In memoria di mio padre e mia madre, Z”L
Dedicato al fraterno amico Ryuichi
Non v’é dubbio che i produttori di obiettivi, ovunque nel mondo, abbiano conseguito nelle ultime decadi, notevoli progressi nei sistemi ottici.
Il progresso é sinonimo di cambiamento, movimento in avanti, crescita in esperienza.
In passato l’utilizzo delle cosiddette terre rare costituiva il fattore principale nello sviluppo di nuovi vetri, con conseguente ricaduta sui disegni ottici.
Attualmente l’utilizzo di queste particolari terre, proprio perchè rare, si é ridotto per il sempre più crescente rigore applicato al contenimento dei costi di produzione. L’uso è oramai millesimato, nelle ristrette nicchie, degli obiettivi molto costosi. Addirittura il Lantanio, presente in grossi giacimenti minerari in Afghanistan, è ambìto elemento per la costruzione di telefoni cellulari e computer.
Più di cento anni or sono, solo due tipi di vetro erano disponibili.
Oggi le società produttrici hanno nei loro cataloghi una lista interminabile di vetri, con minerali additivi come lo zinco, antimonio, acido fosforico, acido borico, fluorina e molti altri ancora.
L’ultima frontiera è quindi il combinato disposto: migliore assortimento di vetri nel miglior schema ottico; un variegato insieme di lenti con caratteristiche chimicofisiche differenti, integrate all’interno di un sofisticato sistema ottico, sempre più ardito e al limite delle tolleranze otticomeccaniche.
In ambito Leitz/Leica si assiste di frequente alle pertinaci diatribe in merito a quale sia il miglior Summicron 50mm di sempre.
Un Summicron 50mm è sempre un obiettivo di riferimento per la sua epoca e con questa laconica affermazione potremmo aver già conclusa la pratica, archiviandola definitivamente.
Potrei dire che il primo sei lenti Wetzlar introdotto nel 1969 (codice 11817) potrebbe essere migliore dei Summicron 50mm, anni ’50 e ’60, ma forse inferiore alla genia successiva (codice 11819) introdotta nel 1979, a sua volta minusvalente alla successiva quinta versione (codice 11826).
Mi ritroverei, seguendo questo pedissequo assioma, con l’assunto iniziale secondo il quale ogni nuovo obiettivo, in questo caso il Summicron 50mm, è in teoria migliore della precedente versione. Ma è solo una generica semplificazione e in realtà non avrei diradato le nebbie che avvolgono l’annoso dilemma, perchè i dubbi permangono.
Le nuove versioni sono sempre il frutto della ricerca, protesa solo lungo l’asintoto del miglioramento tecnologico/prestazionale, a vantaggio esclusivo dell’utilizzatore?
Oppure i potenziali acquirenti irretiti dal battage promozionale, infarcito da testimonial d’eccezione, sono vittime designate del reale e mal celato scopo del produttore; contenere i costi di produzione per ottenere sempre maggiori profitti?
Da sempre i produttori per vendere la nuova versione hanno sostenuto che trattasi di una evoluzione del precedente modello. Ma è sempre stato vero?
L’argomento è spinoso perché le sorprese incombono, come le tasse e la morte.
Tengo a precisare che escludo dal cimento, per puro spirito olimpico, il “dopato” APO Summicron 50mm.
La focale da 50mm è essenziale e compendiosa nel senso che interpreta caratteristiche utili nella maggioranza delle situazioni, in strada e in studio: un passo avanti ed ecco un mini tele; un passo indietro e riesco ad abbracciare una scena più ampia. La massima apertura relativa poi ci permette, se ci si avvicina al soggetto, di separarlo dallo sfondo. Il soggetto apparirà nitido mentre il resto della scena intorno ad esso sarà sfocato, ma non come un pasticcio informe, bensì quanto un dolce delinearsi con forme e sembianze ancora distinguibili; insomma un insieme onirico e impressionista in giuste dosi, come sanno magistralmente mediare e interpretare le ottiche Leitz/Leica. Ciò detto, la cornice da 50mm di una LeicaM è ritenuta da taluni asfittica, rispetto alla cornice per il 35mm piuttosto che quella del 28mm. Credo tuttavia che sarebbe come paragonare fave con piselli, visto che ognuno di questi legumi ha distinte proprietà organolettiche con peculiarità specifiche ed esclusive.
Si potrebbe obiettare che le succitate focali grandangolari siano più versatili e c’è del vero in questo, ma qui si entra poi nel campo delle necessità e propensioni personali, tornando così di nuovo alle fave e ai piselli.
Il 50mm, in questo caso un Summicron, è un obiettivo di massima flessibilità, capace di isolare il soggetto, sfrondandolo da particolari che possano interferire con la composizione, permettendo così di concentrarsi sull’essenziale. Le celebri doti risolutive, restituiscono poi quella appagante sensazione di nitido che arricchisce anche immagini ritenute banali; un quid non comune.
Per queste ed altre ragioni, il Summicron 50mm, è stato scelto, storicamente, da una lunga schiera di fotografi di primo piano, che hanno ravvisato in lui, l’obiettivo per eccellenza, in grado da solo di coprire larga parte del lavoro da compiere, molto spesso da solo; come l’acuto occhio del ciclope.
Giuseppe Ciccarella
Fine Prima Parte.
Appuntamento per la seconda parte a venerdì 1 marzo 2019
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