Per quanto il periodo di maggior dinamicità commerciale e crescita aziendale, dal punto di vista dei volumi produttivi e della varietà di modelli, sia per la Franke e Heidecke quello del secondo dopoguerra, le basi di questo sviluppo vengono gettate negli anni ’30 nei quali la produzione delle biottiche supera il traguardo delle quattrocentomila unità pur con un numero di modelli e versioni ben inferiore a quelle del dopoguerra.

Si afferma in questo decennio il concetto di praticità, versatilità e semplicità d’uso della biottica anche attraverso una modalità di comunicazione che afferma in modo semplice e lineare le prerogative del nuovo prodotto.
La fase prebellica di produzione delle biottiche inizia nel 1929 e si snoda nel decennio successivo attraverso due modelli principali, la Old Standard del 1932 e la Automat del 1937.
Accanto a questi troviamo la Original, la Baby e le prime Rolleicord che completano la gamma disponibile.
Queste “zie anziane” sono oggi decisamente meno usabili dei modelli post bellici fondamentalmente per la minor praticità, soprattutto dei primi modelli, per lo stato di conservazione, occorre tener conto che una Original può avere al suo attivo oltre novant’anni di vita, e per il fatto di essere corredate da ottiche prive di trattamento antiriflesso.
Quest’ultimo fattore, che ho volutamente tenuto in fondo alla lista, non è di per sé un limite se le lenti sono ben pulite e prive dei difetti tipici dell’invecchiamento trascorso senza alcuna manutenzione.
Pur costituendo quindi un mondo a parte sono oggi numerosi gli entusiasti di questa generazione di fotocamere che io stesso ho riscoperto non molto tempo fa dopo essermi per molti anni focalizzato sui modelli più recenti.

I modelli prebellici hanno poi un indubbio vantaggio, quello di costare sensibilmente meno delle sorelle più giovani e di raggiungere quotazioni più elevate solo in caso di esemplari molto ben conservati, magari corredati da scatola istruzioni e accessori il che costituisce, almeno per la mia esperienza, una assoluta rarità.
Ci si può quindi accostare con una cifra ragionevole al medio formato portando a casa anche un pezzo di storia, giacché a queste fotocamere TLR ed ai loro ideatori e costruttori, va attribuito il merito di avere avviato un filone produttivo arrivato fino ai nostri giorni.
Per dare maggiore corpo al concetto di innovazione, approfitto del recente ritrovamento di un paio di brochure dell’epoca in lingua italiana per ripercorrere brevemente le caratteristiche e le prerogative di alcuni dei modelli importati in quegli anni nel nostro paese, seguendo quanto descritto in questo raro materiale.
Quello che da subito appare evidente scorrendo lo brochure, è la sensibile differenza rispetto all’approccio tassonomico moderno adottato da molti autori che si sono occupati della storia dei modelli TLR Rolleiflex e che hanno in alcuni casi dovuto, giocoforza, creare dei nomi mai esistiti per poter distinguere le versioni delle fotocamere.
Questo fatto, comune anche ad altre aziende che hanno operato nel settore, è per la Franke e Heidecke accentuato dalla numerosità di versioni, talvolta differenti tra loro solo per piccoli particolari, nell’ambito dello stesso modello o della stessa famiglia di modelli.
Un classico esempio, riferito al periodo prebellico, è il nome “Original” attribuito al primo modello o “Old Standard” entrambi coniati in fase successiva e non presenti nel materiale dell’epoca.
Ma su questo aspetto ritorno a breve.
Quanto sopra è meno evidente nella produzione post bellica, sulla quale apro una breve parentesi, per la quale invece mi capita talvolta di rilevare nella descrizione delle fotocamere, fatta prevalentemente da appassionati od entusiasti del marchio, un merge tra i codici del modello attribuiti in fabbrica ed il nome commerciale.
Ecco quindi che compaiono Rolleiflex 3.5C, modello commerciale mai esistito, e nato dalla fusione dal codice di fabbrica K4C applicato al nome commerciale 3.5 con Planar o Xenotar.
Come è possibile vedere dalla pagina della brochure sotto riportata, il modello K4C quando uscì era, almeno in Italia, denominato semplicemente 3.5 assumendo solo in un secondo momento il nome commerciale di 3.5E per uniformare probabilmente la nomenclatura al modello 2.8.

Peraltro il modello 3.5C è citato anche sul sito del Rolleiclub internazionale più famoso e quindi questa imprecisione è accreditata come modello realmente esistito.
Torniamo alle Rolleiflex prebelliche.
A complicare ulteriormente la questione della nomenclatura vi è il fatto, purtroppo valido non solo per le Rolleiflex, che questi apparecchi furono da subito esportati in tutto il mondo e soprattutto nel periodo prebellico distribuiti con nomi diversi a seconda dei paesi di destinazione.
Eccone un esempio: in Italia nel 1939 la Rolleiflex 4×4 veniva commercializzata come “sport 4×4” e non come Baby Rolleiflex come siamo normalmente abituati ad indicare questo modello.

All’inizio della produzione di nuovi modelli le aziende spesso non hanno previsioni certe dei successivi sviluppi dei loro prodotti a tal punto che esistono ormai alcune regole per il “naming” che consentono di conservare la giusta flessibilità rispetto a possibili sviluppi futuri.
Se invece torniamo indietro nei decenni troviamo casi nei quali per identificare ex post una determinata fotocamera sia stato necessario creare nomi ad hoc.
Ne è un esempio su tutti la Hasselblad 1600F che quando uscì era semplicemente Haselblad, al pari della Rolleiflex Original il cui nome commerciale era Rolleiflex e basta.
Analogo discorso vale per la Rolleiflex Standard che troviamo ex post declinata in Old e New per distinguere i due modelli peraltro profondamente diversi tra loro.

Sempre per restare alla Franke e Hiedecke, la questione si complica se ci riferiamo al modello Automat che dal 1937 al 1955 esce in un ampio numero di versioni per molte delle quali è stato creato un suffisso ad hoc per distinguerle.
Partiamo quindi dalla Old Standard alla quale ho dedicato tempo fa questo articolo con video.
Questo modello, derivato dalla 4×4 uscita l’anno prima, viene sviluppato in una logica di facile utilizzo e di risultati di qualità come sottolinea questa brochure.

L’evoluzione dalla Original alla Standard è incentrato proprio sugli interventi per migliorare l’utilizzabilità e la precisone.


Arriviamo poi alla pagina degli accessori per Rolleiflex sul catalogo del 1939 della ditta Ippolito Cattaneo di Genova.

Tra accessori la cui presenza si consoliderà anche nei cataloghi del periodo post bellico, troviamo solo qui l’aggiuntivo ottico Magnar prodotto dalla Carl Zeiss Jena che portava la focale a ben 300mm.
Il successivo Mutar 1,5x post bellico porta la focale dell’80mm Planar o Xenotar a 120mm.

Di seguito la pagina del catalogo del 1939 con i dieci punti che caratterizzano la Rolleiflex.

Chiudo questa breve carrellata con il testo introduttivo della brochure del 1939 che ha un valore predittivo rispetto alle ragioni del successo che ebbero queste fotocamere.
LA VITTORIA SULLA PROBABILITA
Dall’avvenimento all’immagine finita vi è talvolta una lunga strada. Si frappongono diversi ostacoli, casi imprevisti, pregiudizi; così, spesso, di un avvenimento non resta che il puro desiderio di conservarlo. Eppure esiste una macchina fotografica più forte di ogni ostacolo, più forte persino della propria indolenza: è la macchina a specchio Rolleiflex!
Chi possiede una Rolleiflex diviene e resta entusiasta della fotografia. È meraviglioso il fotografare con una Rolleifiex. Si scorge un motivo interessante, basta uno sguardo sul vetro smerigliato ed ecco l’immagine! Qualche movimento ancora, quasi spontaneo, e già ci si assicura una nuova e buona presa sulla pellicola!
Questa rapidità nella manovra, questa sicurezza nel lavoro sino dal primo giorno, questa sicurezza preventiva di buone prese sono le grandi qualità positive della fotografia Rolleiflex.
Peraltro è incredibile come questi passaggi, almeno per la mia esperienza di utilizzo delle Rolleiflex, siano ancora oggi attuali a prescindere dalla generazione di apparecchi utilizzata.
Buon divertimento quindi se possedete ed utilizzate o se deciderete di possedere e di utilizzare una delle “Zie anziane”.
Massimiliano Terzi
maxterzi64@gmail.com

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