Nei primi anni duemila, la casa automobilistica francese del leone presentò uno spot pubblicitario per uno dei suoi nuovi modelli che suscito interesse ed apprezzamento sino a divenire uno dei più citati quando si parla della trasmissione del messaggio che associa il desiderio di possedere un determinato bene al suo valore iconico.
In questa pubblicità uscita nel 2002 per il lancio del modello 206 ed ambientata in India, si vede un ragazzo trattare in malo modo una vecchia Hindustan Ambassador lanciandola a tutta velocità contro il muro piuttosto che facendole sedere sul cofano un elefante.
Ironia della sorte la casa francese quindici anni dopo acquisirà i diritti sulla famosa berlina, per tantissimi anni simbolo della mobilità indiana, con l’intento finora non realizzato di produrne un remake.
Lo spot del quale qui è possibile vedere il video integrale, prosegue di notte alla luce della fiamma ossidrica con la povera Hindustan artigianalmente trasformata in una Peugeot 206 sulla scorta di un ritaglio di giornale, con la pubblicità dell’auto francese, usato come modello.
Questo fatto un po’ mi ricorda quando da ragazzino disponendo di un Pentax K1000, ne rivestii il prisma con del nastro adesivo in similpelle nera con l’intento di farla somigliare ad una Nikon FM che tanto desideravo.
Unica differenza, devo francamente dire, è che la mia K1000 taroccata non ha mai attirato l’attenzione delle ragazze come invece accade nell’ultima scena del video pubblicitario di Peugeot.
Resta il fatto che un oggetto desiderabile è, nei limiti del possibile, un oggetto imitato ed il mondo delle fotocamere è ricco di esempi di produttori, piccoli o grandi che hanno commercialmente sfruttato la notorietà di modelli famosi ispirandosi ad essi.
Tra questi ve ne sono alcuni che hanno prodotto imitazioni banali, altri che ne hanno ricavato interessati interpretazioni e pochi che sono arrivati a migliorare il prodotto originale al quale si ispiravano.
La fotocamera che vedremo a breve fu realizzata prendendo spunto da una tipologia di apparecchi che è stata, al pari di altri rarissimi casi quali ad esempio le biottiche Rolleiflex o le monoreflex Hasselblad, di riferimento per moltissimi produttori.
Mi riferisco alle fotocamere a telemetro ad ottiche intercambiabili Leica.
Per quanto sia abbastanza scontato, e per certi versi riduttivo, associare le fotocamere prodotte dalla casa di Wetzlar alla presenza del telemetro e all’intercambiabilità delle ottiche, diviene interessante vedere con quali modalità queste caratteristiche siano state effettivamente tradotte nei modelli a loro ispirati.
Ed a questo proposito il mondo delle interpretazioni è veramente vasto arrivando ad abbracciare un intero settore del collezionismo dedicato alle copie Leica, difficilmente riassumibile in poche righe.
Tra queste vi sono numerosi modelli pensati perché potessero essere distribuiti ad un prezzo abbordabile alcuni dei quali molto interessati per caratteristiche e qualità costruttiva.

Sulla scorta di questo approccio vi parlo dell’Agfa Ambi Silette e delle sue interessanti prerogative.
Della produzione di fotocamere da parte di Agfa ho scritto nell’articolo dedicato al sistema Rapid.
Che i principali produttori di pellicole si siano cimentati anche nella costruzione di fotocamere è un fatto ben noto che troviamo ad esempio in Kodak o in Ferrania giusto per citane un paio.
È poi altrettanto noto che la loro produzione venga spesso associata ad apparecchi di fascia economica, associazione del tutto legittima se pensiamo alla politica commerciale di queste aziende che ha sempre puntato sulla vendita di pellicole su vasta scala utilizzabili con apparecchi di semplice ed immediato utilizzo.
Uno sguardo più attento ed approfondito permette però di individuare quasi sempre modelli interessanti nel mare magnum della produzione di fotocamere di fascia economica.
Agfa non si sottrae a questa logica con una produzione distribuita in un ampio arco temporale che parte dalla seconda metà degli anni ’20 del ‘900 con modelli che varcano sistematicamente l’oceano tramite l’americana ANSCO che AGFA acquisisce nel 1928 e con interessanti esempi di buona qualità ed inventiva, come ad esempio quello della Karat degli anni ’30, che come abbiamo visto è l’antesignana del sistema Rapid.

Sarà tuttavia nel secondo dopoguerra che con il diffondersi degli apparecchi per pellicola 35mm, Agfa introdurrà nella stessa famiglia di fotocamere diverse tipologie nate sulla stessa base.
Tra queste fotocamere vi sono per l’appunto quelle della famiglia Silette.
Questa famiglia, a differenza ad esempio di altre fotocamere dell’epoca con caratteristiche simili, rappresenta un interessante caso di sviluppo sulla stessa base di almeno tre tipologie di apparecchi: la prima più semplificata denominata semplicemente Silette, la seconda dotata di telemetro denominata Super Silette e la terza dotata di telemetro e ottiche intercambiabili denominata Ambi Silette.

Tra il primo modello della prima serie apparso nel 1953 e l’ultimo realizzato nel 1961 vi è un passo produttivo di tutto riguardo che nel 1957 raggiungerà il milione di esemplari.

Dal 1958 verranno presentati i nuovi modelli con la calotta di maggiori dimensioni che ospiterà un esposimetro come nella Silette L e nelle successive varianti.

Nel 1964 con l’uscita del sistema Rapid verranno prodotti alcuni modelli Silette dedicati ai nuovi caricatori
Vi sarà poi la terza generazione di questa fotocamera prodotta negli anni ‘70 derivata dal modello Optima.
Manteniamo l’attenzione sulla prima serie costituita da apparecchi semplici e ben costruiti con una razionale distribuzione dei comandi ed una leva di ricarica che, in posizione di riposo, resta all’interno del profilo della calotta superiore.

Tra le altre caratteristiche comuni a tutti i modelli, oltre al design della fotocamera che consente di parlare di un vero e proprio family feeling, vi è il promemoria della sensibilità della pellicola inserito nella manopola di riavvolgimento, la presa per la sincronizzazione per flash, ed una gamma di otturatori che si estende, a seconda dei modelli, dal Pronto con tempi da 1/25 a 1/200 di secondo, al Prontor che estende le velocità da 1 secondo a 1/300 di secondo, al Compur Rapid o al Synchro Compur con tempi da 1 secondo ad 1/500.
La gamma degli obiettivi parte dal Color Apotar 45mm 3.5 o 45mm 2.8 con schema ottico a tre lenti al Color Solinar 50mm 2.8 con schema ottico a quattro lenti.
Su un ridotto numero di Super Silette fu montato il Color Solagon 50mm 2.0 con scherma ottico a sei lenti che rende oggi questa versione particolarmente rara e ricercata.

Il modello Ambi Silette è dotato di telemetro, ha ottiche intercambiabili ed è stato prodotto tra il 1957 e il 1961.

Il parco ottiche comprende lo standard Color Solinar 50 mm f2.8 a quattro elementi, il 35mm f4 Color Ambion sempre a quattro elementi, il 90mm f4 Color Telinear a cinque elementi.

Il 130mm f4 Color Telinear sempre a cinque elementi fu disponibile solo successivamente alla presentazione della Ambi Silette e richiede un mirino aggiuntivo da montare sulla slitta porta accessori.
Il mirino dispone solo delle cornici luminose per le focali 35 – 50 e 90 mm, selezionabili tramite il cursore posto sulla calotta, è molto ampio e luminoso, ha integrato il telemetro che ha una base di 36,7 mm sufficiente per garantire una discreta precisione di messa a fuoco ed ha infine una curiosa anta di protezione incernierata sulla parte superiore alla calotta.


L’anta messa con buona probabilità a protezione delle più ampie e delicate aperture di mirino e telemetro rispetto a quelle della Super Silette è nell’uso pratico più una seccatura che un vantaggio poiché mantenuta aperta ha un ingombro che è di intralcio durante il trasporto della fotocamera a tracolla, oltre che a rischio di danneggiamento.

Un’altra caratteristica interessante del modello Ambi Silette è la dimensione e luminosità del mirino decisamente superiori a quelle del modello Super Silette come è possibile rilevare nell’immagine sopra di raffronto delle basi telemetriche.

L’Agfa Ambi Silette è leggera e di facile uso ed anche abbinata alle due ottiche grandangolare e tele costituisce un corredo compatto e di ottima trasportabilità.
Trovate di seguito i risultati di una breve prova sul campo che mette in evidenza le buone prerogative del 35 e del 90 mm con qualche dubbio sulla precisione di mesa a fuoco del 50 mm che avrebbe necessità di un più approfondito controllo soprattutto per la taratura all’infinito.


Questa tipologia d fotocamere, nate con la prerogativa di utilizzare sullo stesso corpo e con lo stesso sistema di lettura della distanza, ottiche di focale differente, ha nella taratura del fuoco delle singole ottiche il vero tallone d’Achille anche in relazione a marche e modelli ben più blasonati di questo.

Per quanto le prove di questo genere lascino sotto il profilo tecnico il tempo che trovano, non misurando i risultati con parametri oggettivi e confrontabili, resta la valutazione complessiva in relazione alla tipologia di impiego del corredo durante la prova, valutazione che in questo caso mette in evidenza una buona resa con riguardo alla nitidezza e alla distorsione, quest’ultima soprattutto in relazione alla focale 35 mm.

Del resto, non disponendo dei test MTF di queste ottiche e non potendo nemmeno effettuarli in modo completo per mancanza personale di competenze, approccio e attrezzatura, è più difficile comprendere quanto il risultato di utilizzo sul campo sia influenzato da fattori quali il livello di efficienza e di precisione dell’attrezzatura, le condizioni di ripresa, la tipologia della pellicola e il tipo di sviluppo utilizzati, tutti elementi che possono condizionare il risultato finale a prescindere dalla buona qualità dell’ottica utilizzata.

Ecco quindi che per una pellicola di media sensibilità, per una fotocamera tutto sommato in ordine utilizzata a mano libera, trovo che la qualità finale sia assolutamente interessante in ragione dell’economicità del corredo e chi ha esperienza nell’uso di mezzi datati sa che risultati accettabili non sono per nulla scontati soprattutto la prima volta che si utilizza la fotocamera.

Onore quindi a questa piccola di casa Agfa che con una spesa ancora oggi contenuta consente di portare a casa una interessante imitazione della più famosa fotocamera.
Massimiliano Terzi
maxterzi64@gmail.com

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Ciao, articolo molto interessante. Avrei bisogno di qualche informazione in più sul modello Agfa Silette Compur rapid 1958. In particolare, se avessi per le mani un modello funzionante in buone condizioni quanto potrebbe valere visto che non è tra i modelli più rari? Se volessi utilizzarla che tipo di rullino posso acquistare?
Grazie
Ciao e grazie. Dovresti dirmi che tipo di obiettivo monta la tua fotocamera. Il nome le vedi dalla scritta sull’anello attorno alla lente.
Max