Gli anni ’70 e ’80 sono stati un’era di intensa competizione tra i principali marchi di fotocamere giapponesi Canon, Nikon, Minolta, Pentax e Olympus.
L’obiettivo era abbandonare i pesanti corpi macchina metallici, interamente meccanici e manuali per iniziare a pensare a corpi molto più compatti e con automazioni elettroniche a circuito integrato (IC) che il progresso tecnologico iniziava mettere a loro disposizione.
È proprio a metà di questo decennio ricchissimo di innovazioni (nel Aprile del 1976) che Canon mise insieme l’esperienza della EF (1973) a controllo elettronico e l’ultima generazione di telemetro Canonet G-III QL17 (1972), arrivando così alla AE-1
La Canon AE-1 è una reflex storicamente significativa, sia perché è stata la prima reflex dotata di un microprocessore integrato e in secondo luogo per le sue vendite.
Sostenuta da un’importante campagna pubblicitaria, l’AE-1 ha venduto oltre un milione di unità. Un successo senza precedenti per l’epoca.
Alla AE-1 susseguirono la AT-1 (1977), A-1 (1978), AV-1 (1979), AE-1 Program (1981) e AL-1 (1982).
La Canon AE-1 rimase in produzione fino al 1984
Il microprocessore I2L (Integrated Injection Logic)
La presenza del microprocessore I2L (Integrated Injection Logic) rappresentava (così come riportato sul libretto di istruzioni) una conquista tecnologica che andava ben oltre il concetto di macchina fotografica così come era stata concepita fino ad allora.
Un’altra caratteristica costruttiva era la presenza, per tutti i circuiti e i cavi di collegamento, di una una sigillatura che li rendeva impermeabili in una sorta di tropicalizzazione ante litteram.
Priorità di tempi e AE
“Questa macchina decide automaticamente l’appropriato valore di apertura dell’obiettivo, in relazione alla luce riflessa dal soggetto, dopo che è stata regolata la velocità di otturazione. Questo è il significato della priorità dell’otturatore. La struttura di tutti gli obiettivi Canon FD consente alla AE-1 di accoppiarsi con le funzioni della priorità della velocità di otturazione. Pertanto, mentre componete la fotografia, voi potete scegliere liberamente la velocità di otturazione corrispondente alla rapidità di movimento del soggetto.”
Un piccolo pulsante permetteva la sovraesposizione di 1,5 stop per compensare un controluce.
“Dalla misurazione della luce alla regolazione dell’esposizione, tutte le funzioni sono controllate elettronicamente.
[…] La misurazione della luce avviene ad una velocità che è impossibile ottenere con altre macchine. La misurazione con EV 1 richiede soltanto 0,04 secondi”
Il manuale di istruzioni
Il manuale di istruzioni che accompagnava la Canon AE-1 era un libretto di quasi 80 pagine (nella versione italiana) che spiegava passo dopo passo come utilizzare la fotocamera (da come inserire la cinghia a come rimuovere e rimettere il tappo dell’obiettivo), ricco di fotografie e illustrazione dei vari passaggi, dei particolari della fotocamera e qualche esempio pratico (con fotografie che riproducevano azioni di gioco di Football americano e di una gita campestre).
Inoltre (come era consuetudine allora) non lesinava spiegazioni tecniche estremamente dettagliate, come le oltre dieci pagine dedicate alla spiegazione della misurazione dell’esposizione in stop.down con obiettivi FL e FD e con l’indicazione di quali fossero le camme e i perni degli obiettivi che andavano ad agire sul corpo macchina ai fini della comunicazione dei valori di diaframma impostato.
Infine, riportava suggerimenti e consigli sugli accessori a corredo (più di 50 tra mirini, staffe, soffietti e illuminatori flash) e su come prendersi cura ed eseguire la manutenzione dell’apparecchio.
Solo nelle ultime pagine (e non nelle prima come ora si utilizzerebbe fare), il libretto di istruzioni della Canon AE-1 riassumeva la filosofia e il progetto che avevano portato alla nascita di questo modello.
“Con la Canon AE-1 è stato scritto un capitolo assolutamente nuovo della storia delle macchina SLR (Reflex ad obiettivo singolo)”
Il tastino per la sovraesposizione di 1,5 stop è davvero una chicca! Ho sia una AE-1 che una AE-1 program e tre AV-1 (una letteralmente salvate dalla discarica… una ragazza le stava gettando via perchè non riusciva a venderla… e pensare che era perfettamente funzionante richiedendo solo il cambio delle guarnizioni e la lubrificazione del meccanismo dello specchio per togliere il fischio tipico di queste macchine che compare dopo tanti anni dal loro uso). Preferisco le AV-1, che mi permettono di fare le stesse cose di una AE-1 o AE-1p (lavorano a priorità di diaframmi e per la sovraesposizione in controluce, sulla spiaggia o sulla neve basta usare il magico tastino – molto raramente se devo sottoesporre (ad esempio per uno sfondo molto scuro) agisco sugli ISO). Ci ho montato 3 focali differenti (un 24/2,8 e un 85/1,8 – due splendidi gioiellini acquistati da NOC e un classico 50/1,8 – a volte al posto dell’85mm monto un più leggero 100/2,8), mentre ho un 35/2,8 sulla AE-1 e un 50/1,4 sulla AE-1p (un altro obbiettivo fantastico). La AE-1 è anche la mitica macchina del film “Smoke” di Wayne Wang in cui uno dei protagonisti, un tabaccaio di New York, scatta ogni mattina alle 8 in punto una foto che ritrae la vita in strada appena fuori dal suo negozio, per un totale di oltre 4000 scatti. Proprio a questo film mi sono ispirato per la mia serie “Cento Volte in Piazza Volta” che ho pubblicato su Lomography e su Flickr (sono già oltre le 600 foto, ma il progetto continua).
… dimenticavo: preferisco le AV-1 per un solo motivo: il peso (sono molto più leggere!)