I cento anni della Franke & Heidecke

Il 2020 è di certo un anno anomalo.

L’impatto sulla nostra vita quotidiana, degli eventi sin qui accaduti ha complicato la realizzazione delle iniziative promosse negli ultimi mesi, e ha di fatto reso impossibile intraprenderne altre che avremmo dato per scontato nella precedente normalità.

Tra queste ultime vi è di certo la celebrazione dei cento anni dalla fondazione della Franke & Heidecke, sodalizio che otto anni dopo porterà alla presentazione della Rolleiflex.

Non ho trovato molto su questa ricorrenza e io stesso, preso dalle problematiche attuali, ho fatto ben fatica a ricordarmene.

Del resto la costituzione della società con sede a Braunschweig, avvenuta nel 1920, è l’avvio un po’ in sordina di un successo che si rivelerà travolgente solo all’inizio degli anni ’30 con la diffusione delle biottiche.

A queste ultime è riservato, nell’immaginario collettivo, lo spazio maggiore, nei confronti del quale ciò che è accaduto prima del loro avvento o dopo il loro tramonto, ha con il passare degli anni perso ha rilevanza.

Questa cosa mi ricorda una conferenza svoltasi anni fa al Civico Planetario di Milano che aveva per titola “la fisica di Star Trek” tenuta da Fabio Peri, conservatore del planetario.

Nel corso dell’incontro, tra le numerose informazioni fornite sulla serie cult degli anni ’60, mi aveva molto colpito quella relativa all’astronave Enterprise che in tutti gli episodi della serie non parte e non arriva da nessun posto ma è in continua navigazione.

Sarebbe stato probabilmente complesso per gli autori realizzare l’idea della costruzione o del lancio di quel microcosmo viaggiante che è l’Enterprise.

Con il senno di poi, visto il successo della serie, la questione non è nemmeno poi così rilevante giacché nel ricordo di tutti rimane l’incipit degli episodi che recita: “Giornale di bordo del Capitano, data astrale…” seguito dalle brevi note del comandante Kirk che introducono il tema della puntata.

Probabilmente poco importa sapere altro.

Per le Franke & Heidecke la questione è più o meno simile.

Della vita dell’azienda, che dalla seconda metà degli anni sessanta cambierà progressivamente nome, prima in Rollei Werke Franke & Heidecke e successimene perdendo dalla ragione sociale il nome dei fondatori, resta maggiormente nota e celebrata solo la parte costituita per l’appunto dalla produzione delle biottiche.

Poca rilevanza è data, anche nelle numerose pubblicazioni sul marchio, a cosa sia accaduto prima e cosa stia tutt’ora accadendo, visto che una costola dell’antico sito produttivo di Braunschweig ancora sopravvive.

Ecco quindi che celebrare il primo atto formale della nascita di una così nutrita serie di fotocamere e di una così articolata serie di vicende aziendali, per quanto possa apparire lontano nella memoria collettiva, è un atto doveroso nei confronti della storia e degli uomini che l’hanno animata.

Una panoramica delle vicende legate al marchio è contenuta nei quattro articoli che trovate ai seguenti link

La storia della Rollei – prima parte

La storia della Rollei – seconda parte

La storia della Rollei – terza parte

La storia della Rollei – quarta parte

Questi articoli furono scritti a seguito di una serata svoltasi da NOC che aveva per titolo “Le due vite di Rollei” preparando la quale presi coscienza di quanto era esistito prima, durante e dopo le più famose ed imitate TLR.

Celebrando il centenario voglio ricordare gli anni di avvio dell’attività che coincisero con un difficile periodo per la Germania uscita sconfitta dal primo conflitto mondiale.

In questo contesto il coraggio imprenditoriale dei due fondatori fu di certo notevole così come fu notevole la continua ricerca di un nuovo prodotto che potesse consentire alla neonata azienda di creare un’alternativa alla produzione delle macchine fotografiche stereo prodotte nei primi anni.

La Heidoscop e successivamente dal 1926, la Rolleidoscop, che introdusse l’utilizzo del dorso per pellicola a rullo, sono entrambe creazioni di grande pregio che, pur ispirandosi all’omologo modello prodotto da Voigtlander, introdussero uno standard qualitativo di assoluto rilievo.

Occorre poi ricordare che la Rolleiflex altro non è che una Rolleidoscop messa in verticale e con un obiettivo in meno.

Del resto il nome Rolleidoscop trae origine da il prefisso “roll” che sta ad indicare la pellicola in rullo, la particella “eid” che ricorda il nome del progettista Heidecke e il suffisso scop che sappiamo derivare dal verbo greco “skopeo” che significa vedere.

Saranno quindi proprio le caratteristiche dell’utilizzo di pellicola in rullo e della visione reflex a determinarne il nome Roll – ei – flex.

Sulle prime Rolleiflex l’ottica di mira è proprio denominata Heidoscop nome composto dal prefisso “Heid” in onore di Heidecke e scop con lo stesso significato visto sopra.

Buona lettura a chi volesse approfondire questa storia nel primo dei quattro articoli citati sopra, nell’ambito del quale viene illustrata, unitamente a qualche curiosità, anche la scelta della particolare focale di 75mm per i Tessar che equipaggiano da subito le biottiche.

Nella visione di Heidecke infatti il formato quadrato avrebbe potuto consentire un taglio rettangolare, orizzontale o verticale, il che suggerì di abbassare la focale standard che per il formato 6×6 avrebbe dovuto essere di 85mm.

Fu così che invece nacque un formato destinato a fare storia.

Tra le innumerevoli immagini che ritraggono una biottica Rolleiflex impugnata da fotografi o da personalità, vi propongo in chiusura questa dove la fotocamera interpreta il ruolo di uno dei molti trucchi di James Bond, nel film Dalla Russia con amore, celando nientemeno che un registratore.

Questa citazione è anche un modo per rendere omaggio a Sean Connery, recentemente scomparso.

Buon centenario quindi a tutti gli appassionati Rollei!

Massimiliano Terzi
maxterzi64@gmail.com

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