Il 28 aprile scorso è morto Machael Collins, astronauta americano che fece parte dell’equipaggio della missione Apollo 11 che il 21 luglio 1969 compì il primo sbarco sulla luna.
Michael Collins non prese parte all’allunaggio poiché rimase a pilotare il modulo di comando della Columbia mentre Neil Armstrong e Buzz Aldrin compivano l’eroica impresa.
Collins nacque a Roma il 31 ottobre 1930 mentre la famiglia si trovava in Italia per via della professione del padre che dal 1928 al 1932 era nella capitale come addetto militare degli Stati Uniti.
Per gli appassionati del marchio Hasselblad, Collins riveste un ruolo particolare.
Verso la fine del Programma Gemini, la N.A.S.A. manifestò interesse per il modello SWC che grazie all’ottica grandangolare, il Carl Zeiss Biogon 38mm, avrebbe consentito di effettuare riprese, poi passate alla storia, all’esterno della navicella spaziale.
Fu così che la SWC partecipò alla missione Gemini 9 del giugno del 1966.

Le ultime missioni Gemini furono progettate per le operazioni di rendez vous con una seconda navicella, denominata ATV, Agena Target Vehicle, priva di equipaggio, alla quale l’astronauta si avvicinava tenuto da un cavo di quindici metri.
L’operazione, già tentata nelle precedenti missioni Gemini, riuscì nel luglio del 1966 con la Gemini 10, e Michael Collins, fu il primo astronauta che compì l’impresa di incontrare nello spazio un’altra navicella in orbita.
Durante le operazioni di rendez voux, Collins perse la sua SWC mentre era fuori della navicella.
Quando egli si scusò per aver perso la fotocamera, Victor Hasselblad rispose: non ci pensi nemmeno. Quale altro produttore di macchine fotografiche ha un suo piccolo pianeta nello spazio?
L’aneddoto, pubblicato con enfasi il giorno successivo al fatto sui quotidiani svedesi, è raccontato anche da Ansel Adams nella sua autobiografia per descrivere il carattere di Hasselblad che riuscì a cogliere anche questo episodio per rafforzare nell’immaginario collettivo l’associazione del nome Hasselblad alle missioni spaziali.
Durante questo episodio, Collins era in contatto radio con il centro di controllo della NASA a Houston e nel momento in cui la fotocamera gli sfuggì di mano, le sue parole Maledizione! L’ho lasciata cadere! Ho lasciato cadere la mia Hasselblad! furono diffuse in tutto il mondo.

Evald Karlsten nella biografia su Hasselblad racconta come Collins fece parecchi tentativi per riafferrare la fotocamera senza riuscirci, lasciando così la macchina fluttuante nello spazio.
Hasselblad fece un secondo commento riguardo alla vicenda, anche in questo caso assolutamente tipico della sua personalità, quando rispose, ai giornalisti che gli chiedevano quali potevano essere state la casse dello sgancio della SWC dalla tuta spaziale di Collins, affermando che non aveva elementi poiché Il tipo di ancoraggio della fotocamera non era di sua produzione.
Della vicenda e più in generale del rapporto tra Hasselblad e la N.A.S.A. ho parlato in questo articolo.
Di norma viene ricordata la missione Apollo 11, famosa, come dicevo in apertura, per aver portato il primo uomo sulla luna così come viene anche solitamente ricordata la sequenza delle missioni americane anche in ragione delle minori informazioni all’epoca disponibili su quelle sovietiche..
Vi sono tuttavia molte altre interessanti storie che ebbero minor impatto mediatico, tra le quali mi ha fatto piacere raccontare questa legata a Michael Collins così da poterlo ricordare oggi in occasione della sua scomparsa.
Massimiliano Terzi
maxterzi64@gmail.com
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