è riportata inoltre, più volte, anche nella presentazione dell’annuario Jhagee del 1928, con un’enfasi critica che trovo particolare, volta a difesa dei valori dell’azienda che si trovava a dover fronteggiare sulla piazza una nuova e insidiosa concorrente quale era Zeiss Ikon.

Jhagee aveva in produzione nel 1928 34 modelli di fotocamere che coprivano i formati dal 6×4,5 al 10×15 e che includevano anche apparecchi per la fotografia stereoscopica, nel pieno stile di allora.

L’azienda produceva in proprio ingranditori, accessori e anche otturatori, pur avvalendosi della Deckel di Monaco, per quelli a marchio Compur, montati su alcuni modelli.

La presentazione, dicevo, è un manifesto delle prerogative e dei valori della Jhagee rispetto al nuovo colosso Zeiss che, per quanto mai esplicitamente citato, ha riferimenti chiaramente individuabili tra le righe dello scritto.

Questo brano inoltre, letto con il senno di poi, fa ancora più effetto se si pensa al destino dell’azienda, che in poco più di quindici anni, vedrà così radicalmente trasformato il proprio scenario produttivo e le prospettive che da esso ne derivarono.

Ecco un estratto del testo.

Cari signori,
la razionalizzazione è una vera e propria parola d’ordine tra gli industriali negli ultimi anni, a tal punto che si potrebbe supporre che la razionalizzazione sia l’unico mezzo di salvezza industriale.
Essa rappresenta l’unico ideale della maggior parte dei produttori e le fusioni societarie, così frequenti, nascono in larga misura dal desiderio di raggiungere questo obiettivo. Tuttavia, né la razionalizzazione, né il sistema di trasporto, né il sistema di produzione di massa sono sufficienti per dare soddisfazione ai propri clienti.
Questi metodi possono avere il loro valore solo nel caso di produzione di articoli di uso quotidiano, la cui produzione non varia di anno in anno, ma non si applicano agli apparecchi fotografici che soddisfano le esigenze della tecnica, della scienza o dello sport e che devono tenere il passo con esse.
Così come le grandi invenzioni raramente nascono dall’ispirazione di massa, essendo il frutto di idee di uomini geniali, così anche la semplice routine e la produzione su larga scala non riescono a soddisfare le esigenze della fotografia odierna. La fotocamera deve essere adattata con precisione allo scopo richiesto. Non semplice razionalizzazione dunque, ma abilità personale, è il fattore decisivo nella produzione di macchine fotografiche.
La nostra azienda, una società a responsabilità illimitata, è la più grande fabbrica di fotocamere indipendente nel continente. Le linee produttive sono sotto la supervisione personale dei proprietari a garanzia della qualità della nostra produzione.
Sarebbe incompatibile con il nostro senso di responsabilità, fornire merci non assolutamente all’altezza degli standard competitivi. Non ci proponiamo semplicemente di eguagliare i nostri concorrenti; il nostro obiettivo è di superarli. La nostra ambizione è di continuare a marciare alla testa del commercio in tutto ciò che si appoggia alla qualità e all’esecuzione dei nostri articoli.
Le nostre fotocamere rappresentano il risultato della massima capacità tecnica e del più intenso lavoro di progettazione portando in questo modo ancora una volta la fama dei produttori di Dresda in tutti i paesi del mondo.
Nonostante la raffinata lavorazione delle nostre produzioni, i prezzi di vendita sono mantenuti ad un livello molto ragionevole. Ciò è stato reso possibile dal costante supporto, gentilmente fornito dai nostri clienti, con i loro ordini, confermando che solo una sana rivalità tra i produttori è la caratteristica decisiva nella determinazione dei prezzi.
Con i più sinceri ringraziamenti, raccomandiamo alla vostra cortese attenzione il presente catalogo e rimaniamo, cari signori, veramente vostri.
Jhagee kamerawerke

Se consideriamo la totale carenza di letteratura e materiale d’archivio dell’epoca, non solo su Jhagee ma più in generale per tutte le aziende che operavano a Dresda, rase al suolo con la città nel bombardamenti del 1945, questo annuario ha il fascino che hanno i sopravvissuti, in grado di raccontare una storia.

Sappiamo che Jhagee presentò, nel 1936, la Kine Exakta, prima reflex ad utilizzare il formato 35 mm e che il lancio di questo innovativo modello seguì di tre anni quello del Vest Pocket che utilizzava pellicola in rullo 127.

L’azienda confermava così il proprio spirito innovativo non proponendo al mercato una copia Leica, come farà Zeiss Ikon con la Contax, ma qualcosa di realmente diverso per quei tempi, che rappresenterà poi nel secondo dopoguerra un modello che andrà via via sempre più affermandosi fino a superare di gran lunga la diffusione delle fotocamere a telemetro.

Massimiliano Terzi

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