Antiriflesso e vetri

Testo di Giuseppe Ciccarella

Nel 1935 Bausch & Lomb negli Stati Uniti d’America e in Germania; il Dr. Smakula della Carl Zeiss Jena e la Ernst Leitz di Wetzlar, quasi simultaneamente, svilupparono le prime tecnologie al Floruro di Magnesio per il trattamento multistrato (due strati) antiriflesso dei vetri ottici.

Dal 1942 gli strati multipli arrivarono a tre.

Naturalmente i costi di queste applicazioni erano elevatissimi, tant’è che erano impiegati esclusivamente nell’ambito militare e di conseguenza era mantenuto il massimo riserbo.

In seguito si è saputo che nel periodo bellico gli obiettivi della Eastman Kodak per la ricognizione aerea raggiungevano prodigiosi risultati grazie a sostanze come l’Uranio, che in minimali entità sulle lenti frontali, garantiva l’effetto antiriflesso, e grazie anche all’uso di vetro al Torio, anch’esso radioattivo, nell’ultima lente dell’obiettivo Aero-Ektar, si migliorava il coma alle massime aperture e l’aberrazione cromatica.

L’uso di questi strati ai floruri sulle superfici in vetro di gruppi ottici, poté incrementare la trasmissione della luce dal 65 all’80%, un aumento di contrasto e la riduzione dei riflessi interni. Questo fu un notevole passo avanti della tecnologia in campo militare prima, ed in quello consumer poi. Dopo il conflitto mondiale, l’utilizzo “civile” di questa scoperta si limitava ad un singolo strato antiriflesso e rimase lo standard fino alla metà degli anni sessanta quando il multistrato iniziò ad essere comunemente impiegato.

Giuseppe Ciccarella

Dedicato a Ghester.

 

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