Da Jacques Bogopolski al progetto Beyond the Bolex – seconda parte

L’interesse per la fotografia ha, nel periodo tra le due guerre, un momento di forte crescita, spinta anche dalla diffusione di apparecchi maggiormente compatti e di sempre più semplice ed affidabile utilizzo.

Ne sono prova, ad esempio, il lancio da parte di Franke e Heidecke della Rolleiflex e di quello da parte di Leitz della fotocamera di Oskar Barnack.

Tra i casi di quegli anni, scoprii qualche tempo fa quello di Jacques Bogopolski.

Segue dalla prima parte

Jacques Bogopolski è stato anche uno dei più geniali progettisti nell’ambito dell’industria fotografica indipendente americana, nel periodo di massimo splendore del formato 35mm.

Cambiando definitivamente il suo cognome da Bogopolsky in Bolsey, egli arriva negli Stati Uniti nel 1939 dalla Svizzera, dove sappiamo aveva acquisito un’impressionante lista di crediti grazie alla progettazione di ingegnosi ed innovativi apparecchi.

Con l’arrivo negli stati Uniti, il cui mercato poteva all’epoca sembrare sconfinato per un piccolo costruttore europeo, Bolsey si convince fermamente che il futuro per la neonata Bolsey Corporation of America sia quello di produrre una fotocamera 35mm economica ma di alta qualità.

Nasce così, nel 1947, la Bolsey B.

Nonostante l’ambizioso disegno, Bolsey non riuscì a comprendere adeguatamente le complessità del mercato americano: i costi di produzione lievitarono in pochi anni a causa dell’aumento del costo del lavoro, dei materiali e non ultimo dall’aumento della tassazione governativa che complessivamente misero a repentaglio il progetto.

Originariamente egli decise di commercializzare il proprio prodotto molto al di sotto del prezzo delle altre fotocamere con caratteristiche simili, confidando in una maggiore velocità nel conquistare una significativa fetta di mercato.

Tuttavia, dall’iniziale incremento del fatturato Bolsey riusci a ricavare solo un piccolo margine di profitto che diminuì di anno in anno di pari passo con la contrazione del volume delle vendite, contrazione che dimostrava quanto i potenziali acquirenti non avessero percepito la buona qualità degli apparecchi forse condizionati dall’immagine prodotta dal basso prezzo di vendita.

Eppure la Bolsey B era una fotocamera 35mm robusta e ben costruita. Con un peso di circa 400 grammi, poteva essere agevolmente infilata in una borsetta, caratteristica che determinò un buon successo tra il pubblico femminile. Disponeva di un telemetro a immagine spezzata dal semplice ed affidabile funzionamento, di un rivestimento in similpelle nero accostato a finiture cromate per poter meglio risaltare sugli scaffali dei rivenditori. Il piccolo corpo e la particolare forma del dorso permettevano inoltre un risparmio di pellicola che consentiva di effettuare fino a 24 pose da un rollino di 2O.

La scelta di dotare la macchina di ottica e otturatore Wollensak, 44mm 3.2 su otturatore Alphax con tempi da 1/10 a 1/200 di secondo, era per l’epoca abbastanza obbligata poiché l’azienda di Rochester era leader del mercato americano nella costruzione di ottiche e otturatori. Fondata nel 1886 da John e Andreas Wollensak, arrivati negli Stati uniti da Wiesbaden nel 1882, l’azienda vive negli anni ’40 un momento di particolare favore grazie anche alla sospensione del’importazione di obiettivi dalla Germania.

La stessa Leitz, per alimentare il mercato americano dell’immediato dopoguerra attraverso la propria sede di New York, farà produrre a Wollensak le componenti ottiche di tre obiettivi a passo 39×1.

Immaginiamo quindi quanto potesse essere limitato il potere contrattuale di Bolsey nei confronti del gigante di Rochester.

Al primo modello seguirono poi la versione B2, con l’aggiunta della sincronizzazione per il flash e un dispositivo di prevenzione delle doppie esposizioni, e la B22 sulla quale fu introdotto uno dei primi sistemi “flash computer”, il Set-O-Matic.

Il meccanismo consentiva di selezionare meccanicamente, tramite il telemetro, quattro diaframmi di lavoro. Mettendo a fuoco si otteneva quindi un’impostazione dell’apertura del diaframma regolata automaticamente per l’utilizzo del flash. Il sistema era calibrato per l’uso di qualsiasi combinazione fra tre pellicole e tre tipi di bulbi flash di uso comune durante i primi anni ’50.

Il sistema ricorda quello presente ad esempio, anni dopo, su alcuni obiettivi Contarex contrassegnati dalla sigla “Blitz”.

Una versione speciale della B dedicata al lavoro medico e scientifico fu prodotta dal 1950 al 1954, aveva una lente addizionale rimovibile e uno speciale flash elettronico ad anello. Anche in questo caso Bolsey fu precursore nello sviluppo di una soluzione più tardi adottata negli obiettivi “medical” prodotti da Nikon.

Con la sua gamma limitata, la Bolsey B ha avuto la sfortuna di arrivare sul mercato poco prima della recessione del 1948-1949, in un periodo nel quale i costi della manodopera iniziavano a salire e facevano la comparsa sul mercato americano le prime 35mm giapponesi.

Nel 1956, l’avvento della concorrenza straniera, la guerra dei prezzi che ingenerò anche tra le aziende americane, ed il basso livello di vendite determinarono l’interruzione della produzione del modello B.

Una variante del modello B era la Bolsey C, apparsa nel 1950, come interessante adattamento del design originale con l’introduzione della possibilità per l’utilizzatore di scegliere tra due sistemi di messa a fuoco: il telemetro, già presente sulla B e la visione reflex, consentita attraverso un secondo obiettivo posto sopra a quello di ripresa.

Sorprendentemente, la C2 e la successiva C22 Set-O-Matic, erano più facili da maneggiare di qualsiasi altra fotocamera della serie B. La C si impugnava perfettamente e forniva un’immagine nitida sul vetro di messa a fuoco.

Gli otturatori Alphax Synchro usati in un secondo momento su entrambe le serie B e C tendevano però ad andare frequentemente fuori regolazione a causa del ridotto controllo qualità da parte del produttore, qualità sacrificata sull’altare del contenimento dei costi di produzione in vertiginoso aumento all’inizio degli anni ’50.

La serie C ha incontrato le stesse sfortunate circostanze che costrinsero l’interruzione della produzione della B. Il suo prezzo ben più elevato non era particolarmente attraente per i potenziali acquirenti, nonostante fosse all’epoca l’unica TLR 35mm, di produzione americana, sul mercato, altro primato che appartiene incondizionatamente a Bolsey.

Le Bolsey C e C22 sono più difficili da trovare rispetto ai vari modelli B e offrono un’opportunità senza precedenti per preservare il tentativo di Bolsey di fornire una fotocamera di qualità ad un prezzo ragionevole, combinando un telemetro alla visione reflex, il tutto in un corpo 35mm compatto.

Nel 1957, la Bolsey Corporation lancia la Bolsey 8, un’insolita cinepresa che utilizzava una pellicola da 8 mm fornita pretagliata, in strisce single 8 in una speciale cassetta, dallo stesso produttore.

Poco più piccolo di un pacchetto di sigarette, il nuovo apparecchio, aveva i tempi di posa regolabili, poteva scattare fotogrammi singoli, con il motore a molla raggiungeva un’autonomia di ripresa di oltre un minuto e incontrò il suo più grande utilizzo presso le agenzie governative.

Ancora oggi tenendolo in mano sorprende l’estrema compattezza, le innovative caratteristiche tecniche e di funzionamento che ne fanno un oggetto ancora di grande fascino. L’avvento qualche anno dopo del formato super 8 ne limitò notevolmente lo sviluppo.

La Bolsey Model G, prodotta in Svizzera e apparsa nei listini Bolsey nel 1947 a 387,19 dollari contro i 70 della coetanea B, altro non è che una Alpa reflex derivata dall’originario progetto BOLCA di Bogopolsky, al secolo Bolsey.

Chiude la carrellata dei modelli Bolsey la revisione aggiornata nel design della originale B, il modello Jubilee. Obiettivo e otturatore erano di fabbricazione tedesca, una concessione necessaria per commercializzare la fotocamera ad un prezzo competitivo.

Su questa fotocamera furono apportati diversi cambiamenti per eliminare i punti deboli della B quali ad esempio il diverso meccanismo di prevenzione delle doppie esposizioni e il differente sistema di trasporto della pellicola che utilizzava ora un sistema a ingranaggi per trascinare e riavvolgere il film più velocemente.

Jacques Bolsey muore nel 1962 ma la Bolsey Corporation of America rimane in attività, sebbene in modo limitato, gestita dalla sua vedova e dal figlio.

Massimiliano Terzi

Segue nella terza parte.

 

Bibliografia e sitografia: American 35mm cameras, Beyond the Bolex: a documentary film; Popular Photography 1951, 1954.

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