Come molti lettori di SENSEI ricorderanno, ci fu una lunga parentesi nella vita della rivista Fotografare nell’ambito della quale il fondatore della testata pubblicò regolarmente articoli sull’onomanzia che ai più ignari ed insensibili come me, apparivano come insalate di parole.
Vorrei quindi fugare da subito ogni dubbio circa il fatto che il titolo di questo articolo non si riferisca a pratiche divinatorie o ad un banale gioco di parole, già più alla mia portata. Esso si riferisce invece al probabile gesto di affetto di un industriale bavarese la cui azienda dal 1920 alla fine degli anni ’80 produsse ottiche che ebbero nel dopoguerra, dopo la sua scomparsa, l’apice della notorietà in seguito alla loro diffusione a corredo di fotocamere reflex 35 mm quali ad esempio le Exakta e le Edixa.
Purtroppo non esiste molto sulla storia della Enna Werk, già ad iniziare dall’origine del nome: sono almeno due le teorie che, da un lato, vedono l’Ing. Alfred Neumann, fondatore dell’azienda nel 1920, dedicare la ragione sociale alla figlia Anne trasformandone il nome, letto al contrario, in Enna. La seconda tesi è che il logo derivi dalla fonetizzazione delle iniziali del fondatore che sono per l’appunto NA che letto in tedesco suona ENN-A.
Mi piace pensare che la prima tesi, che non esclude la seconda, sia effettivamente vera e che Anne fosse il nome della moglie di del Dott. Werner Appelt, genero del Neumann, che entrato in azienda nel 1927, ne assumerà la guida nel 1945 dopo la scomparsa di questi.
La Enna Werk dicevo, viene fondata a Monaco per la produzione di ottiche poi adottate da numerosi produttori di fotocamere negli anni ’20 e ’30. Il vero successo dell’azienda si realizzerà però nel dopoguerra grazie anche all’ingresso nello staff di progettazione di figure che contribuiranno in maniera rilevante allo sviluppo di soluzioni all’avanguardia per il periodo.
In particolare Siegfried Schäfer, responsabile di molte delle progettazioni ottiche Enna, alcune delle quali, si dice, basate su schemi di Ludwig Bertele.
Per quanto gli obiettivi della casa di Monaco non compaiano spesso nelle collezioni nè ad oggi siano, almeno in generale, ottiche note o ricercate, tra esse vi sono pietre miliari nell’evoluzione dell’ottica fotografica del secondo dopoguerra.
Tra queste pietre miliari vi è il primo obiettivo grandangolare con schema retrofocus per fotocamere reflex 35 mm introdotto nel 1953, primato conteso con l’ottica di pari caratteristiche introdotta nei primi anni ’50 da Pierre Angenieux al quale è dai più attribuita la piena paternità di questo rivoluzionario schema ottico.
Com’è noto, lo schema retrofocus permetteva di mantenere ad una distanza superiore rispetto alla focale dell’obiettivo, l’ultima lente dell’ottica rispetto al piano pellicola, consentendo quindi il corretto alloggiamento dello specchio reflex.
Nell’immagine sopra è mostrata la sezione trasversale di una fotocamera reflex 35 mm dove A rappresenta la lente posteriore di un grandangolare, B quella di un obiettivo di lunga focale, SW la distanza dal piano focale di un grandangolo, ed ST quella di un tele.
Sappiamo infatti che la costruzione di obiettivi grandangolari per fotocamere reflex 35mm fu un problema di non semplice approccio che trovò soluzione solo parecchi anni dopo la comparsa del primo apparecchio, avvenuta nel 1936 con la presentazione della Kine Exakta. La difficoltà era dovuta al fatto che tra l’obiettivo e la pellicola doveva trovare alloggiamento lo specchio reflex che necessitava di uno spazio di almeno 37 mm.
Tuttavia, spostare il punto focale posteriore in avanti aveva conseguenze non irrilevanti in termini di distorsione e vignettatura.
Questi problemi furono risolti aumentando la complessità dello schema ottico sino ad ottenere un risultato qualitativamente adeguato in termini di resa dell’immagine.
Il primo obiettivo prodotto da Enna fu il Lithagon 35mm 4,5, apertura che fu in seguito portata a 2,8.
Questa prima pietra miliare fu seguita da una seconda nel 1958: la presentazione del grandangolo 35 mm più luminoso mai prodotto all’epoca, il Super-Lithagon 35 1,9, primato che rimase a lungo imbattuto.
Nello stesso anno Enna introdusse il sistema Sockel nel quale, in modo molto simile alle ottiche per Visoflex Leitz, i gruppi ottici di diversa focale potevano essere montati su un apposito elicoidale dotato di diaframma e disponibile con attacco per i corpi reflex di diverse marche.
Il sistema ricorda per certi versi anche il successivo Tamron Adaptall che tuttavia prevede il montaggio di uno specifico anello, con attacco a baionetta o a vite, su un obiettivo dotato di diaframma ed elicoidale solidali con l’ottica.
Del sistema sistema Sockel, che potremmo considerare un merge tra quello Leitz e quello Tamron sopra citati, esistono due versioni. Nella prima, semi-automatica, il diaframma doveva essere armato separatamente in pieno stile Exakta, Praktica e Praktina, per quest’ultima fino al modello FX.
La seconda prodotta dal 1964 al 1967 prevedeva invece la trasmissione automatica del diaframma.
Per entrambi i sistemi erano disponibili numerose focali, con una gamma di lunghezza che andava da 24 a 240 mm.
Dieci erano le focali disponibili per la prima serie, sette per la seconda:
Lithagon 24 mm 4
Lithagon 35 mm 2.8
Lithagon 35 mm 3.5
Ennalyt 50 mm 1.9 (mostrato nella foto sotto)
Tele Ennalyt 90 mm 2.8
Tele Ennalyt 135 mm 2.8
Tele Ennalyt 240 mm 4.5
Non facili da reperire, gli elicoidali sono stati prodotti prevalentemente con attacco Exakta e vite M42, benché si trovino, non di sovente, anche con attacco Alpa e Miranda. Esaminandone la geniale costruzione, che permette di utilizzare con lo stesso elicoidale una così vasta gamma di focali, si apprezza lo sforzo della complessa progettazione ma si comprende anche il motivo per il quale nessun altro costruttore percorse, con queste modalità, questa impervia strada.
Devo poi dire, per esperienza diretta, che il complesso meccanismo interno di trasmissione del diaframma fu realizzato in economia di materiali se messo in relazione alla portata innovativa del progetto, materiali che, quasi interamente plastici, arrivano ai nostri giorni generalmente malconci provocando non pochi problemi di funzionamento.
Un ulteriore primato fu raggiunto nel 1961 con l’introduzione del primo zoom di lunga focale, progettato e prodotto in Germania.
Lo Zoom Enna 85 a 250 mm seguì di poco lo Zoomar 36 – 82 mm del 1960 progettato da Frank G. Back per conto della Heinz Kilfitt di Monaco che ai più è noto nella versione prodotta, su licenza Kilfitt, da Voigtländer con attacco per Bessamatic.
Nel 1964 Enna Werk raggiunse la ragguardevole cifra di 4 milioni di obiettivi prodotti
Dall’inizio degli anni ’90 Enna converti la produzione ottica in produzione di stampaggi in matterie plastiche settore nel quale l’azienda è ancora attiva, senza rinunciare al marchio delle due lenti che caratterizzò sin dai primi anni la casa di Monaco.
Massimiliano Terzi
Bibliografia e sitografia:
https://photobutmore.de/exakta/objektive/enna/
http://www.ennawerk.de/index.htm
F. W. Voigt, ENNA TASCHENBUCH, Heering-Verlag Seebruck, 1965
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