Nell’articolo su Zenzaburo Yoshino e sulle prime fotocamere Bronica, si è fatto cenno alla produzione avviata dal costruttore giapponese, già all’inizio degli anni ’50, di accessori quali ad esempio portasigarette e trousse per cosmetici.
La produzione di questi raffinati oggetti era necessaria a Zenzaburo per mantenere attiva la piccola officina nella quale egli lavorava al progetto di una nuova fotocamera che verrà presentata, sul finire degli anni ’50, con il nome di Zenza Bronica, latinizzazione del concetto di macchina fotografica di Zenzaburo.
Della originale produzione di accessori di moda sopra accennata, resterà attiva quella degli accendini che adotteranno anch’essi il marchio utilizzato per le fotocamere.
Gli accendini Bronica rappresentano una produzione di grandissima qualità, che è possibile riscontare anche su tutte le fotocamere Bronica prodotte in quel periodo, ed ebbero numerosi riconoscimenti tanto da spingere Zenzaburo Yoshino a proseguirne la commercializzazione anche quando l’attività relativa alle fotocamere era ormai più che affermata.
La questione assume una particolare connotazione se confrontata ad esempio al netto rifiuto, da parte di molte altre aziende di produzione di fotocamere, nel concedere il marchio per la commercializzazione di prodotti alternativi al settore della fotografia o della cinematografia.
Il rischio di compiere operazioni simili nella concessione del marchio, è che la produzione di oggetti non appartenenti al settore nel quale le aziende tradizionalmente operano, possa avere un ritorno negativo di immagine per via della qualità della produzione o della cattiva commercializzazione.
In Bronica non si posero questo problema o almeno, quando e se si interrogarono in proposito, decisero probabilmente che valesse la pena di rischiare.
Gli accendini Bronica peraltro non furono destinati solo al mercato giapponese e non costituirono per l’azienda una produzione di nicchia.
Esportati in tutto il mondo è ancora oggi frequente trovare esemplari ben tenuti e ancora perfettamente funzionanti.
La questione a mio avviso straordinaria di questi oggetti è il design che molto richiama quelle delle prime Bronica con le loro forme tondeggianti, le parti cromate e le originali finiture.
A questo si aggiunge un raffinato packaging e il corredo di accessori e istruzioni di grande livello.
Dal punto di vista grafico ad esempio le istruzioni, che è ancora possibile trovare, richiamano quelle delle fotocamere, sono esaustive ed articolate per la tipologia di accessori che descrivono e sono ben più complete di quanto la concorrenza facesse in quegli anni.
Sempre in merito al design, troviamo negli accendini Bronica alcuni interessanti ed innovativi elementi ad esempio nel modello Rocket che è un originale accendisigari da tavolo a forma di razzo, piuttosto che in sofisticati modelli che incorporano nell’accendino un piccolo coltellino.
Pur in un settore particolare, completamente estraneo a quello della fotografia, Yoshino seppe dunque realizzare gli stessi valori in termini di qualità ed originalità della produzione che applicò al mondo delle fotocamere e seppe mantenere lo stesso family feeling tra oggetti così diversi come fotocamere e accendini.
La produzione di questi oggetti andò via via diminuendo dalla fine degli anni ’60 e purtroppo, se non vi è molta letteratura di quel periodo sulle fotocamere, quella relativa alla produzione di accendini è praticamente inesistente.
Negli anni ’70 uscì almeno un modello commemorativo riferito al lancio della nuova Bronica EC, che rappresentò per la casa Giapponese un punto di svolta sia per il passaggio dalla meccanica all’elettronica, sia per il graduale abbandono delle ottiche Nikkor verso l’adozione degli obiettivi Zenzanon.
Il successivo passaggio dell’azienda in altre mani porta, probabilmente, all’abbandono della produzione di accendini e, benché non vi sia traccia di una ufficiale cessazione delle attività, la produzione continuerà almeno sino a tutti gli anni ’70 con nuovi modelli dalle linee più sobrie e squadrate nel pieno stile di quel periodo.
Massimiliano Terzi.
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